La legge di stabilità varata dal Governo presieduto dal Primo Ministro Matteo Renzi, ha introdotto diverse novità anche in tema di pensionamento. Nello specifico nel comma 285 si fa riferimento alla nuova possibilità di part-time per lavoratori a cui mancano meno di tre anni per raggiungere i criteri per accedere al sistema pensionistico ed ossia per lavoratori che maturano tali requisiti entro il 31 dicembre 2018.



Tale categoria di lavoratori, in accordo con il proprio datore di lavoro, potranno ridurre l’orario di lavoro da un minimo del 40% fino ad un massimo del 60% prendendo a fine mese in busta paga un importo aggiuntivo corrispondente alla contribuzione previdenziale relativa alla prestazione lavorativa non effettuata.

Sono i due punti forti sulla riforma pensioni delle ultime settimane, uno è il presidente dell’ines Tito Boeri e l’altro è il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, nonché ex ministro del lavoro nei governi di fine anni novanta nel centrosinistra, Cesare Damiano. Come abbiamo riportato ieri, il presidente Damiano ha fornito numerose dichiarazioni sul fronte previdenziale cercando di seguire le proposte di Boeri di domenica scorsa specie sull’accordo di base sulla flessibilità in uscita. Damiano di fatto ha applaudito al piano Boeri ma nello stesso tempo gli intima di riconoscere che quella proposta il Pd l’aveva già fatta, proprio da Damiano assieme a Baretta e Gnecchi. Cosa prevedeva? 4 anni di anticipo nell’uscita dal lavoro e 35 anni di contributi, con la penalizzazione massima non oltre l’8%. Il disaccordo arriva invece sul costo dell’impianto in generale, con profonde differenze: secondo Damiano se l’inizio di questa uscita dal lavoro ha un costo, per i successivi 19 anni ci saranno perfino risparmi, con l’aspettativa di vita salita che favorirebbe quella fascia dai 66 anni e 7 mesi fino agli 85. Mentre Boeri contesta proprio questo costo iniziale che poi tanto iniziale non è, secondo il presidente Inps: ci sarebbe un esborso da 8 miliardi di euro, cifra ritenuta davvero inattendibile da Boeri.



Mentre il dibattito politico continua ad essere piuttosto acceso al riguardo del tema della flessibilità in uscita, punto focale anche per il rilancio del lavoro giovanile, l’Inps delinea tutte quelle che sono le regole utili  sulle pensioni per fruire della settima salvaguardia inserita nella Legge di Stabilità. Nello specifico entro il prossimo 1 marzo 2016 i circa 26 mila e 300 lavoratori tutelati dalla settima salvaguardia dovranno presentare domanda all’Inps oppure alle direzioni territoriali del lavoro. Per effetto di una circolare (la numero 1/2016) l’Inps ha voluto chiarire alcune questioni. Tra i passaggi più importanti c’è la regola che prevede la medesima procedura per ciascuna categoria di esodati. Altro aspetto importante è che nella stessa circolare venga chiarito a chi presentare la domanda, caso per caso. Per quanto concerne i lavoratori in mobilità o trattamento speciale edile e prosecutori volontari la domanda deve essere presentata all’Inps (online oppure per mezzo di patronati). Per lavoratori cessati per accordi o risoluzione unilaterale, in congedo per assistere figli con disabilità oppure con contratto a tempo determinato al DTL anche se possono fruire della possibilità di farlo anche all’Inps.