«Noi pensiamo che il sistema delle pensioni disegnato dalla legge Fornero vada adeguato alle nuove esigenze del mondo del lavoro e della società, attraverso l’introduzione della flessibilità in uscita». Lo afferma Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro del Senato. Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha pubblicato un rapporto nel quale si esprime un giudizio positivo sulla sostenibilità nel lungo termine del sistema pensionistico italiano, rilevando però che è in corso un dibattito politico per modificarne la formulazione.



Il messaggio della Commissione Ue è con la flessibilità il sistema pensionistico smetterebbe di essere sostenibile?

Nel Rapporto 2015 sulla sostenibilità del sistema fiscale, la Commissione Ue evidenzia come i conti pubblici dell’Italia non presentino fattori di rischio nel breve termine, mentre solo nel lungo termine uno choc potrebbe derivare dai cosiddetti crediti deteriorati che appesantiscono il sistema bancario. Il sistema pensionistico viene giudicato sostenibile, soprattutto dando piena attuazione alle riforme già approvate. In questo contesto, introdurre elementi di flessibilità in uscita dal lavoro non implica per forza, e in modo diretto, compromettere la sostenibilità dell’intero sistema pensionistico.



Qual è il tipo di flessibilità cui sta pensando il Pd?

Come Pd pensiamo a una flessibilità che vada incontro alle esigenze delle persone e del sistema produttivo, senza compromettere la riforma Fornero, che è stata un rimedio di emergenza e che adesso può essere adeguata meglio al contesto. Ora abbiamo infatti l’esigenza di incentivare il turn over nelle aziende per aumentare la produttività e la sostenibilità di lungo periodo, problema che si pone con meno giovani al lavoro e il calo demografico. E poi c’è il tema che sottolinea spesso il Premier Renzi: con altri 11 paesi nelle nostre condizioni, è chiaro che l’Ue ha di fronte la sfida di puntare sulla crescita e non più solo sull’austerity.



In caso di riforma delle pensioni, il governo italiano poi dovrebbe fare i conti con la Commissione Ue o essere costretto a tagliare altre spese?

Visto che, secondo le attuali regole, i conti pubblici di ciascuno Stato membro sono sempre sottoposti al controllo della Commissione Ue, è chiaro che anche gli interventi di flessibilità devono essere sostenibili per il bilancio. Il Pd non pensa a una riforma complessiva delle pensioni, ma a un intervento di adeguamento che rientra nelle scelte politiche che un governo deve compiere, rendendole sostenibili.

A quali principi deve ispirarsi la flessibilità pensionistica?

Noi pensiamo che il sistema delle pensioni disegnato dalla legge Fornero vada adeguato alle nuove esigenze del mondo del lavoro e della società, attraverso l’introduzione della flessibilità in uscita. Da un lato c’è il tema della vita lavorativa più frastagliata, che può rendere più conveniente per una lavoratrice o un lavoratore andare in pensione prima, seppure con un assegno ridotto, dall’altro la questione dell’accelerazione tecnologica, che richiede più giovani al lavoro.

Come fare sì che la flessibilità pensionistica si traduca effettivamente in nuovi posti di lavoro per i giovani?

Secondo me, bisogna pensare a incentivi e sgravi fiscali per le aziende che vogliono applicare il turn over, concedendo l’accesso alla pensione ai lavoratori più anziani e assumendo i giovani. Il part-time per chi è a tre anni dalla pensione, introdotto dalla legge di stabilità 2016, è un passo in questa direzione. Un’altra misura, che può essere utile alle lavoratrici e ai lavoratori, è l’accesso anticipato alla pensione in cambio di una decurtazione dell’assegno.

 

Come fare sì che tutto ciò non vada a scapito di chi accede alla pensione anticipata?

Esistono varie proposte in materia. È chiaro che il costo non può essere scaricato tutto sui lavoratori e per questo si può pensare anche a una compartecipazione delle aziende e dello Stato. Nel settore tecnologico, ad esempio, è interesse delle imprese fare entrare i giovani. Tutto questo è più sostenibile se la ripresa si consolida, ma a sua volta è anche un fattore di rafforzamento del sistema produttivo.

 

(Pietro Vernizzi)