Nel periodo tra 2008 il 2012, il traffico aereo a livello mondiale è aumentato del 4,6% l’anno, mentre il traffico aereo tra l’Europa e il resto del mondo è cresciuto a un ritmo decisamente più lento (circa la metà, fermandosi al 2,4%). Ciò ha portato, ovviamente, a una diminuzione della quota di mercato dell’ Europa a 28 nel settore dei trasporti aerei.
Il Medio Oriente rappresenta oggi, infatti, la regione a più rapida crescita del settore a livello globale, con un’espansione del 10,9% nel 2013 e del 13,4% nel 2014 e una quota del 14% del traffico internazionale. Si pensi che se il volume globale del traffico tra Europa e Asia cresce del 7% circa ogni anno, il traffico Europa-Asia lungo le rotte del Medio Oriente aumenta in dodici mesi di ben il 20% circa.
Si è registrato così, in questa direzione, un forte aumento del numero di passeggeri trasportati da e verso l’Italia avvenuto, tuttavia, soprattutto a spese di Alitalia. Per la nostra (ex?) compagnia di bandiera la diminuzione del numero di passeggeri trasportati nel 2014 ha mostrato, infatti, un preoccupante calo del 3,6% rispetto al 2013 e del 6,4% rispetto al 2012. Ciò è avvenuto in concomitanza con perdite accumulate: nel primo trimestre del 2014 avevano raggiunto 1,137 miliardi di euro, a partire dalla privatizzazione di Alitalia realizzatasi nel 2009.
Una concatenazione di eventi che ha, quindi, dato luogo, ahimè, a ben 1249 esuberi nel gruppo Alitalia per i quali l’Italia ha chiesto il sostegno dell’Europa. La maggior parte degli esuberi si concentrano nella Regione Lazio, nel cui territorio sono andati persi, nel periodo 2008-2013, oltre 38.000 posti di lavoro. Tutto ciò in quadro di riferimento complessivo in cui l’occupazione nel settore del trasporto aereo italiano è diminuita di quasi il 20%.
Nei giorni scorsi, preso atto della situazione, la Commissione europea ha quindi proposto di versare all’Italia 1,4 milioni di euro del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (il cosiddetto “Feg”) per aiutare 184 ex lavoratori di Alitalia a (ri)trovare un nuovo posto di lavoro. Queste risorse comunitarie dovranno aiutare queste persone ad affrontare le principali difficoltà nella ricerca di un nuovo posto di lavoro finanziando loro una pluralità di misure ,quali il bilancio delle competenze e il sostegno attivo nella ricerca di un impiego, la formazione, un bonus mobilità per frequentare corsi di formazione professionale e specifici incentivi all’assunzione.
Alitalia sarà, probabilmente, anche il primo significativo banco di prova per il #contrattodiricollocazione, promosso da molti anni dal Senatore/Professore Ichino, che rappresenta una delle idee cardine su cui si fonda il Jobs Act renziano. La speranza, ovviamente, è che tutte queste misure e risorse, è opportuno sottolineare anche comunitarie, servano per risolvere il problema occupazionale degli ex dipendenti Alitalia.
Tuttavia perché l’Italia torni a spiccare il volo c’è probabilmente bisogno di altro, di un serio piano industriale per il sistema paese nel quale un profondo ripensamento, nel medio-lungo periodo, delle nostre infrastrutture, anche quelle del trasporto aereo, rappresenterà un capitolo importante a prescindere dai destini, economici ed occupazionali, della nostra, ormai ex, compagnia di bandiera.