Per molti italiani il 2016 rischia di essere un altro anno “alla ricerca della pensione perduta”. Su Facebook chi è in attesa di capire se potrà andare in pensione, dopo le promesse del Governo per il nuovo anno, c’è anche chi la prende sul ridere (forse per non piangere), utilizzando un post del comico Gianni Fantoni, che ha scritto: “Anno nuovo già denso di novità: Harrison Ford farà ancora Indiana Jones. Trama: Indy va all’Inps per avere la pensione, ma misteriosamente gli mancano alcune annualità di contributi… “Indiana Jones e le Pensione Maledetta””.



Per alcuni italiani non è un film, ma una realtà. Vedremo se con l’anno nuovo cambierà qualcosa.

Da questo mese di gennaio entra in vigore una importante novità che riguarda tutti i pensionati. Nello specifico riguarda le modalità e soprattutto la tempistica con cui l’Inps andrà ad erogare gli importi pensionistici mensili. Entrando maggiormente nel merito della vicenda, le pensioni verranno messe in pagamento il secondo giorno bancabile quindi significa che i milioni di pensionati potranno ritirare la pensione lunedì 4 gennaio presso gli sportelli mentre gli accrediti sui conti corrente avverranno il giorno 5 gennaio. Le modalità torneranno alla normalità a partire dal mese di febbraio salvo che il primo giorno del mese sia festivo.



Qualcosa nel 2016 andrà fatto in tema di pensioni. Che qualcosa non funzioni nel sistema previdenziale lo dimostrano anche i numeri del Friuli Venezia Giulia elaborati dal ricercato dell’Ires-Fvg Alessandro Russo, che mostrano come i pensionati siano in diminuzioni, ma si registri un aumento della spesa per i trattamenti pensionistici sul Pil. Quest’ultima nel 2014 è infatti arrivata al 19,6%, con un +0,9% rispetto all’anno precedente, mentre i pensionati sono diminuiti di oltre 4.000 unità, in particolare come effetto della Legge Fornero, che ha innalzato l’età pensionabile. In Friuli si riscontra poi un problema comune a tutta Italia: i redditi da pensione delle donne sono inferiori a quelli degli uomini (di circa il 33%) e un terzo circa dei pensionati non arriva a prendere un assegno superiore ai 1.000 euro lordi mensili.



Il nuovo anno si apre, in tema pensionistico, con un nuovo attacco che Susanna Camusso, segretario nazionale della CGIL, sfera ai danni del Governo presieduto dal Premier Matteo Renzi. In particolare la Camusso nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano il Manifesto fa presente: “Se vogliamo la fine dell’austerity in Europa, refrain più volte ripetuto dallo stesso Renzi, dobbiamo mettere al centro il lavoro, la redistribuzione dei redditi e la riduzione delle disuguaglianze. Non il profitto, l’impresa e la finanza”. Focalizzando l’attenzione maggiormente sulla questione pensioni, la Camusso ha ribadito come la Cgil insieme a Cisl e Uil, abbia adottato una piattaforma unitaria per ottenere la flessibilità a partire dai 62 anni e la cosiddetta quota 41 per i lavoratori precoci.

Si spera che una riforma delle pensioni nel 2016 possa portare un po’ di sollievo ai pensionati, che continuano a fare i conti con un Irpef sempre più pesante. I dati del rapporto Lef, Associazione per la legalità e l’equità fiscale, sulla struttura dell’Irpef, segnalano infatti che dal 2003 al 2013 l’imposta per pensionati e lavoratori dipendenti è cresciuta dal 75,59% all’80,23%, mentre è diminuita per altre tipologie di reddito: autonomo, d’impresa da partecipazioni e altri redditi. All’Adnkronos Lelio Violetti, Responsabile dell’Ufficio studi di Lef, ha spiegato che “l’Irpef è sempre più alimentata dai redditi da lavoro dipendente e da pensione, con una crescita costante dell’incidenza soprattutto per le pensioni”. In effetti, a registrare la maggior crescita percentuale è proprio la categoria dei pensionati, con un incidenza passata dal 21,19% del 2003 al 25,65% del 2013.

Il rapporto evidenzia anche che l’imposta derivante dai redditi da lavoro dipendente e da pensione è oltre il 75% del totale in tutti gli anni d’imposta del periodo. Per quanto concerne i redditi dichiarati, emerge invece che l’ammontare del reddito da lavoro dipendente supera il 52% del totale dei redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo. L’ammontare del reddito da pensione supera il 26% del totale dei redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo e nel 2013 arriva al 30,32%. L’ammontare complessivo dei redditi di lavoro dipendente e da pensione varia tra il 79% e l’83,5% del totale dei i redditi in tutti gli anni d’imposta del periodo.