“Quando si parla di lavoratori precoci e mestieri usuranti in un Paese come l’Italia, il rischio è che tutto ciò si traduca in scappatoie per aggirare la forma e la sostanza delle norme, e quindi per aprire dei buchi di bilancio”. Lo sottolinea Mario Seminerio, direttore del blog Phastidio.net. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro pubblico e privato alla Camera dei deputati, ha proposto di istituire la cosiddetta “Quota 41”. Quest’ultima prevede che chi ha iniziato a lavorare molto giovane possa andare in pensione senza penalizzazioni e a prescindere dall’età, non appena raggiunge i 41 anni di contributi.



Seminerio, quali soluzioni ritiene che vadano individuate per i lavoratori precoci che vogliono andare in pensione?

Il problema si pone sia per i lavoratori precoci, sia per i cosiddetti lavori usuranti. Esiste però il consistente rischio che attraverso la definizione di lavoratore precoce e quella a essa complementare di mestiere usurante si trovi la scappatoia per abbassare in modo consistente l’età pensionabile di ampie e crescenti fasce della popolazione. Bisogna capire che cosa sia realmente una professione usurante, e quali siano le condizioni del lavoratore precoce. Ogni caso fa storia a sé, ma questo è un Paese che ha una robusta tradizione di scappatoie per aggirare la forma e la sostanza delle norme, e quindi per aprire dei buchi.



Che cosa ne pensa di Quota 41 proposta da Cesare Damiano?

Bisogna vedere quanto costa questa misura. Mi sembra però una reiterazione di quanto dicevo prima, e cioè del fatto che si sta cercando di aumentare le possibilità di uscita anticipata dal lavoro, anche con l’idea fallace che questo determinerà nuovi ingressi. Ci si illude che misure come questa siano di per sé sufficienti per determinare un aumento dell’occupazione giovanile.

Damiano tra l’altro ha firmato anche un ddl sulla flessibilità…

Lo stesso disegno di legge Damiano-Baretta mi lascia abbastanza perplesso, in quanto è una misura che determinerebbe forti aumenti degli oneri per tutto il sistema previdenziale italiano. In questo momento però non ce lo possiamo permettere. Altro discorso è che occorra mettere mano in modo serio a soluzioni per i lavoratori precoci e per i mestieri usuranti.



Quale definizione di lavori usuranti propone per evitare scorciatoie?

Ritengo che la definizione vada trovata in base a valutazioni mediche e per tipologie di mansione. Il lavoro usurante è quello che determina l’esigenza di un’applicazione costante e che comporta rischi per sé e per persone terze, come per esempio nella movimentazione di mezzi pesanti. E’ un concetto scivoloso, tanto è vero che in passato si è chiesto di applicare il concetto di lavoro usurante agli stessi insegnanti. Soprattutto a quelli di asilo e scuola elementare, che da una certa età in poi ritengono di non avere la capacità psicofisica per seguire le classi.

 

Occorrono misure per aiutare ad andare in pensione anche le donne che per alcuni anni non hanno lavorato in quanto si sono occupate della famiglia?

E’ necessario fare un discorso relativo alla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita familiare. Nel momento in cui però questo Paese vive una devastante crisi fiscale, è molto problematico conciliare questa realtà con precetti sia pure giusti e condivisibili. Se saremo bravi e fortunati riusciremo a fare rientrare nel concetto della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita le giovani generazioni correnti. Per quelle precedenti lo ritengo difficile per manifesta mancanza di risorse.

 

Ancora una volta non se ne farà nulla?

Purtroppo abbiamo passato 20 anni a parlare di quoziente familiare, ma sono sempre rimasti chiacchiere perché al momento di tradurle in pratica ci si è scontrati con la realtà. Quest’ultima è fatta di una crisi fiscale che si sta aggravando con il passare del tempo.

 

(Pietro Vernizzi)