Esodati oggi in piazza a Roma, davanti a Montecitorio e al ministero del Lavoro. La riforma delle pensioni targata Fornero li ha lasciati senza accesso alla quiescenza e senza occupazione. E se per alcuni di loro ci sono stati sei provvedimenti di salvaguardia, ve ne sono tanti (circa 50mila) che ancora attendono una soluzione al loro problema. Senza dimenticare che ci sono ancora diverse domande che non sono state accolte o che sono ancora in giacenza.



Il decreto pensioni, recentemente approvato in Parlamento, ha introdotto il rimborso una tantum per i pensionati penalizzati dal blocco delle indicizzazioni, recentemente bocciato dalla sentenza della Consulta. I pensionati riceveranno, ad agosto, un rimborso solo parziale, differenziato a seconda della fascia di reddito di appartenenza. Secondo le stime effettuate da Spi Cgil Veneto, i pensionati veneti riceveranno, complessivamente, rimborsi pari a 231,6 milioni di euro, a fronte del miliardo di euro non percepito a partire dal 2011, anno in cui è stata introdotta la norma (con il decreto Salva Italia del Governo Monti). I 231,6 milioni di euro di rimborso confluiranno, soprattutto, ai pensionati che percepiscono un assegno compreso tra i 1.500 e i 2.000 euro (166,6 milioni). Guardando alle altre fasce di reddito, 51 milioni andranno alla fascia 2.000-2.500 euro, appena 14 milioni a chi percepisce un assegno compreso tra i 2.500 e i 3.000 euro mentre chi percepisce un assegno superiore ai 3.000 euro non riceverà alcun rimborso. 



Anche l’Ancot, l’Associazione nazionale dei consulenti tributari, vuole offrire il proprio contributo alla riforma delle pensioni e per questo ha presentato alcune proposte, che riguardano anche la ricongiunzione onerosa e l’aliquota contributiva. L’Ancot chiede poi di introdurre la flessibilità dai 62 anni, con penalizzazioni, l’introduzione della staffetta generazionale, un ritorno a un sistema di quote senza penalizzazioni, l’Opzione donna e un bonus  da dare alle donne per ogni figlio avuto. 

In attesa di conoscere le decisioni del Governo, che sta valutando varie proposte in vista di una possibile riforma delle pensioni, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenuto alla trasmissione “Orario Continuato” su Tele Lombardia, ha ribadito come, in prima battuta, debba essere abolita la Legge Fornero. “Prima di qualsiasi riforma delle pensioni va abolita la legge Fornero, i danni che ha prodotto sono sotto gli occhi di tutti”, ha detto Maroni, secondo cui “gli esodati’ sono dei cittadini che ci stanno rimettendo, non per colpa loro ma perché gli sono state cambiate le regole improvvisamente”. Secondo Maroni abolire la riforma Fornero è “un atto di giustizia nei confronti di tanti lavoratori puniti ingiustamente da un governo di professori che dovrebbero tornare sui banchi di scuola”.



Continua il dibattito sulla riforma delle pensioni che verrà, presumibilmente, nuovamente vivacizzato dai dati del Monitoraggio flussi pensionamento decorrenti, comunicati dall’Inps. Nel primo semestre del 2015 le domande di pensione anticipata sono cresciute rispetto all’anno precedente, passando dal 22 al 34% del totale delle pensioni di anzianità. Secondo l’Inps l’aumento è stato causato dalla riforma Fornero che ha innalzato i requisiti contributivi per ottenere la pensione anticipata, che nel primo semestre 2015 sono stati raggiunti da molti lavoratori. L’incremento, secondo l’Inps, ha riguardato anche le lavoratrici che si sono avvalse della cosiddetta opzione donna, che salvo proroghe dovrebbe terminare a fine 2015. In base alla rilevazione effettuata dall’Inps lo scorso 2 luglio, risultano liquidati nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti 256.580 trattamenti con decorrenza 2014, a fronte dei 140.106 con decorrenza 2015 (i dati si riferiscono esclusivamente al primo semestre).