Giornata importante in commissione Lavoro della Camera per la riforma delle pensioni. A quanto scrive l’agenzia Teleborsa, oggi si è parlato di Opzione donna, il cui accesso è al momento bloccato, nonostante un’interpretazione della norma, non campata per aria, sostenga che possa essere usufruibile fino al prossimo 31 dicembre. A quanto pare, l’unico ostacolo è quello della dotazione finanziaria, anche se il Comitato Opzione donna ha fatto più volte presente che sono avanzate delle risorse dal fondo stanziato proprio per consentire alle donne di andare in pensione a 57 anni, con 35 di contributi. La discussione, conclude Teleborsa, dovrebbe riprendere venerdì prossimo.



Cesare Damiano aspetta al varco il Governo. In un incontro organizzato da Spi-Cgil, l’ex ministro ha ribadito la necessità di modificare la Legge Fornero, ricordando come questa urgenza sia stata condivisa dal Premier Renzi nelle sue dichiarazioni. Ora non resta che aspettare la Legge di stabilità, per capire come sarà la flessibilità promessa. Il Presidente della commissione Lavoro ha quindi ricordato come il ddl presentato insieme a Baretta costituisca un’ottima soluzione, al contrario di quella prospettata da Tito Boeri, che prevederebbe penalizzazioni troppo pesanti per chi intende lasciare il lavoro prima dei 67 anni.



Il Governo si occuperà anche di pensioni. Parola del ministro Pier Carlo Padoan, che alla stampa estera ha spiegato che l’esecutivo intendere tagliare le tasse sulla casa e introdurre riduzioni fiscali a vantaggio delle imprese e sulle pensioni. Resta però da capire se l’intervento in materia previdenziale sarà di natura fiscale o se si interverrà anche con un meccanismo di flessibilità. Non resta che aspettare per scoprirlo.

Il comparto dei fondi pensioni sembra avvicinarsi a un periodo di razionalizzazione. Lo scrive Milano Finanza, secondo cui il dibattito parlamentare sta portando all’apertura di un tavolo di consultazione finalizzato a una riforma dei fondi. La razionalizzazione porterà verosimilmente alla nascita di soggetti più grandi, anche per far sì che ci siano economie di scala e costi di gestione più bassi.  – Ieri i pensionati con assegno mensile compreso tra le tre e le sei volte il minimo, penalizzati dal decreto Salva Italia, che ha bloccato le indicizzazioni nel 2011, hanno ricevuto il rimborso, introdotto dal dl pensioni in applicazione della sentenza della Consulta. Paolo Zabeo della Cgia Mestre ha ricordato che i pensionati riceveranno un ulteriore rimborso, in quanto il Governo ha deciso di risarcire la parziale mancata rivalutazione del 2014-2015, causata dal mancato inserimento nel montante delle indicizzazioni degli anni precedenti. Per quanto riguarda, invece, i rimborsi relativi agli anni 2012-2013, il Governo ha scelto di rimborsare il 40% della mancata indicizzazione a chi percepisce un assegno mensile compreso tra le tre e le quattro volte il trattamento minimo, percentuale che si riduce al 20% per la fascia di reddito compresa tra le quattro e le cinque volte il minimo e al 10% per la fascia compresa tra le cinque e le sei volte. 



, Non si placa il dibattito politico attorno al tema della riforma delle pensioni, auspicata da più parti per eliminare alcune criticità della Legge Fornero. Il Governo ha annunciato interventi in tal senso nella prossima Legge di Stabilità ma nel frattempo si è limitato ad introdurre il rimborso a favore dei pensionati (con il decreto pensioni), in applicazione della sentenza della Consulta, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni degli assegni attuato negli ultimi anni. Il Governo ha tenuto conto della sentenza della Corte Costituzionale ma non ha rimborsato interamente i pensionati penalizzati, scegliendo la via del rimborso una tantum, parziale e progressivo (un rimborso integrale avrebbe avuto un impatto di 17,6 miliardi sulle casse dello stato). Secondo le stime effettuate dalla Cgia di Mestre il Governo restituirà solo il 12,4% del dovuto: l’associazione ha ricordato che il rimborso, percepito ieri nei cedolini di agosto, spetta esclusivamente a chi ha un reddito lordo compreso tra le tre e le sei volte il minimo (tra 1.406 e 2.895 euro lordi). I pensionati che percepiscono un assegno inferiore non percepiranno nulla, in quanto hanno goduto della piena indicizzazione, mentre chi percepisce un assegno superiore ai 2.900 euro è stato escluso dal beneficio (decisione contestata da sindacati e opposizione, che hanno criticato anche la scelta di restituire solo un importo parziale a chi percepisce un assegno meno elevato).