Ancora una volta dall’Ue sembra arrivare uno stop a qualsiasi riforma delle pensioni che cambi la Legge Fornero. Oggi, infatti, la Commissione europea, nel suo Rapporto sulla sostenibilità delle finanze pubbliche ha evidenziato che ci sono dei rischi alti sul debito dell’Italia nel medio periodo. Bruxelles segnala in ogni caso che non sembrano esserci rischio nel lungo periodo “supponendo la piena attuazione delle riforme pensionistiche adottate in passato e a condizione del mantenimento della bilancia strutturale primaria al livello previsto dalla Commissione per il 2017 (2,5% del Pil) ben oltre quell’anno”.



In buona sostanza sembra difficile mettere mano alla legge Fornero senza far storcere il naso a Bruxelles. Se davvero quindi Renzi intende mettere mano alle pensioni potrebbe trovarsi nei guai (un’altra volta) con la Commissione europea. 

Nuova azione di pressing di Cesare Damiano nei confronti del Governo Renzi per varare una riforma delle pensioni che introduca la flessibilità nel sistema. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera si dice d’accordo con l’idea che il Premier ha dell’Europa, “più sociale e meno legata all’austerity”. Damiano vorrebbe però che Renzi non sia contraddittorio: “Non deve più accettare la logica del ‘non si può fare perché l’Europa non vuole’ sul tema della flessibilità delle pensioni. E ha ribadito che il 2016 deve essere l’anno di un intervento sulle pensioni, in modo che a 62 anni, con 35 di contributi, si possa lasciare il lavoro con una penalizzazione dell’8% sull’assegno pensionistico, perché “significa consentire il giusto riposo a chi è più anziano e aprire ai giovani le porte delle aziende”. 



Adesso è ufficiale: con il messaggio numero 283 l’Inps riprenderà a lavorare le domande di pensioni riguardanti Opzione donna. Di fatto l’Istituto nazionale di previdenza sociale recepisce la disposizione della Legge di stabilità. Nel testo del messaggio è scritto: “Si invitano le Sedi a procedere alla lavorazione delle domande di pensione di anzianità in c.d. regime sperimentale donna presentate dalle lavoratrici che hanno perfezionato i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015 e la cui decorrenza della pensione si colloca successivamente alla predetta data”. Viene altresì specificato che la Direzione centrale si riserva “di fornire, con successiva circolare, ulteriori chiarimenti utili per l’applicazione della disposizione in parola”. 



In vista di una possibile riforma delle pensioni nel 2016 emergono numeri molto utili. Il Sole 24 Ore ha pubblicato oggi le elaborazioni di Datalavoro sull’archivio Inps, da cui emerge che l’importo mensile medio delle pensioni di anzianità sfiora i 1.600 euro: cifra che scende a 676 euro nel caso di pensioni di vecchiaia. Superiori ai 1.500 euro gli assegni derivanti da prepensionamenti. Considerando anche le pensioni di invalidità e gli assegni sociali, l’importo medio a livello nazionale si colloca a 825 euro. Tra i capoluoghi di provincia per ricchezza delle pensioni svettano Roma, Milano e Napoli. Mentre sono Biella, Ancona e Ferrara le province dove è più alta l’incidenza percentuale delle pensioni sulla popolazione residente. 

Mentre ancora non è chiaro se il Governo interverrà davvero sulle pensioni nel 2016, c’è chi è preoccupato per l’Inps. L’Usb pubblico impiego ha infatti manifestato, con Usb pensionati, davanti alle sede romana di via Ballarin, dove era prevista una convention dei dirigenti dell’Istituto nazionale di previdenziale sociale. Il sindacato di base non solo contesta le nomine del Presidente Boeri e del Direttore generale Cioffi, ma evidenzia come lo stesso Boeri, tramite il progetto di far conoscere agli italiani la pensione che prenderanno, stia di fatto cercando di “sponsorizzare” la previdenza complementare. C’è poi la preoccupazione per le ipotesi di ricalcolo delle pensioni mosse tempo addietro dal Presidente del’Inps.

La settima salvaguardia degli esodati approvata con la Legge di stabilità non soddisfa una parte del mondo politico, né di quello sindacale. Cesare Damiano ha già parlato di ottava salvaguardia da varare, così come Carla Cantone, Segretario generale uscente dello Spi-Cgil. Gli esodati, da parte loro, non hanno mai smesso di lottare per far sì che nessuno venga lasciato fuori dai provvedimenti di salvaguardia. A questo proposito è stato organizzato oggi a Genova (alle 10:30 in Via San Giovanni D’Acri 6 Genova-Cornigliano presso la sede Cgil Inca) un incontro tra gli onorevoli Giacobbe e Olivieri con gli esodati liguri per fare il punto della situazione. È la stessa Rete dei Comitati degli esodati a darne notizia, invitando non solo gli esodati liguri, ma anche quelli delle regioni limitrofe, a partecipare, così da sollecitare ai due parlamentari la richiesta di un impegno per l’ottava salvaguardia. Ci sono infatti circa 24.000 persone che ancora non hanno una tutela. 

Dopo aver visto tutte le novità sulla domanda nel mondo scuola per la riforma delle pensioni 2016, ipotetica al momento ma in corso d’opera ormai da mesi, passiamo a segnalare, con i dati forniti dal sito PensioniOggi, quasi sono tutti i requisiti per il pensionamento all’interno del mondo scuola. Da dirigenti a semplici docenti, ecco tutte le novità decise dall’Inps; la domanda di cessazione di servizio, può essere presentata dal personale in possesso di 42 anni e 10 mesi di anzianità di servizio (41 anni e 10 mesi per le donne) senza poter operare alcun arrotondamento, oppure 66 anni e 7 mesi di età unita a 20 anni di servizio entro il 31 dicembre 2016. La decisione di Inps si rivolge anche verso tutti i docenti e il personale femminile e maschile di Ata, che alla data del 31 dicembre 2011 avevano maturato un diritto alla pensione (o anche di anzianità).Tramite il portale PensioniOggi, un’altro aspetto che riguarda la riforma pensioni 2016 è caratterizzato dal mondo della scuola: il personale docente ed educativo, ma anche amministrativo ed ausiliari della scuola, avrà tempo sino al 26 gennaio per poter presentare istanza di cessazione dal servizio. A comunicarlo è una nota pubblicata sul portale istanze online del Ministero dell’Istruzione. Prima di questa novità prorogata, il termine scadeva il 22 gennaio scorso, mentre ora spostando in là di altri 4 giorni il termine, permetterà fino a martedì di poter presentare la domanda di cessazione, ovviamente se avete maturato i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla normativa vigente. Ricordiamo che queso termine vale per tutti quei lavoratovi che intendono andare in pensione dal 1 settembre di quest’anno 2016. La domanda di cessazione dal servizio deve essere presentata solo tramite l’applicativo Polis “Istanze online” disponibile sul sito internet del Miur: per chi invece è residente all’estero, è contento presentare l’istanza anche con la modalità cartacea.

All’interno del dibattito, spesso anche molto accesso, sulla Riforma delle pensioni 2016, la Uil torna a chiedere con forza che il Governo introduca un sistema di pensione anticipata, perché “non tutti i lavori sono uguali e, dunque, non tutti possono andare in pensione alla stessa età”, ha spiegato il numero uno del sindacato, Carmelo Barbagallo. Alla flessibilità (che la Uil, insieme a Cgil e Cisl vorrebbe a partire dai 62 anni), ha aggiunto parlando a un convegno della UilPensionati organizzato a Catania, deve accompagnarsi l’introduzione della staffetta generazionale, in modo che i giovani possano essere aiutati a entrare nel mondo del lavoro. Il sindacalista ha anche rilevato come sia stato un errore “impegnare i giovani nei lavori socialmente utili che, spesso, si sono trasformati, per loro, in una condizione di precarietà. I lavori socialmente utili, invece, devono essere attribuiti a quei pensionati che, uscendo prima dai processi produttivi, possono arrotondare la loro magra pensione“.

La riforma delle pensioni continua ad essere oggetto di discussione politica con diverse personalità che si dimostrano costanti nel ricordare al Governo Renzi quanto sia necessaria una revisione soprattutto in ottica flessibilità e Opzione Donna. Tuttavia, vi vogliamo parlare, a proposito di donne, di una interessante regola della Legge di Dini, secondo la quale le lavoratrici madri possono ottenere uno sconto sull’età pensionabile di vecchiaia fino ad un anno. In particolare la legge dice che le lavoratrici madri sia del settore pubblico che di quello privato possono ottenere un anticipo rispetto alla data di entrata in pensione di 4 mesi per ogni figlio avuto fino ad un massimo di 12 mesi. Le beneficiare sono tutte le madri che vantano una contribuzione a partite dal 1 gennaio 1996 mentre ne sono tagliate fuori quelle che sono nel sistema misto o che hanno esercitato l’opzione donna.