“Nella Legge di Stabilità cominceremo ad affrontare il tema delle pensioni. La flessibilità comporta che la copertura sia garantita in parte dallo Stato, purtroppo non riusciremo a correggere tutte le ingiustizie. Dobbiamo iniziare da quelle più grandi”. Lo ha detto il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli, inytervenuta alla tradizionale festa del Partito Democratico a Piacenza. “Contiamo di arrivare a fine legislatura accompagnando lo scalone della Fornero con maggiore gradualità”, ha aggiunto, spiegando che anche “il contributo di solidarietà progressivo è un principio da riprendere. Il tema del lavoro buono è fondamentale”.
Parlando di flessibilità, Matteo Renzi “voleva dire che le pensioni sono un tema in agenda, ma che non deve gravare sulle casse dello Stato”. Lo ha detto a margine della Summer School della Confartigianato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, secondo cui Renzi “ha fatto bene a richiamare la necessità di compatibilità finanziaria”. Il governo lavora infatti sulle pensioni, “ma modi e tempi dipenderanno dalla compatibilità finanziaria”, ha spiegato ancora Baretta, aggiungendo che un eventuale intervento sulla flessibilità in uscita “può essere in Stabilità o in una legge ad hoc o un provvedimento successivo”. “Effettivamente – ha poi concluso – la discussione è se l’intervento sulla flessibilità è a costo zero: perché se si intende il lungo periodo il risparmio c’è, ma nei primi anni un costo c’è perché lo stato deve anticipare la quota parte”.
“C’è questa ossessione del costo zero che obbedisce a una giusta preoccupazione: quella di non dare un segnale all’Europa di voler cancellare una riforma che è considerata la madre del risanamento dei conti italiani. È vero. Peccato che questo risanamento sia andato tutto sulle spalle dei pensionati”. Lo dice Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, intervistato da La Repubblica. “Detto ciò, è ovvio che per i primi anni di uscita anticipata ci sarà un costo”, ha aggiunto commentando le recenti dichiarazioni di Matteo Renzi che invece ha immaginato un intervento a costo zero per lo Stato. “Nei primi anni non esiste un’ipotesi di questo tipo – spiega Damiano – Ma quando si ragiona di pensioni bisogna allungare lo sguardo. E allora se si proietta l’anticipo della pensione lungo la durata dell’aspettativa di vita (mediamente oggi intorno agli 80 anni) si scopre che ai primi anni di costo corrispondono negli anni successivi dei risparmi. Alla fine la differenza tra l’attuale sistema e quello con la pensione anticipata sarebbe pressoché irrilevante”. Secondo Damiano, se il governo vuole fare un’operazione di questo tipo “può spiegarlo a Bruxelles perché nel tempo ci sarà un’invarianza di costi”.
“Sì a una maggiore flessibilità in uscita, ma a costo zero” ed “evitando uno spostamento di risorse aggiuntive verso la previdenza”. A parlare è il viceministro dell’Economia Enrico Morando, intervistato dall’Adnkronos per fare il punto sulla prossima legge di stabilità. “Nessuno aveva mai detto che ci sarebbe stato un intervento con la prossima legge di stabilità – spiega ancora replicando alle recenti polemiche – Si tratta di un problema che deve essere affrontato nei tempi giusti”. Tuttavia, secondo il viceministro “resta ferma l’esigenza di non determinare un ulteriore squilibrio a favore della spesa previdenziale rispetto ad altre necessità dello stato sociale”. Per questo motivo, “se si realizza un intervento di anticipo dell’uscita dal lavoro bisogna farlo senza prendere quote di risorse significative dal bilancio per spostarle sulle pensioni. Se ci sono risorse vanno impiegate per affrontare il dramma delle famiglie in situazione di povertà assoluta a partire da quelle dove ci sono bimbi piccoli e anziani. A mio avviso l’intervento sulle pensioni si può fare ma a costo zero per il bilancio”.
Una riforma delle pensioni che permetta maggiore flessibilità in uscita è possibile, ma dovrà essere a costo zero. Lo ha confermato Matteo Renzi, intervenuto ieri sera a Porta a Porta da Bruno Vespa. “Dobbiamo trovare un meccanismo per cui chi vuole andare in pensione un po’ prima rinunciando a un po’ di soldi possa farlo, il problema è quanto prima e quanti soldi”, ha spiegato il premier. “Spererei di farlo nelle prossime settimane e mesi. Sono ottimista ma per lo stato deve essere a somma zero”. Dopo le indiscrezioni anticipate ieri da La Repubblica, i sindacati sono tornati a farsi sentire per ribadire la necessità di una legge di stabilità che affronti il tema delle pensioni, “introducendo quella flessibilità necessaria da un lato a dare risposte più eque a chi è in procinto di uscire dal mondo del lavoro e dall’altro in grado di consentire l’accesso allo stesso per i giovani. Le risorse, quando vi è l’intenzione, si cercano e si trovano”, ha detto Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. “La flessibilità in uscita – ha aggiunto – è necessaria per dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici che non possono rimanere al lavoro perché svolgono mansioni improponibili alle età previste, perché precoci o perché non hanno più un’occupazione”.
Sindacati sul piede di guerra dopo la notizia diffusa da La Repubblica secondo la quale non ci sarebbero le coperture necessarie per introdurre l’annunciata flessibilità in uscita nella Legge di Stabilità. “Siamo davanti alla classica goccia che fa tracimare il vaso, il rinvio di una questione così importante, come quella previdenziale, avrebbe il sapore di una beffa molto amara per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici”, ha commentato il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti. “Così si rischia di svuotare il confronto che la commissione Lavoro della Camera intende avviare da mercoledì prossimo sulle diverse proposte di legge presentate in Parlamento in materia di flessibilità nell’accesso alle pensioni, le quali hanno il merito di individuare ricette sostenibili per il lavoratore e per lo stesso bilancio dello Stato, trovando puntualmente le coperture necessarie”, ha aggiunto il sindacalista, secondo cui “dopo un’estate passata dal governo a raccontarci che un intervento sulle pensioni è necessario, anche per sbloccare posti di lavoro utili non solo per i giovani, saremmo di fronte alla ennesima chiacchiera comunicativa priva di contenuto del governo Renzi”.