Cesare Damiano continua a premere l’acceleratore per introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico italiano. Secondo l’ex ministro è esagerata e scoraggiante la proposta di un ricalcolo contributivo della pensione per chi vuol lasciare il lavoro prima, per questo rilancia la sua proposta di uscita a 62 anni con 35 di contributi e una penalizzazione dell’8%. Si tratterebbe, ha ricordato il Presidente della commissione Lavoro della Camera, anche di una manovra occupazionale con cui “aiutiamo qualche figlio e nipote a entrare nel mondo del lavoro facilitando i turn-over”.
Dura presa di posizione di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale contro le pensioni retributive più elevate. Al Festival del Lavoro di Palermo ha infatti detto che non sempre si può dire che occorre erogare pensioni in base a un accordo stipulato dallo Stato con il pensionato: basta pensare ai casi di persone andate in pensioni a 52 anni con 90 mila euro di assegno mensile, senza alcuna corrispondenza rispetto ai contributi versati. La Meloni ha anche ricordato la proposta del suo partito per ricalcolare con il sistema contributivo la parte eccedente i 5.000 euro al mese dei pensionati più ricchi.
Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, sfida il Governo. Dato che la Corte dei Conti ha evidenziato ancora una volta l’elevato livello della pressione fiscale raggiunto in Italia, il sindacalista chiede che il bonus da 80 euro in busta venga esteso a tutti i lavoratori, compresi quelli incapienti, e ai pensionati. Una misura che avrebbe un forte impatto economico, ma anche sui conti pubblici.
Duro attacco di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sul bonus pensioni varato dal Governo Renzi che andrà in pagamento il 1° agosto: non solo verranno restituiti solo 2 miliardi sui 18 che sarebbe stato necessario stanziare per rispettare la sentenza della Consluta, ma le cifre finora indicate dall’esecutivo sono lorde. Ciò vuol dire che sul bonus ci sarà una trattenuta per le tasse e che la cifra netta sarà inferiore di almeno il 20%.
In attesa di decisioni del Governo sullo scottante tema della riforma delle pensioni, torna di attualità il rimborso ai pensionati, penalizzati dal blocco delle perequazioni delle pensioni, introdotto dal governo Monti nel 2011 e bocciato dalla Consulta. Il Governo ha scelto di applicare la sentenza della Consulta, prevedendo tuttavia un rimborso solo parziale e non destinato a tutti i pensionati, ma solo a quelli ricadenti nelle fasce più basse. L’Inps ha pubblicato una circolare attuativa, in cui sono stati forniti i dettagli sull’entità del rimborso e sulle perequazioni reintrodotte a partire da agosto. Per quanto riguarda la fascia compresa tra tre e quattro volte il minimo (i pensionati che percepiscono un assegno compreso tra i 1.500 e i 2.000 euro lordi), il rimborso una tantum di agosto si aggira attorno agli 800 euro e la base imponibile aumenterà sin dal 2015. L’Inps ha effettuato una simulazione su un pensionato che percepisce 1.500 euro lordi, precisando che la base imponibile, in virtù della praziale reintroduzione della perequazione, diventerà 1.525 euro a partire da agosto, per poi aumentare, conseguentemente a 1.541 euro nel 2016.