Tra le ipotesi sulla riforma delle pensioni che circolano in questi giorni c’è anche quella di una nuova Opzione donna. A differenza dell’attuale, vi si potrebbe accedere a 62 anni (ora sono 57) e con una decurtazione dell’assegno intorno al 10% (oggi si arriva a circa il 25-30%). Il dubbio resta sugli anni di contributi che si devono avere: 30 o 35 (oggi sono 35). Non si può non notare che si tratterebbe di una proposta simile a quella della flessibilità pensionistica e non si può altresì notare che la nuova Opzione donna potrebbe essere in effetti la formula per varare una flessibilità in uscita, riservata però alle lavoratrici. Un’operazione che avrebbe costi contenuti e che risponderebbe a criteri di equità sociale, se è vero che le donne, sul fronte pensioni, sono svantaggiate rispetto agli uomini.



Walter Rizzetto, capogruppo di Alternative libera alla Camera, non è soddisfatto delle audizioni di Giuliano Poletti e Pier Carlo Padoan in tema di pensioni. Per il vicepresidente della commissione Lavoro ci sono stati ancora una volta rinvii e parole, senza nulla di concreto. Per Rizzetto non si può parlare di alcuna apertura verso la flessibilità, viste le parole dei due ministri.



Per Cesare Damiano, le parole dei ministri Padoan e Poletti in audizione alla Camera hanno delineato le linee guida per gli interventi del governo in tema di pensioni. L’ex ministro avrebbe preferito trattare separatamente esodati, Opzione donna e flessibilità, mentre la volontà dell’esecutivo è quella di affrontare i tre temi nella Legge di stabilità. Resta solo da capire se le richieste di sindacati e della stessa commissione Lavoro della Camera (tra cui il Ddl Damiano sulla flessibilità) verranno recepiti o meno.

Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, chiede che con la prossima Legge di stabilità il Governo rimetta in discussione la legge Fornero sulle pensioni e che vari provvedimenti per la settima salvaguardia degli esodati e la proroga di Opzione donna. Per Ferrero, la flessibilità non può essere pagata dai lavoratori con delle penalizzazioni su pensioni che saranno già basse. Difficile che queste istanze siano accolte dal Governo Renzi.



Il Governo presieduto da Matteo Renzi, in questi giorni si sta occupando di diverse tematiche piuttosto delicate e quanto mai di interesse pubblico come la Legge di stabilità, la Riforma del Senato e la ventilata riforma in ambito pensionistico. A tal proposito, il Ministro dell’Economica, Pier Carlo Padoan, in una recente intervista a margine dell’audizione che si è tenuta di fronte alle Commissioni riunite Bilancio e Lavoro di Camera e Senato, ha ribadito alla possibilità di apportare modifiche alle regole del sistema pensionistico allo scopo di rendere più flessibile l’uscita dal mondo del lavoro. Padoan ha rimarcato come il Governo si stia occupando della cosa già nell’ambito della Legge di Stabilità aggiungendo come il tutto debba avvenire compatibilmente nel quadro generale delle finanze pubbliche. Lo stesso Padoan ha quindi spiegato: “La disponibilità a margini di flessibilità che consentano di adeguare le scelte di pensionamento alle esigenze individuali sulla base di criteri attuariali è di per se un aspetto positivo giacchè l’introduzione di forme di flessibilità è utile al fine di venire incontro alle richieste dei cittadini vicini all’età di pensionamento”. Tuttavia il Ministro non ha dato indicazioni sulle eventuali modalità con cui permettere la flessibilità ai lavoratori.