Resta ancora avvolto nel mistero l’inserimento della flessibilità nel sistema previdenziale. Ai microfoni di Sky, il sottosegretario alla Presidente del Consiglio, Claudio De Vincenti, ha infatti detto che è ancora presto per dire che entrerà nella Legge di stabilità. De Vincenti ha confermato che il Governo sta lavorando e compiendo valutazioni sul tema. E sembra che un punto fermo sarà “la corrispondenza tra la pensione e i contributi versati”.
Nuove dichiarazioni di difficile interpretazione sulla riforma delle pensioni arrivano dal Governo. Stavolta a parlare è Giuliano Poletti, che a un convegno di Confcooperative ha spiegato che “non vanno promosse aspettative infondate perché non si abbiano delusioni”. Di fatto, ha aggiunto il ministro del Lavoro, occorre mediare tra una ragionevole flessibilità e i vincoli di bilancio cui l’Europa guarda con attenzione. Parole da considerare come uno stop alla flessibilità? Oppure che lasciano uno spiraglio aperto a un intervento già con la Legge di stabilità? Difficile dirlo, si spera che dall’esecutivo arrivino preso segnali più chiari.
Nel corso della puntata di diMartedì, Mario Monti, ospite della trasmissione, ha detto che la flessibilità pensionistica deve essere fatta con cautela e precisione, dato che per tanti anni l’Italia ha gestito le pensioni scaricando gli oneri sulle generazioni future. L’ex Premier ha quindi difeso la legge Fornero, spiegando che nel giro di qualche anno anche gli italiani saranno grati all’ex ministro del Lavoro.
Buone notizie per i “Quota 96”, i lavoratori della scuola che si sono visti innalzare di parecchio i requisiti pensionistici per colpa di un errore “tecnico” della legge Fornero (l’anno contributivo nella scuola inizia a settembre e non a gennaio). Le annunciano i deputati del Movimento 5 Stelle, secondo cui i circa 2.500 italiani ancora da tutelare avranno una salvaguardia grazie a una loro proposta. Resta da vedere se riuscirà a concretizzarsi presto in un testo di legge.
Il Governo Renzi nelle ultime ore ha decisamente chiarito quali sono le intenzioni rispetto alla ventilata riforma pensioni. Nello specifico, il Ministro del Lavoro Poletti ed il Ministro dell’Economia Padoan hanno lasciato intendere come verranno effettuate dei ritocchi soltanto in ottica flessibilità e rispetto a determinati casi particolari. I tecnici stanno vagliando la possibilità di consentire a disoccupati con più di 62 oppure 63 anni di andare in pensione due o tre anni prima in cambio di una pensione mensile più bassa del 3% oppure del 3,5%. Un taglio che verrebbe giustificato con la maggior durata del periodo di pensionamento. Inoltre, il Governo sta lavorando per permettere anche ai lavoratori anziani di andare prima in pensione purchè vi sia un accordo preventivo con la propria azienda. Nello specifico l’azienda dovrebbe accollarsi i costi dei prepensionamenti al netto delle tasse. Vedremo nelle prossime ore se queste ipotesi troveranno conferme o meno.