Il tempo che ci vuole per raggiungere il posto di lavoro e poi per tornare a casa va considerato nell’orario complessivo di una giornata di lavoro. Lo ha stabilito la Corte europea di giustizia. Attenzione, i pendolari, soprattutto quelli che subiscono notevoli ritardi per colpa dei mezzi di trasporto, non esultino. La decisione si applica infatti solo ai lavoratori che non hanno una sede di lavoro fissa, ad esempio gli elettricisti o i muratori che devono recarsi a lavorare ogni giorno in un posto diverso e i cui datori di lavoro abbiano abolito una sede aziendale. Coloro i quali, non sono pochi tra questi anche i commessi venditori o gli agenti di assicurazione, che ogni giorno partono da casa per recarsi a fare un lavoro da un cliente diverso. Questo perché, si legge nella sentenza, non è stata una decisione dei lavoratori stessi non avere una sede fissa e va preservato pe rogni lavoratore il giusto tempo di riposo. Al momento in diversi paesi europei ad esempio l’Inghilterra il tempo per raggiungere il luogo di lavoro non viene calcolato nell’orario fisso di impiego. La sentenza risponde a un caso sollevato da un dipendente di una agenzia assicurativa spagnola, la Tyco. 



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