Nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Poletti ha incontrato le parti sociali per la presentazione delle Linee guida sui prossimi decreti attuativi del Jobs Act, che dovrebbero riguardare le politiche attive del lavoro, finalizzate alla riqualificazione e alla ricollocazione dei disoccupati e la riforma degli ammortizzatori sociali (in particolare quelli in costanza di rapporto di lavoro come la cassa integrazione).
L’occasione è stata senz’altro utile per capire dall’esecutivo come intenda operare con riferimento alle modalità di applicazione della nuova Naspi e della Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria. Interessante il riferimento alla Nuova Naspi. Il decreto 22 del 2015 prevede che la durata massima del nuovo ammortizzatore sociale in caso di disoccupazione sia fissata a 24 mesi per gli anni 2015 e 2016 e a 18 mesi per il 2017. Sembra, tuttavia, che tale decisione possa essere corretta “in fieri”, portando anche nel 2017, e rendendola così strutturale, la durata massima della Naspi a 24 mesi.
Il Ministro ha, quindi, opportunamente sottolineato come questa misura sarà introdotta con un provvedimento specifico, diverso dal decreto legislativo riguardante la riforma degli ammortizzatori sociali, visto che questa possibilità è strettamente legata alle coperture economiche che saranno individuate e alle risorse che saranno, appositamente, stanziate dall’esecutivo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
È opportuno, infatti, ricordare come la legge delega, con riferimento a queste specifiche misure di sostegno al reddito, individua alcuni importanti criteri direttivi e compie precise scelte. Lo scopo che ci si propone, in particolare, è quello dell’ampliamento del novero dei lavoratori e delle imprese beneficiari di questi strumenti di tutela del reddito nel caso di crisi transitorie e superabili, controbilanciandolo con la promozione di un uso di tali strumenti limitato solo ai casi in cui le imprese abbiano esaurito le possibilità di fronteggiare il calo dell’attività con una corrispondente riduzione dell’impiego dei lavoratori. In termini di sostenibilità economica si prevede che questo nuovo schema di protezione dovrebbe essere maggiormente finanziato da quei soggetti imprenditoriali che vi faranno ricorso in proporzione al loro effettivo utilizzo.
Nel decreto attuativo sugli ammortizzatori sociali, di prossima emanazione, potrebbero essere inserite, quindi, alcune anche significative novità quali l’estensione della Cassa integrazione guadagni anche alle imprese con un numero di dipendenti superiore a 5 (le cosiddette “piccole imprese”), l’estensione della Cig, non più solo in deroga, anche agli apprendisti, e la possibilità di allungare a 36 mesi la durata della Cassa, ordinaria e/o straordinaria, nel caso in cui l’azienda decidesse di attivarla dopo aver proceduto all’attivazione dei contratti di solidarietà.
Anche questo, pur se forse colpevolmente e volontariamente escluso dalla narrazione dominante, è il Jobs Act. Sarebbe stato, probabilmente, visto anche l’esito delle elezioni regionali, per il Governo ricordarselo e raccontarlo meglio: non si vive, infatti, solo di articolo 18.