Il tempo porta consiglio…ma sarà vero? Sembra proprio di no. Quando prima dell’estate il suggerimento dell’attesa rispetto alla proliferazione delle posizioni sul tema previdenziale della riforma per l’accesso anticipato alla pensione – presentatesi talvolta contraddittorie, talvolta estreme e talvolta confuse – sembrava permettere uno schiarirsi dell’orizzonte, oggi 31 agosto il risultato appare diverso.



L’ultima a scendere in campo è stata Elsa Fornero con una virata verso la flessibilità accusando falsa quella proposta da Boeri. Tutti contro tutti o viceversa qualcuno contro qualcun’altro: Damiano a tirar di ventaglio come se avesse una Gatling , Camusso e Furlan contro Renzi, Treu a tirar crediti a gogò tranne che a Damiano e Salvini, e Gnecchi in vacanza da stampa e giornalisti. Insomma la previdenza è un moltiplicatore, forse – si può pensare – per l’effetto che genera a favore della visibilità dei proponenti, ma non dei pensionandi. Infatti dalle ultime proposte e riflessioni emerse con l’impatto su sostenibilità per i giovani, cuneo fiscale e collegati non sembra che la chiarezza avanzi.



Di certo quello che avanza è il tempo e tutti guardano al 9 settembre data in cui forse cominceranno le prime verifiche sul lavoro delle commissioni parlamentari. Tralasciando l’apparizione Fornero che tuttavia come principio non si discosta da quello della penalizzazione dell’assegno da attribuire (-2% o -3,5% come effetto cambia poco..) una prima verifica può essere fatta sull’amico Paolo Baretta ex segretario confederale Cisl ed attualmente sottosegretario del Ministro Padoan, proprio per il suo ruolo.

Cito “Visto che chi vuole restare al lavoro fino a 70 anni ha diritto ad una rivalutazione del trattamento, perché non consentire a chi vuole uscire prima, anche per motivi familiari o personali, di poterlo fare, accettando una riduzione dell’assegno” e controbatto “Perché non consentire a chi vuole uscire prima..di poterlo fare accettando di riscattare gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia con il versamento volontario dei contributi stabiliti dall’Inps con il ricalcolo contributivo del montante mancante fino alla data fissata dalla Legge Fornero (66/67 anni)? E aggiungo quella che fu la naturale aggiunta di Giovannini per coloro che non riescono a mobilitare risorse finanziarie verso l’AGO: perché non permettere all’Inps di concedere un prestito necessario a….? In fondo sotto la stessa logica di flessibilità e di libertà di scelta si andrebbe a ricomprendere l’attività dei Fondi Esodi e di qualsiaisi altra forma tecnica di solidarietà prevedibile per effettuare lo switch tra risorse prossime alla pensione e giovani disoccupati.



E’ vero che Baretta continua “si tratta di calcolare la penalizzazione in modo equilibrato”. E in quest’ultima affermazione si racchiude Il fine implicito del compromesso tra le esigenze di flessibilità dei lavoratori e quelle di tenuta dei conti e del bilancio pubblico da parte dell’esecutivo, sotto la lente europea con un messaggio: “Di più e di meglio non sappiamo fare se non penalizzare”. E’ questo l’unico veritiero messaggio supportato da dati di proponenti e proposte che si tiranno addosso riduzioni di assegno tra il 2, il 3, l’8 fino al 20 e al 30% di penalizzazione assegni secondo l’angolo di inquadramento del problema.

Quindi se il timore che le proposte di riforme sarebbero vanificate da un successivo rifiuto in sede di esame europeo, quale problema c’è a verificare che chi paga (il pensionando che versa i contributi mancanti) fa da sé e fa per tre come diceva il vecchio proverbio ? In fondo al Governo basterebbe fissare solo la soglia dell’anticipo e all’Inps solo le modalità e l’entità del riscatto…sperando che ci azzecchino a “calcolare il punto di equilibrio della riforma”.

Ma forse l’hanno già fatto il calcolo e non lo dicono che non è possibile. Strano ! Se ne dicono tante che potrebbero dire, le voci del coro “tagliam,tagliam”. Potrebbero dire che la proposta di riscatto volontario individuale è cara per le finanze pubbliche e non neutrale come qui si dice e come invece auspica Morando, ma anche Poletti e sopratrurro Padoan, che insomma è più facile togliere che convincere in modo intelligente a rendersi responsabili del proprio futuro e a dare, invece di accettare tra mugugni di perdere. Cosa c’è di sbagliato? Il contenuto della proposta o il trattare gli italiani in modo che le loro scelte siano responsabili e mature? E se avessimo ,invece, sbagliato il sistema previdenziale del Paese in questa analisi? Forse qualcuno ce lo potrebbe dire, e noi imparare umilmente…