Continua la battaglia del Comitato Opzione donna per sbloccare la situazione di molte italiane che potrebbero andare in pensione a 57 anni e 3 mesi (58 e 3 mesi se autonome) con 35 di contributi. Dopo la class action presentata al Tar del Lazio, ora la parola d’ordine è “pressing” sui social network, con le pagine Facebook e Twitter dei politici più importanti (Renzi, Poletti, Baretta) o del Presidente Inps Boeri riempite di messaggi per sollecitare lo sblocco di Opzione donna: basterebbe utilizzare le risorse già stanziate ma non totalmente usate proprio per questa finalità negli anni passati.
Non è ancora tempo di vacanze per il Parlamento. Le camere sono ancora in attività e si discuterà anche di pensioni. Lo si farà alla commissione Lavoro della Camera, in sede di comitato ristretto, con l’esame delle proposte di legge per la modifica dei requisiti di accesso al pensionamento. Lo si legge nel calendario dei lavori di Montecitorio. Ovviamente il ddl Damiano resta la proposta maggiormente condivisa, anche perché non solo introdurrebbe la flessibilità nel sistema pensionistico, ma aiuterebbe anche i lavoratori precoci ad andare in pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Vedremo quando e come proseguirà l’esame delle proposte.
Anche la Cgia di Mestre fa i suoi conti sul bonus Poletti, spiegando che la mancata rivalutazione ha portato i pensionati ad avere 17,6 miliardi in meno di quanto dovuto. Dato che il Governo restituisce oggi 2,1 miliardi, l’associazione degli artigiani segnala che verrà rimborsato solo il 12,4% di quanto dovuto.
Per oltre 4 milioni di italiani oggi è in arrivo il “bonus Poletti”, stanziato per far fronte alla mancata indicizzazione delle pensioni varata dal Governo Monti nel 2011 e dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Nelle scorse settimane sono stati diversi gli studi che hanno mostrato come la cifra che verrà erogata sia inferiore a quanto realmente “sottratto” ai pensionati e c’è già chi è pronto (per esempio, Federmanager) a presentare i primi ricorsi “pilota” alla magistratura, con l’obiettivo di portare nuovamente il caso all’attenzione della Consulta. Vedremo quali saranno gli sviluppi di questa vicenda.
L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha siglato un protocollo di intesa con i principali sindacati dei pensionati (Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil e Ugl pensionati) per sviluppare una collaborazione riguardante diversi temi pensionistici, come il prestito ipotecario vitalizio o la cessione del quinto della pensione. Tra i temi oggetto dell’accordo anche iniziative di formazione e informazione dirette ai pensionati.
Il Governo ha annunciato nei mesi scorsi interventi sul tema della riforma delle pensioni nella prossima Legge di Stabilità, che verrà discussa a partire da settembre. In questi mesi sono state diverse le proposte presentate per modificare la riforma Fornero, finalizzate ad aumentarne la flessibilità, tra cui spiccano quella firmata Damiano-Baretta e quella del presidente dell’Inps Tito Boeri. Come si muoverà il Governo? Si tratterà di una vera e propria riforma o di semplici correttivi alla Legge Fornero? Scettico il segretario confederale della Cisl Annamaria Furlan, intervistata da Sky Tg24 Economia: “Le priorità hanno tempi diversi tra la nostra idea e quella del Governo”, ha ribadito il segretario, che ha sottolineato come buste paga e pensioni siano troppo leggere. “Così i consumi non ripartono e le imprese continuano a essere in crisi”, ha continuato Furlan, sottolineando che per far ripartire i consumi è necessario ridurre la tassazione su lavoratori e pensionati.
Domani, primo giorno bancabile successivo al primo del mese, i pensionati riceveranno nel cedolino il rimborso una tantum di agosto, introdotto dal dl pensioni (non si tratta di una norma nell’ambito della riforma delle pensioni ma di un provvedimento ideato in risposta alla sentenza della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale il blocco delle indicizzazioni). A quanto ammonta il rimborso, conosciuto anche come bonus Poletti? Innanzitutto è necessario chiarire che il rimborso spetta solo ai pensionati che percepiscono un assegno superiore a 3 volte il minimo (i destinatari della norma introdotta dal Governo Monti nel 2011) e che il rimborso sarà solo parziale e limitato a coloro che percepiscono un assegno non superiore alle 6 volte il minimo). In base alle stime realizzate da Uil, chi percepisce un assegno lordo di 1.500 euro avrà un rimborso di circa 800 euro, rimborso che sale leggermente fino a raggiungere un massimo di 955 euro, che spetta a chi percepisce un assegno lordo di 1.800 euro. Superati i 1.800 euro, l’importo decresce gradualmente fino ad azzerarsi nel caso in cui l’assegno lordo superi di 6 volte il minimo.