Rispondendo ad alcuni lettori de l’Unita, Matteo Renzi ha di recente criticato le troppe lungaggini burocratiche anche del mondo sindacale, aggiungendo che nel sindacato “girano più tessere che idee” e che una buona legge sulla rappresentanza potrebbe aiutare le organizzazioni a superare la crisi che sta minando la loro rappresentatività.
Innanzitutto, il premier esce allo scoperto e – al di là del fatto che la cosa era risaputa – ammette direttamente la volontà di risolvere il problema della rappresentanza attraverso una legge. Tanto che Annamaria Furlan ha subito replicato affermando la notoria resistenza della Cisl: “La politica è da sempre smaniosa di mettere le mani in un terreno non suo; questi sono argomenti che devono essere lasciati alla contrattazione tra le parti sociali”.
Il discorso non fa una grinza, peccato però che la contrattazione tra le parti sociali non abbia ancora portato a regime proprio l’intesa sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014. Per ogni cosa, quindi, c’è una scadenza; e Renzi pare proprio convinto che i tempi per il sindacato siano scaduti.
Anche Susanna Camusso ha replicato al premier criticandolo per le scelte del suo governo in materia di Jobs Act e cda Rai, ma non circa la legge sulla rappresentanza, su quella si è già espressa e la posizione della Cgil è nota: “Una legge sulla rappresentanza noi la auspichiamo da molto tempo visto che prevede un riconoscimento della contrattazione e dell’erga omnes”. Queste le parole del Segretario Generale della Cgil più o meno due mesi fa.
Anche circa lo sciopero, Camusso critica le scelte che hanno portato alle recenti agitazioni Pompei e Alitalia – “nessuna di quelle agitazioni è stata adottata dai sindacati confederali, quelle modalità non vanno bene” – ma sarebbe interessante capire cosa pensa di un probabile intervento del Parlamento sulla disciplina dello sciopero di cui abbiamo parlato più o meno una settimana fa.
Venendo alla stilettata di Renzi sul rapporto tessere/idee, il discorso è complesso. Furlan ricorda che 10 milioni di lavoratori italiani sono iscritti al sindacato. Non c’è che dire, si tratta di numeri importanti che dovrebbero far capire a chi afferma da tempo “il sindacato è morto” che è impossibile che si estingua in tempi brevi un sistema organizzato sul territorio che da nord a sud rappresenta tanta mole di persone. Certo è che negli ultimi 20 anni, il sindacato italiano – diversamente dalla miglior tradizione sindacale europea – è stato poco capace di seguire le trasformazioni economiche ed essere a sua volta riferimento e soggetto attivo per il cambiamento sociale. Quindi, al di là dei criteri di rappresentatività, chi rappresenta oggi il sindacato?
Certo il sindacato ha tutelato come ha potuto la sua base. Ma questo non basta ed è ciò che fondamentalmente il premier rimprovera alle parti sociali. Naturalmente se si pensa che il Pd a oggi conta 100.000 tessere e che nel 2013 erano oltre 500 mila, risulta evidente anche la crisi della politica, certamente non imputabile al neo Segretario Pd. Renzi probabilmente ha più idee di Susanna Camusso, ma anche la strada per restituire credibilità alla politica è lunga.
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