Tito Boeri promette che le buste arancioni dell’Inps, contenenti la simulazione della pensione che un cittadino riceverà in futuro, verrano spedite. “Ci impegniamo a mandarle perché bisogna raggiungere tutti, dobbiamo trovare il modo”. Il Presidente dell’Inps sembra quindi andare nella direzione indicata dal Sottosegretario Enrico Zanetti, secondo cui gli italiani potrebbero informarsi on line anziché attendere una comunicazione dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. Boeri ha infatti spiegato che c’è chi non ha il Pin per accedere all’area riservata del sito e vedere così la simulazione della propria pensione.
“Per noi è fondamentale mandare a casa dei cittadini le comunicazioni anche con strumenti tradizionali perché dobbiamo coinvolgere tutti”, ha spiegato Boeri, secondo cui il rapporto fiduciario Inps-cittadino “non può essere sostituito da Internet”.
I lavoratori precoci continuano a organizzarsi per portare avanti la loro battaglia per riuscire ad avere la possibilità di andare in pensione, quanto meno con “Quota 41”, ovvero dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni. Sul gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” ci sono dei post che annunciano la prossima costituzione di un comitato in Lazio e in Umbria. Già all’inizio dell’anno a Torino era nato il comitato territoriale Nord-Ovest. Con iniziative comuni e coordinate sarà forse più facile per i lavoratori precoci cercare di far valere le proprie ragioni.
Arnaldo De Porti, ex dirigente bancario, non è ottimista sul futuro pensionistico dell’Italia. Le continue discussioni sulle pensioni future che compaiono anche nei talk show televisivi, scrive, “non depongono certo a favore di un qualche ottimismo”. De Porti ricorda come lo Stato sia debitore verso i cittadini di cifre elevate, nonostante, per restare in tema di pensioni, la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni voluto dal Governo Monti. “Insomma – scrive anche De Porti. si respira un’aria che fa pensare al peggio: non mi meraviglierei infatti se, improvvisamente (e i nostri governi si sono sempre dimostrati specialisti in questo), qualcuno decidesse, per amor di… patria-poltrona, limare tutte le pensioni infischiandosene dei cosiddette diritti acquisiti”.
Per Opzione donna oggi è un giorno speciale. Il Comitato che tanto si è battuto per vedere riconosciuto un diritto delle italiane, prima con una class action e poi con una forte azione di pressing sui politici, festeggerà a Roma la recente vittoria ottenuta: quella proroga contenuta nella Legge di stabilità. L’appuntamento è alle 18:30 al Caravel Hotel di Roma. Sarà un’occasione per ripercorrere la storia di una battaglia riuscita e che forse potrà essere d’esempio sia alle donne nate dopo il 30 settembre del 1958 (o del 1957 se autonome), che devono sperare nel “contatore” per poter usufruire di Opzione donna, sia per i lavoratori precoci, che ancora attendono una misura specifica per il loro problema.
Cesare Damiano torna a ribadire l’importanza della flessibilità pensionistica per il 2016, con l’introduzione della possibilità di andare in pensione da 62 anni e 7 mesi con 35 annualità di contributi e una penalizzazione massima dell’8% sugli assegni. Il Presidente della commissione Lavoro ha voluto indirettamente rispondere al Sottosegretario Zanetti ribadendo che questa soluzione avrebbe dei costi nei primi 4 anni, per poi generare risparmi per i successivi 19, considerando un’aspettativa media di vita di 85 anni. Con la flessibilità si creerebbe anche uno strumento utile per chi resta disoccupato dopo i 60 anni e per favorire il turnover nelle aziende e di conseguenza l’occupazione giovanile.
Non arrivano buone nove per chi spera in un intervento di riforma delle pensioni in questo 2016. Il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ha rilasciato dichiarazioni che lasciano intendere che prima della flessibilità pensionistica ci sono interventi più importanti da realizzare. Tutto è cominciato nello studio della trasmissione diMartedì, quando Alan Friedman, sostenitore delle tesi di Tito Boeri, ha chiesto al rappresentante del Governo se l’esecutivo intende varare la flessibilità pensionistica che anche il Presidente dell’Inps ritiene necessaria. Zanetti ha risposto che sicuramente è più urgente pensare a chi, in età avanzata, resta senza occupazione e non ha la possibilità di accedere alle pensione, piuttosto che preoccuparsi di persone che un lavoro ce l’hanno, ma vorrebbero legittimamente andare in pensione qualche anno prima.
In un certo senso, quindi, Zanetti vedrebbe di buon occhio un altro intervento caro a Boeri: il reddito minimo per gli over 55 disoccupati. Il Sottosegretario ha anche detto che i costi della flessibilità avrebbero effetti sul bilancio pubblico che richiederebbero 30 anni prima di poter essere riassorbiti. Dunque sembra che la flessibilità dovrà aspettare ancora.