Aumentare il numero di aliquote Irpef sulle pensioni d’oro e d’argento, anziché far pagare il 43% a chiunque percepisce più di 90mila euro l’anno. E’ la proposta di Walter Rizzetto, deputato del gruppo Alternativa libera formato da fuoriusciti dall’M5S e membro della commissione Lavoro. L’obiettivo è reperire risorse in modo da innalzare l’assegno che va a chi percepisce una pensione fino a sei volte la minima e agli stessi esodati. Una proposta che si aggiunge a quella di Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera, che ha proposto la cosiddetta “Quota 41”. In pratica l’idea di Damiano è che i lavoratori precoci, cioè quanti hanno iniziato a lavorare molto giovani, possano andare in pensione con 41 anni di contributi, senza penalizzazioni e a prescindere dall’età.



Onorevole Rizzetto, lei è favorevole alla proposta di Damiano per i lavoratori precoci?

Il presidente Damiano si sta dando parecchio da fare per quanto riguarda questa estate calda delle pensioni. Io sono d’accordo con “Quota 41”, perché la riforma Fornero anche nel caso dei lavoratori precoci ha creato troppe rigidità. E’ più che legittimo andare in pensione con 41 anni di contributi al netto dell’età che uno può avere raggiunto, al contrario di quanto prevede la sciagurata legge Fornero che richiede 42 anni e sei mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne. Ma sono d’accordo anche con la proposta relativa alla flessibilità in uscita avanzata dallo stesso Damiano.



Ritiene che su queste proposte si troverà un’intesa?

Il presidente della nostra Commissione, Damiano, fa parte della maggioranza. Se il Pd e gli altri partiti di governo si mettono d’accordo su quello che va fatto per quanto riguarda le pensioni, nel giro di una settimana risolviamo molti problemi. La stessa commissione del resto ha tenuto due sedute con i rappresentanti sia del ministero delle Finanze sia del ministero del Lavoro sia dell’Inps per cercare di trovare la quadra anche dal punto di vista del bilancio.

Che cosa si può fare invece per le donne che non hanno maturato gli anni di contributi necessari perché si sono occupate della famiglia?

La soluzione è garantire i contributi anche per le donne che per anni si sono occupate di famiglia, figli e anziani. Occorre studiare un sistema contributivo per le persone che comunque hanno svolto un lavoro di cura. Portare a scuola i figli e accudire gli anziani è infatti un lavoro vero e proprio. Tra le soluzioni interessanti c’è anche “Quota 96”, ma quest’ultima non basta.

Dopo la settima salvaguardia il problema degli esodati può dirsi finalmente risolto?

Ritengo che non sarà risolto. Sulle questione esodati ci sono stati forniti dei dati emersi da un’indagine, e prevedo quindi che non ci fermeremo ai numeri ufficiali. Mi piacerebbe che con la settima salvaguardia si riuscisse a risolvere tutti i problemi degli esodati, ma mancano alla conta tra le 15 e le 20mila posizioni.

Perché la questione esodati dopo quattro anni non è ancora stato risolto?

L’Ue aveva proposto al governo del dopo Monti circa 40 milioni all’anno per cinque anni per risolvere il problema esodati. Il governo italiano però non si è degnato nemmeno di rispondere a Bruxelles. Da un punto di vista politico nessuno può opporsi a una battaglia di giustizia come quella che sta portando avanti l’intero parlamento.

 

Qual è allora il problema?

Il problema sono sempre le coperture, nel senso che la Ragioneria di Stato e il ministero dell’Economia si mettono di traverso perché mancano soldi. Proprio per aiutare a reperire fondi, ho presentato una mozione per la rivisitazione delle aliquote fiscali rispetto alle pensioni d’oro e d’argento. Tutti sono pronti a dire in tv che le pensioni d’oro sono uno scandalo, ma pochi sono disposti a fare qualcosa.

 

In pratica che cosa propone?

Anche grazie all’aiuto di alcuni costituzionalisti, abbiamo cercato un modo per recuperare risorse dalle pensioni più ricche. In sintesi si tratta di una rimodulazione fiscale per le pensioni al di sopra dei 90mila euro lordi l’anno, che oggi pagano un’aliquota del 43% anche quando l’importo dell’assegno percepito raggiunge cifre molto più alte. La nostra proposta è di applicare aliquote fiscali differenti, in modo da recuperare risorse per innalzare l’ammontare da una a sei volte la minima e cercare dei soldi in modo da risolvere una volta per tutte il problema esodati.

 

(Pietro Vernizzi)