In una nota diffusa un paio di giorni fa, il Segretario Generale della Uil Carmelo Barbagallo ha attaccato il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, reo – secondo il numero uno della Uil – di non mantenere gli impegni presi circa il rinnovo dei contratti. Squinzi si sarebbe assunto l’impegno di invitare le Federazioni datoriali di categoria a sbloccare le trattative per il rinnovo dei contratti.



Premesso che lo stallo del modello contrattuale e dei contratti di settore è una questione di cui si parla da tempo, il fatto che i leader sindacali inizino a “sbottare” è indice del fatto che i nodi stanno venendo al pettine. Ne parliamo da tempo e in un recente articolo abbiamo dettagliato anche quali sono i diversi interessi che frenano una situazione oggettivamente complessa.



Come può svilupparsi la situazione? Chi scrive non crede che si arrivi a un accordo generale, a un nuovo modello contrattuale. Questo perché le parti – le confederazioni – sono troppo distanti nel merito e, soprattutto, perché c’è chi nemmeno lo vuole (la Cgil) e lo ha più volte manifestato. Teniamo conto che, all’ultimo incontro, Cgil e Uil nemmeno si sono presentate. 

A questo punto la palla non può che passare alle federazioni, a chi rinnova i contratti. In alcuni settori ci sono delle intese di massima sui rinnovi, vedi chimici ed edili ad esempio. Il nodo sta naturalmente nei parametri della retribuzione: in alcuni settori le soluzioni alternative alle dinamiche inflattive – che a oggi hanno fatto da riferimento – sono state individuate, ma rispecchiano gli equilibri e le storie che quei settori hanno. Dalla meccanica, ad esempio, più volte si è avvertita una situazione piuttosto in alto mare circa un possibile rinnovo; questo perché non essendoci intendimenti di fondo tra le parti, Federmeccanica non ha nessun interesse ad andare incontro a un rinnovo che per le sue aziende significherebbe un costo del lavoro più alto.



Ha ragione chi ritiene che è il caso di procedere con qualche rinnovo in modo tale che vengano sperimentate delle soluzioni nuove. Ma se gli intendimenti ci sono, perché non si rinnovano i contratti in quei settori dove tali intese sono maturate? Perché Squinzi non manterrebbe l’impegno di liberare la contrattazione di settore? 

Premesso che Squinzi significa Confindustria e che l’Associazione degli Industriali presenta situazioni ben differenti e molto eterogenee – con filosofie diverse e in alcuni casi anche contrastanti – nel momento in cui si procede con qualche rinnovo, è inevitabile che nei settori in cui non si rinnova i sindacati inizieranno a rumoreggiare. Ecco le resistenze di Confindustria che, nel frattempo, prende tempo sul versante del modello. Ma la situazione non può durare ancora molto…

 

Twitter @sabella_thinkin

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