Recentemente l’Osservatorio sul lavoro autonomo del ministero dell’Economia ha rilevato che le Partite Iva aperte da lavoratori italiani tra i 51 e i 64 anni sono aumentate del 7,5% a ottobre 2015 rispetto allo stesso mese del 2014, mentre le Partite Iva “giovani” hanno subito una leggera flessione. Va tuttavia considerato che gli under 35 restano pur sempre il 48% delle nuove Partite Iva.



Per quanto i livelli della mobilità nel lavoro siano più bassi di quelli pre-crisi (chi ha un posto di lavoro tendenzialmente non lo cambia), spesso i flussi di lavoro subordinato in uscita si trasformano in lavoro autonomo. Certo, l’unico vero parametro che davvero definisce il lavoro autonomo è il fatturato (una Partita Iva che fattura 15.000 euro l’anno è lavoro autonomo?); resta il fatto che il ricollocamento di chi esce dal mercato avviene in modo considerevole in questa forma.



Con particolare riferimento agli over 50, le tipologie di lavoratore che definiscono le Partite Iva sono due: a) coloro che hanno perso il posto da dipendente e che pur avendo una buona professionalità faticano a ricollocarsi in rapporto subordinato; b) pensionati che si offrono per vari lavori di consulenza.

Per quanto riguarda questi ultimi, in virtù del nuovo regime dei minimi in vigore l’anno scorso, i pensionati potevano cumulare una pensione fino a 30 mila euro con un fatturato da Partita Iva che poi veniva tassato soltanto al 5%, situazione che andrà avanti quest’anno con il nuovo regime forfettario.



Le aziende che scelgono un pensionato scelgono una expertise che non appartiene al giovane, quindi è fuori luogo parlare di lavoro “rubato” ai giovani. Resta il fatto che il rapporto tra i giovani e il lavoro autonomo va affrontato una volta per tutte, perché nella maggior parte dei casi è lavoro subordinato senza alcuna tutela mascherato da lavoro autonomo.

A questo proposito, il governo sta lavorando sul ddl lavoro autonomo che, nelle intenzioni del legislatore, vuole proprio intervenire su questa crepa del nostro mercato del lavoro. Il ddl sul lavoro autonomo costituisce il primo testo in Italia specificatamente dedicato ai rapporti di lavoro che divergono dal lavoro subordinato e dalle collaborazioni esterne.

In particolare, il provvedimento introdurrà la polizza e l’incentivo fiscale in caso di mancato pagamento del cliente, l’indennità di maternità, misure speciali per la malattia (grave), la deducibilità delle spese sostenute per la formazione professionale e il cosiddetto lavoro agile. Inoltre il ddl conferma l’intento della legge di stabilità per il 2016 di aprire le porte dei bandi pubblici, sino a oggi riservati esclusivamente alle aziende, anche ad autonomi e professionisti.

Giro di vite quindi per le Partite Iva: il popolo mai rappresentato da nessuno (incredibile ma vero) attende con fiducia.

 

Twitter @sabella_thinkin