Una citazione di Harvey MacKay, noto uomo d’affari americano nonché autore di pubblicazioni molto popolari, dice che “il tempo è gratis (…), ma una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro”. Il celebre detto non dovrebbe dispiacere a chi nella vita fa il sindacalista, visto che si dice che il tempo non è di per sé un costo, nemmeno per chi lavora. MacKay però aggiunge che non si può avere indietro il tempo perso. E chissà, in questo caso, cosa ne pensa il sindacalista, non sempre tempestivo nella sue scelte.



Proprio in questi giorni, non senza soddisfazione, Cgil Cisl e Uil hanno presentato un’intesa unitaria sulla riforma dei contratti. Se si esclude il Testo Unico sulla Rappresentanza del 2014, l’ultimo accordo generale risale al 2009; questa intesa giunge evidentemente con un po’ di ritardo. C’è di buono che è appunto unitaria, quella del 2009 non lo era: la Cgil infatti non l’aveva condivisa e sottoscritta. Al di là del fatto che voci piuttosto autorevoli criticano il documento nei suoi contenuti – in ultimo Squinzi, ma anche Marchionne, Storchi, Sacconi, Ichino, Cazzola e lo stesso Renzi – va certamente considerato che, quantomeno, nella discussione che ne nascerà si partirà da un punto comune e condiviso, proprio in virtù dell’unitarietà dell’accordo.



La mancata unità sindacale tra Cgil Cisl e Uil dura da quasi due decenni, negli ultimi anni le Parti si sono ritrovate unite in modo significativo per tre volte e, sempre, per dinamiche difensive: nel 2011, quando Sacconi fece l’articolo 8; nel 2013, quando – dopo la sentenza della Consulta sul caso Fiat – ci fu la pre-intesa su rappresentanza e rappresentatività; nei giorni odierni, quando il documento in oggetto nasce per arginare il Legislatore e un suo possibile intervento su questioni regolatorie sulle quali, oggettivamente, le Parti sociali hanno qualche ritardo.

Al di là di questioni di merito dell’intesa – su cui chi scrive si limita a sottolineare la mancanza di chiarezza che dura da molto tempo nel rapporto tra contratto collettivo nazionale e contratto di secondo livello, qual è invero la funzione del primo in relazione al secondo… -, ci sono due questioni che al momento non trovano chiare indicazioni nelle parole dei protagonisti promotori del lavoro.



In primis, qualcuno dice che il Legislatore potrebbe recepire le linee guida di questa intesa e, a questo punto, rafforzare l’erga omnes, ovvero l’esigibilità dei contratti. Certo, se il Legislatore intervenisse farebbe proprio questo, ma un conto è che lo faccia in merito ai criteri di rappresentatività e sancisca così regole chiare per stabilire cos’è una maggioranza sindacale; un conto è che lo faccia in merito a questioni legate alla contrattazione, sebbene recependo le linee guida del neo accordo sindacale: domani quella legge sarà applicata dal giudice del lavoro, e – abbiamo visto – le sentenze in ambito lavoristico sono alquanto creative, per usare un eufemismo.

Ma c’è un aspetto ancor più curioso: i sindacati si dicono pronti a dialogare con gli imprenditori e lo stesso Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, in un’intervista a La Repubblica ha commentato dicendo “bene se anche Confindustria dice si”. Ora: premesso che Squinzi ha detto che “la proposta è antistorica e già superata” (dal contratto dei chimici, nda), quale posizione può prendere l’Associazione degli Industriali nel semestre bianco del suo Presidente?

Le incognite sono molte, vedremo come la situazione evolverà. Certo è che, ancora una volta, i sindacati non brillano per puntualità. Ciò che invece è molto puntuale è il tempo, “nel farci capire molte cose in ritardo” (cit.).

 

Twitter @sabella_thinkin

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