L’Europa non è solo #grexit. Continua, infatti, anche in questo periodo “straordinario” la normale attività istituzionale dell’Unione. Il primo luglio è iniziato così il periodo di presidenza di turno del Lussemburgo. La speranza è che questo semestre riesca a portare a casa qualcosa di più di quello, tanto enfatizzato in patria, italiano, il cui bilancio complessivo è stato certamente inferiore alle aspettative e non estremamente positivo.
Lo slogan, potremmo dire preveggente, “Un’ Unione per i cittadini”, rientra bene nello spirito di questi giorni che seguono lo “storico”, a prescindere da cosa se ne pensi, referendum greco. Si dichiara, infatti, solennemente, che cittadini europei sono al centro del progetto europeo e che in questi sei mesi il piccolo granducato, governato per molti anni da Juncker, in linea con le sue tradizioni e le convinzioni, farà di tutto per mettere il cittadino al centro delle sue iniziative e per garantire che tutte le politiche dell’Unione siano messe in atto, non sempre appare così, per il reale beneficio dei suoi cittadini.
Per fare ciò ci si impegna, inoltre, a promuovere una corretta applicazione di quei fondamentali principi del modello europeo che sono la sussidiarietà e la proporzionalità. In questa prospettiva è, tuttavia, utile evidenziare come si ponga come prima priorità quella di stimolare gli investimenti per favorire la crescita e l’occupazione.
Nei prossimi sei mesi, si sottolinea, una particolare attenzione sarà dedicata per attuare una vera e propria Politica industriale europea senza la quale ogni ipotesi di uscita dalla crisi rimarrà lettera morta. In particolare, si punterà a rafforzare, in maniera sistematica, la competitività in tutti i settori di azione dell’Unione europea attraverso il ricorso a un approccio intersettoriale.
Si scommetterà così sulla realizzazione di una sorta di “road map” della Commissione in materia industriale anche attraverso l’attuazione e il monitoraggio dei piani di azione settoriali, a partire da quello per l’acciaio, e sulla promozione di strumenti europei di finanziamento e di sostegno per le Pmi, in materia di innovazione e ricerca, in particolare con il rilancio del programma per la competitività delle piccole e medie imprese (il cosiddetto Cosme).
Il vero “Jobs Act” sembra, insomma, dire il governo lussemburghese non si fa solamente con nuove regolamentazioni del mercato del lavoro, ma, prima di tutto, supportando gli investimenti e l’imprenditorialità. Sarebbe interessante capire se i lussemburghesi credono, seriamente, che l’ambizioso, ma forse un po’ deboluccio, Piano Juncker possa rappresentare la direzione nella quale muoversi.
La speranza è che, in ogni caso, Alexis Tsipras permettendo, il dibattito sia, in questi mesi, ricco, concreto e costruttivo. L’occasione sembra, infatti, propizia per tornare a parlare, anche nel nostro Paese, del tema (questo sconosciuto) della politica industriale e per immaginare, tutti insieme, l’Italia del 2040. Sarà la #voltabuona?