Come noto, Fiat-Chrysler e il sindacato americano Uaw hanno trovato un’intesa di base (tentative agreement) per il rinnovo degli accordi dei dipendenti del settore auto. Il sindacato ha scelto Fca come primo interlocutore, cosa che naturalmente negli Usa ha fatto notizia: solitamente, infatti, Uaw si siede al tavolo della casa più forte di Detroit, cioè GM o Ford. Fca, si sa, è la più piccola. Così facendo, il presidente dello Uaw Dennis Williams crede di aver disegnato una piattaforma di accordo sulla quale le altre case – proprio perché più strutturate e profittevoli – non possono chiedere di giocare al ribasso, visto che l’agreement ora guiderà la trattativa anche con GM e Ford. Prima però deve essere ratificato dai membri del sindacato, circa 40mila dipendenti.
I dettagli ancora non sono stati rivelati, ma l’obiettivo dello Uaw – che Williams ritiene centrato – era principalmente quello di ottenere un aumento dei salari e l’eliminazione graduale del sistema “dei due terzi” in cui i nuovi assunti sono pagati significativamente di meno. Il contratto riguarda 140 mila dipendenti (considerando tutte le Big Three di Detroit, 40mila sono in Fca) e ha una durata di quattro anni.
Proprio Sergio Marchionne – che ha partecipato direttamente alla trattativa saltando per l’occasione il Salone di Francoforte – ha spiegato come il nodo siano state le paghe dei nuovi assunti. Questa diseguaglianza sarà eliminata nel tempo su richiesta del sindacato di rivedere il sistema della retribuzione di ingresso più bassa per i nuovi assunti: “A lavoro uguale paga uguale”. Il gap generato dal sistema della contrattazione a due livelli aveva rilevato le sue criticità con la crisi iniziata dopo il 2007 e le bancarotte con intervento statale (per GM e Fca) del 2009, quando le Big Three hanno molto approfittato dell’entry-level.
Per Fca era importante salvaguardare un livello non elevato del costo del lavoro e delle assicurazioni sanitarie, per non distanziarsi troppo dai livelli dei competitor stranieri che operano in America.
A dispetto dei tanti detrattori di Marchionne, la scelta dello Uaw di partire dal gruppo italo-americano è figlia, anche, dell’expertise contrattuale che Fca può trasferire in America. Ricordiamo che il caso Fiat esplode nel 2010 a Pomigliano quando Marchionne vuole definire il contratto italiano sulla base del contratto americano. Ora succede il contrario: dopo il recente rinnovo del contratto in Italia, il sindacato americano accoglie – di certo – migliorie apportate al contratto grazie anche a chi, in Italia, con Fca ha negoziato e firmato accordi.
Questo è un altro tassello prezioso della vicenda Fiat e della portata innovativa che porta con sé, a conferma di come l’industria non sia solo chi investe – per quanto fondamentale – e non sia l’uomo solo al comando. L’industria è un prodigio e la sua crescita porta con sé qualcosa di miracoloso. Come scriveva a proposito Alfred Marshall neiPrincipi di Economia (1890), “i misteri di quell’attività non sono più misteri e, come fossero nell’aria, ogni bambino impara a svelarne molti senza averne coscienza”. Il successo di Fca è un successo italiano: è ora che il nostro Paese ne sia consapevole.
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