La sentenza della Consulta, che ha bocciato il blocco della perequazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo, avrebbe potuto creare una voragine nei conti pubblici italiani, erodendo le risorse necessarie per attuare la riforma delle pensioni, ma il Governo ha scelto di applicare la norma tenendo conto dei vincoli di bilancio. Il dl pensioni, approvato alla Camera dei Deputati, prevede, infatti, solo un rimborso parziale una tantum (ad agosto), differenziato a seconda della fascia di reddito di appartenenza. I più penalizzati saranno i pensionati con assegno superiore ai 3.000 euro, che non riceveranno alcun rimborso: al di sotto di questa fascia i rimborsi salgono, gradualmente, fino ad arrivare ai 750 euro circa di chi appartiene alla fascia più bassa tra quelle colpite dal decreto Salva Italia (chi percepisce un assegno compreso tra i 1.500 euro e i 2.000 euro lordi). 



La partita sui rimborsi ai pensionati dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla mancata indicizzazione voluta nel 2011 da Monti non sembra affatto chiusa con il decreto del Governo. Lo ribadisce anche Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che ha ricordato come il provvedimento restituisca solo il 12% della mancata indicizzazione e questo potrebbe rappresentare un problema nel futuro, magari per il Governo che verrà dopo quello di Renzi. Barbagallo ricorda infatti che il Premier si è ritrovato con questa “patata bollente” per colpa di Monti e ora rischia di lasciarla in eredità a chi verrebbe dopo di lui.



Anche Forza Italia boccia il decreto pensioni licenziato dalla Camera dei deputati appena ieri e che ora dovrà essere esaminato dal Senato. Renata Polverini, che tra l’altro è vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, ha infatti spiegato che il Governo avrebbe dovuto garantire la perequazione a tutti i pensionati, invece ha lasciato fuori oltre il 78% di essi. Il partito di Berlusconi, ha aggiunto la Polverini, avrebbe appoggiato l’iniziativa dell’esecutivo se fosse stata accompagnata dall’allargamento della platea dei beneficiari del bonus da 80 euro anche ai pensionati, com’era stato promesso da Renzi stesso in passato.



Fin dall’anno scorso, quando lo sgravio fu varato per i lavoratori dipendenti, si era detto che si sarebbe poi provveduto a estenderlo anche ai pensionati, così come agli incapienti. Tuttavia nella Legge di stabilità 2015 non ci fu questo intervento, per ragioni di risorse disponibili. Vedremo se nella prossima manovra ci sarà la tanto annunciata riforma delle pensioni o se anche in questo caso i vincoli di bilancio porteranno a un rinvio delle misure.