“E’ necessario cambiare la riforma Fornero perchè a 67 non si può continuare a lavorare su impalcature e gru, né un insegnante a quell’età è in grado di occuparsi a scuola di 30 bambini”. Lo ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ospite della trasmissione di La7 “L’Aria d’Estate”. “Dall’altra parte abbiamo il 40% dei giovani che non trovano lavoro e quindi è necessaria una flessibilità in uscita – ha aggiunto la sindacalista – Non possiamo costringere i lavoratori a lavorare fino a tarda età e non dare una risposta ai giovani disoccupati. Tra l’altro anche le associazioni di impresa chiedono di modificare la riforma perchè hanno bisogno di giovani professionalità nelle aziende”. Poi Furlan ha concluso: “Siccome la legge Fornero ci ha fatto risparmiare tanti miliardi, vorrà dire che una parte di questi soldi si useranno per trovare una soluzione sostenibile di flessibilità in uscita”.
“I soldi per gli esodati vanno trovati a ogni costo e la flessibilità è un’esigenza imprescindibile”. Lo ha detto a ilsussidiario.net Alberto Brambilla, esperto di pensioni, consulente del ministero del Lavoro ed ex sottosegretario al Welfare dal 2001 al 2005. “Per i 26mila esodati inclusi nella settima salvaguardia bisogna utilizzare le risorse, pari a oltre 500 milioni, che non sono state spese per questo stanziamento. Anche perché questi non saranno proprio gli ultimi: è probabile che nel 2016 ci possa essere un’ulteriore piccola coda”, ha aggiunto l’esperto, secondo cui anche l’Opzione Donna “può essere inserita all’interno della flessibilità. Non si può pensare che una donna, con un’aspettativa media di vita di quasi 86 anni, vada in pensione a 57 anni”. Questo significherebbe infatti “pagarle 30 anni di pensione. Per avere una pensione buona, 35 anni di contributi sono il requisito minimo”. Clicca qui per leggere l’intervista completa
Non si placano le polemiche dei sindacati dopo lo stop del Ministero dell’Economia sulla settima salvaguardia per gli esodati e la cosiddetta opzione donna. Secondo Maria Pia Mannino, responsabile nazionale Pari Opportunità e Politiche di Genere della Uil, è “grave” bloccare il prolungamento dell’opzione che “consente alle lavoratrici che entro dicembre 2015 maturano i requisiti di accedere al pensionamento anticipato con il totale ricalcolo contributivo della propria posizione ed accettando, quindi, una pesante decurtazione pari al 30% dell’assegno previdenziale”. Il provvedimento “si autofinanzia – ha aggiunto la sindacalista – anticipando la pensione con il sistema contributivo le lavoratrici percepiranno un trattamento direttamente proporzionale a quanto versato con i contributi. Quindi sono incomprensibili le presunte stime di costo fatte circolare in questi giorni”. Intanto Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un presidio a via XX settembre, davanti al Ministero dell’economia e delle Finanze, martedì 15 alle ore 10 “per esigere il rispetto della Legge 228 del 2012 che ha istituito un fondo a tutela dei lavoratori esodati e per rivendicare una soluzione che risolva in modo definitivo e strutturale questo problema”.