«La freddezza del governo Renzi nei confronti delle proposte di Boeri non nasce da un problema di sostenibilità, quanto dalla volontà politica di non mettersi contro alcuni milioni di pensionati elettori del Pd. Anche se in questo modo si mette a rischio la sostenibilità del sistema nel medio-lungo termine». Lo evidenzia Francesco Giubileo, ricercatore presso il Centro studi TopLegal e autore del libro “Una possibilità per tutti. Proposte per un nuovo welfare”. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nei giorni scorsi ha presentato una proposta in cinque punti che si basa sostanzialmente su forme di prelievo per le pensioni d’oro e un reddito di cittadinanza per gli over 55 che perdono il lavoro.



Che cosa ne pensa della proposta di Boeri? Sposo completamente le proposte fatte dal presidente Inps, Tito Boeri, sul tema della riforma previdenziale e in particolare la revisione completa del sistema in tutte le sue forme. Occorre guardare il monte totale della spesa previdenziale e riorganizzare tutto per una sostenibilità di lungo periodo. Per Boeri all’interno di questo sistema è possibile creare più finestre, creando una maggiore flessibilità per andare in pensione prima a costo di determinate penali. Boeri parla anche di una riorganizzazione che tenga conto degli squilibri legati alle pensioni d’oro, soprattutto se non sono giustificate dai contributi versati.



Perché ritiene che queste proposte vadano nella direzione giusta? Queste proposte vengono dopo un attento studio sulla loro fattibilità, e mi sorprende quindi a maggior ragione la freddezza con cui il governo le ha accolte. Mi aspettavo che Renzi, e in parte lo stesso ministro Poletti, le avrebbero sposate in pieno, e invece mi rendo conto che non sono state prese con la dovuta attenzione.

Da dove nasce questa freddezza? Per una riforma del sistema previdenziale non è sufficiente una ridefinizione delle pensioni d’oro. Perché vi sia un intervento serio è necessario toccare quei milioni di 70enni e 80enni andati in pensione con il retributivo, che ricevono un assegno tra i 1.500 e i 2mila euro non giustificati dai contributi versati. Probabilmente per motivi politici, Renzi non vuole affrontare la questione perché vorrebbe dire scontrarsi con un gruppo di soggetti che sono il suo elettorato.



La proposta di Boeri rischia di andare a toccare i cosiddetti diritti acquisiti? Da un punto di vista politico, è proprio questo lo scoglio principale. Se un pensionato che si considera danneggiato dovesse fare ricorso, la Corte costituzionale sarebbe obbligata a dargli ragione. I diritti acquisiti si scontrano però con la tenuta economica del sistema. Senza introdurre le proposte di Boeri, tra 20 anni avremo un sistema previdenziale completamente al collasso. La vera minaccia è che in Italia il rapporto tra vecchi e giovani è del tutto squilibrato. Quindi la vera domanda è chi pagherà le pensioni nei prossimi anni.

È più sostenibile la proposta di Boeri o quella di Damiano?

Confrontando la proposta di Damiano e quella di Boeri, quest’ultima è più fattibile nel medio-lungo periodo. Sono favorevole allo stesso reddito di sostegno per gli over 55, in quanto si tratta di una categoria di persone che è difficilissima da ricollocare.

 

Gli onorevoli del Pd, Damiano e Gnecchi, hanno annunciato una battaglia a favore di Opzione donna, in favore delle lavoratrici che vogliono andare in pensione a 57 anni, con 35 di contributi. Lei che cosa ne pensa?

Anche in questo caso la questione non è se in questo momento l’Inps abbia i soldi, ma se questa proposta sia fattibile nel medio-lungo periodo. Personalmente ritengo che con un numero elevato di lavoratrici che vanno in pensione a 57 anni, tra dieci anni il sistema sarà insostenibile. L’età pensionabile è stata spostata più avanti proprio per un problema di sostenibilità dei costi del sistema previdenziale.

 

(Pietro Vernizzi)