In attesa di capire se ci sarà una riforma delle pensioni, gli italiani che hanno redditi bassi, compresi i pensionati, potranno visitare gratuitamente l’Expo di Milano nel mese di agosto. È stata infatti firmata un’intesa che darà la possibilità ai pensionati che percepiscono pensioni annue lorde inferiori ai 10.000 euro e ai contribuenti Inps con redditi annui inferiori ai 10.000 euro lordi, di avere un biglietto gratuito mediante il proprio pin Inps a partire dal 15 luglio. A questo bacino di italiani sarà anche riservato uno sconto del del 50%  sul biglietto andata e ritorno delle Ferrovie dello Stato per raggiungere la stazione di Rho-Fiera con le Frecce o gli intercity, grazie a un accordo tra Inps, Expo e Fs.



Le pensioni fanno litigare Marco Bentivogli e Matteo Salvini, con il leader del Carroccio che minaccia querela. Il segretario generale della Fim-Cisl in mattinata alla trasmissione L’aria che tira estate aveva ricordato che la Lega ha solo raccolto firme contro la riforma Fornero, mentre i sindacati sono scesi in piazza e la Cisl ha anche scioperato e ha quindi ricordato che l’ultimo Governo Berlusconi, sostenuto dalla Lega, “ha ancora il record per l’entità di manovra sulla finanza pubblica”. La replica di Salvini non si è fatta attendere e, come detto, si è arrivati a una minaccia di querela.



Cesare Damiano chiede che il Governo intervenga su Opzione donna. È noto infatti che un’interpretazione restrittiva data dall’Inps alla norma che dà la possibilità alle donne di andare in pensione a 57 anni e tre mesi (con 35 di contributi), pur con un ricalcolo contributivo pieno dell’assegno. Lo stesso Inps e il ministero del Lavoro sarebbero d’accordo a sbloccare Opzione donna fino al prossimo 31 dicembre, ma manca il nulla osta della Ragioneria generale dello Stato. Per Damiano però forse ci si dimentica che per Opzione donna sono stati stanziati 1,7 miliardi di euro, ma ne sono stati utilizzati circa 700 milioni: ergo le risorse per far utilizzare ancora Opzione donna ci sarebbero.



Scelta Civica viene spesso accostata ancora a Mario Monti, che a sua volta ricorda Elsa Fornero, la sua riforma delle pensioni e il blocco delle indicizzazioni recentemente bocciato dalla Corte Costituzionale. Gianmarco Gabrieli, membro della Presidenza del partito, di cui ora è segretario Enrico Zanetti, spiega che in tema di pensioni Scelta Civica vuole il blocco delle rivalutazioni per quelle di importo superiore ai 5.000 euro e la cancellazione dei vitalizi della politica.

Matteo Renzi, anche dopo le proposte di Tito Boeri in tema di riforma delle pensioni, sembra voler frenare il dibattito. In un’intervista all’Unità, il Premier ha infatti detto che il Governo cercherà di “consentire più flessibilità in uscita, ma con un occhio ai conti pubblici”. Inoltre, ha anche aggiunto che “è ancora presto per discuterne”. Dopo dichiarazioni più “arrembanti”, Renzi sembra quindi voler prendere più tempo, conscio forse che non ci sono le necessarie coperture finanziarie per interventi importanti.

In attesa delle decisioni del Governo, che ha annunciato interventi di riforma delle pensioni nella prossima Legge di Stabilità, il mondo politico si interroga sulle varie proposte presentate negli ultimi mesi. Da una parte la proposta Damiano-Baretta, che istituirebbe la pensione anticipata con penalizzazione annua del 2%, giudicata eccessivamente onerosa e non sostenibile da parte di Tito Boeri, dall’altra la proposta del presidente dell’Inps, che non ha fornito dettagli numerici ma si è limitato ad enunciare i principi cardine. Secondo Boeri la pensione anticipata può essere concessa, a determinate condizioni, utilizzando come base di calcolo il metodo contributivo, fortemente penalizzante per la maggior parte dei contribuenti. Il vincolo del debito pubblico, indubbiamente, pone seri limiti all’azione governativa e la prolungata crisi economica che sta vivendo il nostro paese potrebbe mettere a repentaglio la sostenibilità dell’intero sistema, soprattutto nel lungo periodo. Qual è l’alternativa? Il concetto di pensione, nella realtà attuale, deve considerarsi una tutela da archiviare in tempi rapidi? E’ doveroso lasciare ad ogni cittadino la possibilità di scegliere cosa fare con i propri contributi? In Italia, almeno per ora, questo tipo di tutela sembra ben saldo e consolidato ma in altri paesi sviluppati stanno emergendo tendenze opposte: si pensi, ad esempio, a quanto accade in Gran Bretagna, dove gli over 55 possono decidere di farsi restituire i contributi versati, rinunciando alla pensione. Si tratta di un esempio da non seguire o di un’idea che, opportunamente modificata, potrebbe far comodo anche al nostro sistema pensionistico?