I lavoratori precoci continuano a mobilitarsi e a organizzarsi. Un post sul gruppo Facebook “Pensioni lavoratori, precoci ed esodati” informa infatti che è in via di formazione una segreteria nazionale, composta di almeno sei persone (due dal Nord, due dal Centro e due dal Sud). Viene caldeggiata l’iscrizione ai gruppi territoriali già creatisi, in modo anche da procedere al nomina di un referente regionale. Una tappa importante sarà la costituzione di almeno un banchetto regionale composto da tre persone entro il 15 febbraio. Entro il 20 febbraio è prevista invece l’assemblea organizzativa per discutere delle successive azioni da intraprendere. Quella principale resta una grande manifestazione a Roma entro il 19 marzo. Mentre l’Unione Europa rende pubblico il rapporto sulla sostenibilità fiscale 2015 nel quale si afferma che i conti italiani sono in ordine a patto che non venga smantellata la riforma del sistema pensionistico, in Italia si continua a discutere di possibile da effettuare allo stesso sistema. In particolare il deputato del Partito Democratico nonché Presidente della Commissione alla Camera, Cesare Damiano, rilancia la flessibilità in uscita sottolineando: “Pronti a dimostrare al Premier come sia possibile attuare la flessibilità in uscita” aggiungendo che “le proposte dei parlamentari Pd della Commissione Lavoro della Camera sulla flessibilità delle pensioni sono chiare, non pasticciate e depositate già nella scorsa legislatura”.
Matteo Salvini sembra pronto ad appoggiare la causa dei lavoratori precoci. Sul gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” è stato infatti pubblicato un post in cui si informa che il leader leghista, oltre ad aver risposto a una mail, ha chiesto di poter avere una delle magliette del gruppo, che in sostanza chiedono che dopo 41 anni di contributi si possa andare in pensione. Salvini si era espresso a favore di ogni cambiamento della Legge Fornero, avendo dichiarato in tv che era pronto a votare l’indomani il ddl Damiano. Una proposta che contiene tra le altre cose “Quota 41”, proprio per venire incontro ai lavoratori precoci. E se ha chiesto di avere una maglietta probabilmente non esiterà a indossarla, magari durante un collegamento con uno dei programmi televisivi di cui spesso è ospite. Sarebbe certamente importante per i lavoratori precoci riuscire ad avere visibilità e attenzione, dato che troppo spesso sono rimaste in secondo piano.
Ancora una volta gli italiani sono chiamati a farsi carico degli errori dei propri Governi. Lo sottolinea Francesco Cavallaro, Segretario generale delle Cisal, a proposito della sostenibilità dei conti pubblici italiani che resta garantita dalla piena attuazione della riforma delle pensioni varata nel 2011. Per il numero uno della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori sul fronte previdenziale bisogna arrivare alla separazione tra la gestione dei contributi e quella della prestazioni assistenziali in capo all’Inps. Senza interventi, sottolinea Cavallaro, il rischio è che il Paese si trova a fare i conti con una bomba a orologeria per la propria economia.
L’aumento dell’età pensionabile che si sta verificando rende ancor più difficile da digerire il fatto che ci siano forti ostacoli nella ricongiunzione gratuita di posizioni previdenziali maturate in gestioni diverse. Lo evidenzia Maurizio Petriccioli, Segretario confederale della Cisl. Il quale, prendendo atto delle dichiarazioni del ministro Poletti sull’intenzione del Governo di affrontare il tema ricongiunzioni, evidenzia che bisognerebbe farlo all’interno di una “riflessione più generale che tenga insieme le ragioni della reintroduzione di modalità di accesso più flessibile al pensionamento con l’adeguatezza delle prestazioni”. In buona sostanza occorre che l’esecutivo avvii quanto prima un confronto per una vera riforma del sistema previdenziale.
Per i giovani il futuro previdenziale non sembra promettente. Meglio quindi pensare già a tutelarsi in qualche modo. La Gazzetta di Moderna riporta alcuni utili consigli che possono essere fatti propri in qualunque parte d’Italia. Maura Romagnoli, a capo del locale patronato Inca Cgil, ricorda che i fondi complementari possono aiutare ad aumentare gli assegni futuri, che calcolati con il contributivo pieno non saranno certo consistenti. Cristiano Marini, dell’Inas Cisl, segnala che i fondi chiusi sono un’occasione da non perdere, dato che una percentuale dei fondi viene messa anche dai datori di lavoro. Resta in ogni caso il problema dell’occupazione giovanile. E c’è chi sostiene che una flessibilità pensionistica potrebbe aiutarla grazie allo sblocco del turnover nelle aziende.
I sindacati e l’Inps hanno firmato un protocollo d’intesa con l’obiettivo di definire un nuovo quadro nazionale di regole di comportamento, che comprende anche momenti informativi e di confronto sui temi che interessano direttamente i pensionati. Verranno quindi programmati incontri periodi per presentare iniziative in materia previdenziale e assistenziale, inoltre sindacati e Inps affronteranno insieme, cercando di risolverle, eventuali disfunzioni e problematiche. Un punto importante è anche quello della creazione di un tavolo tecnico per verificare l’incidenza della spesa assistenziale sulle pensioni. In effetti quando si parla della spesa pensionistica complessiva in rapporto al Pil sarebbe interessante riuscire a capire a quanto ammontano gli assegni pensionistici reali e a quanto le altre prestazioni assistenziali erogate dall’Inps.
Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilpensionati hanno espresso soddisfazione per questo accordo e l’Inps ha garantito che si impegnerà a far conoscere tempestivamente messaggi e circolari sulle materie di interesse. Non tutti hanno infatti dimenticato le polemiche legate al ritardato pagamento delle pensioni nel mese di gennaio, comunicato sì dall’Inps, ma che ha colto di sorpresa comunque molti italiani. Ora per i sindacati c’è attesa per una risposta del Governo alle loro richieste per una riforma delle pensioni. Vedremo se e quando questa arriverà.