“Se aumenta il lavoro è un bene anche per i pensionati. Primo perché vengono sollevati da quel ruolo di ammortizzatore sociale che con grande spirito di sacrificio hanno ricoperto in questi anni. Secondo perché in questo modo anche il sistema previdenziale sarà sostenibile nel tempo”. Lo scrive Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil, in un articolo pubblicato oggi su L’Unità. “E’ del tutto evidente infatti che se non c’è lavoro e la disoccupazione è alle stelle anche i pensionati rischiano di passarsela peggio un domani”, aggiunge la sindacalista, secondo cui non c’è miglior alleato dei lavoratori “di chi oggi sta in pensione, con buona pace dei tanti analisti palesemente in mala fede che ancora oggi sostengono il contrario”. Adesso è però necessario investire nel settore del welfare: “Quanti benefici porterebbe al nostro paese un welfare migliore? Quanti posti di lavoro si potrebbero creare intervenendo sull’assistenza per le persone più esposte come gli anziani e i bambini?”, si chiede Cantone. “Le risposte le conosciamo tutti ed è per questo che non mi stancherò mai di dire a questo governo che il welfare può rappresentare davvero un’opportunità di ulteriore sviluppo e crescita. Così come non mi stancherò mai di pensare che la riforma Monti-Fornero abbia fatto più male che bene al nostro paese. I suoi errori ormai sono sotto gli occhi di tutti”. Poi la leader dello Spi Cgil conclude: “Le fredde e burocratiche politiche di rigore e di austerità finora imposte da Bruxelles non hanno di certo aiutato. Anzi, il loro fallimento è evidente agli occhi di tutti. Per questo anche l’Europa non può soltanto dettare degli ordini ma deve predisporsi ad una strategia ove diritti, lavoro e protezione sociale siano la base da cui ripartire e i contenuti di una rinnovata Costituzione europea”.
La Cisl ha depositato alla Camera 500.000 firme raccolte in questi mesi in tutte le città italiane a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per estendere il bonus degli 80 euro anche ai lavoratori autonomi e ai pensionati elevando il tetto del reddito per avere diritto allo sconto fiscale a 40.000 euro. “Ora chiediamo a Governo e Parlamento una riforma del fisco giusta ed equa. Si può fare! Lo chiedono gli italiani. Lo chiedono i lavoratori e le migliaia di volontari che si sono impegnati nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nei mercati per far conoscere le nostre proposte”, ha detto la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan. Questi i punti principali della proposta: un bonus fiscale di 1.000 euro per i pensionati, i lavoratori dipendenti ed autonomi, i giovani collaboratori, un nuovo assegno familiare per il sostegno alle famiglie, abolizione delle tasse sulla prima casa, una fiscalità locale al servizio del cittadino, contrasto d’interesse per combattere l’evasione ed una imposta progressiva sulla grande ricchezza. “Proponiamo – ha aggiunto Furlan- mille euro di tasse in meno per gli italiani e le italiane, i lavoratori, i pensionati e le partite Iva che hanno un reddito inferiore ai 40 mila euro lordo. E ‘no’ tasse sulla prima casa, quella normale quella che si compra un lavoratore, un pensionato, non una villa e un castello. Infine una grande lotta all’evasione fiscale attraverso un unico strumento per il contrasto agli interessi”.
La flessibilità “va attuata senza penalizzazioni ulteriori, fatte salve quelle già implicite nel fatto di andare in pensione prima con il sistema contributivo”. Lo ha detto Domenico Proietti, segretario confederale della Uil intervistato da Ilsussidiario.net, commentando le recenti dichiarazioni del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti. Per superare la legge Fornero “bisogna reintrodurre una flessibilità che consenta di andare in pensione a 62 anni, e che non comporti penalizzazioni per i lavoratori se non quelle implicita al sistema contributivo”, ha aggiunto il sindacalista, spiegando che il contributivo “prevede che chi si ritira prima del lavoro versi meno contributi e prenda un assegno inferiore. Questa è la strada maestra per risolvere questo tema, perché tutte le altre ipotesi, dal ricalcolo con il sistema contributivo a una penalizzazione del 30%, sono insostenibili per i lavoratori e renderebbero vano lo strumento”. Clicca qui per leggere l’intervista completa
“I dati di Poletti sono dati amministrativi, provenienti dal suo Ministero, e abbiamo visto che sono ampliamente manipolabili, chiamiamoli così. Gli unici dati veri sono quelli Istat”. Lo ha detto in una intervista rilasciata a “Radio Anch’io” il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, secondo cui il calo della disoccupazione è dovuto in gran parte a due fattori: “Uno la permanenza degli over 50 nel mercato del lavoro legati alla legge Fornero, due una uscita dal mercato del lavoro di 100mila individui che sono andati ad ingrossare le fila degli scoraggiati, cioè di quelli che non cercano più perché tanto pensano che non troveranno nulla”. Mettendo insieme questi due effetti, prosegue Brunetta, “vediamo purtroppo che le cose non sono cambiate: calma piatta. Perché per creare posti di lavoro, lo spiego al dott. Renzi e lo dico al dott. Poletti, ci vuole un tasso di crescita superiore al 2 per cento continuo per almeno un anno. Fuori da questo percorso virtuoso non si creano posti di lavoro, se mai si redistribuiscono come avviene con il Jobs Act, e si prende in giro la gente”.