La Provincia di Bolzano ha lanciato un piano per incentivare gli uomini a stare a casa con i propri figli sfruttando il congedo parentale che ancora non è così diffuso tra i padri, dando contemporenamente una mano alle donne, che possono così riuscire a conciliare meglio famiglia e lavoro. La proposta per ora è di un bonus da 200 euro, che può arrivare a 600 euro nel caso si sia disoccupati.



La cosa interessante è che il progetto sarà finanziato da una parte dei tre milioni di euro che i consiglieri hanno dovuto restituire dopo le polemiche sugli anticipi che avevano ricevuto sulle loro pensioni, un fatto che non aveva fatto altro che montare la polemica sulle pensioni d’oro dei politici. 

Patrizia Maestri, deputata Pd in commissione Lavoro, ha condiviso su Facebook un post di Cesare Damiano, in cui l’ex ministro ricordava che non è possibile sostenere che si vuole fare una politica per i giovani se poi l’età pensionabile dal 1° gennaio è salita a 66 anni e 7 mesi. Occorre quindi introdurre la flessibilità pensionistica. “Aziende popolate da anziani non solo saranno meno produttive, innovative e competitive, ma escluderanno i giovani e li faranno restare disoccupati”, scrive il Presidente della commissione Lavoro della Camera. Parole che ricordano anche quelle usate dai lavoratori precoci per ricordare che farli andare in pensione vorrebbe dire aprire la possibilità di posti di lavoro per i giovani. 



I lavoratori precoci non fanno passi indietro e ribadiscono le loro richieste. In un’intervista a UrbanPost gli amministratori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci a tutela dei propri diritti” spiegano di volere la pensione di anzianità a 40 anni di contributi o quella di vecchiaia a 60 anni, com’era prima della riforma delle pensioni targata Fornero. Al più sarebbero disponibili ad accettare la “Quota 41” proposta da Cesare Damiano. “Volevamo sottolineare che la nostra categoria ha già concesso molto con la riforma Dini passando da 35 anni di contributi a 40 anni di contributi per la pensione di anzianità”, spiegano ancora i lavoratori precoci. Vedremo se nel 2016 riusciranno a portare a casa qualche provvedimento specifico per loro che nel 2015 non si è visto.



L’edizione odierna di Avvenire ricorda alcune utili indicazioni in tema di pensioni per il mondo della scuola. In particolare, quest’anno il termine ordinario stabilito dal Miur per comunicare l’uscita dalla scuola è fissato al 22 gennaio. Il quotidiano della Cei ricorda che secondo alcune previsioni sarebbero circa 30.000 le persone che andranno poi in pensione a settembre (nella scuola infatti l’anno “comincia” in quel mese). Avvenire ricorda anche che dal 2014 non esiste più la possibilità di trattenersi in servizio oltre l’età stabilita, salvo che per chi al momento dell’età pensionabile non ha raggiunto il requisito minimo. “Può quindi trattenersi al lavoro, fino a completare le condizioni richieste, chi, ad esempio, non possiede almeno 20 anni di contributi e l’età di 66 anni e 7 mesi alla data del 31 agosto 2016”, è scritto nell’articolo.

Diamo i soldi agli anziani con le pensioni minime e non a chi accoglie gli immigrati. Questa la posizione espressa da Paolo Grimoldi e Davide Boni, rispettivamente segretario della Lega Lombarda e segretario provinciale del Carroccio, che si schierano contro l’idea del Comune di Milano di dare 350 euro al mese a chi ospiterà un rifugiato. “Questi 350 euro mensili andrebbero destinati ad aiutare le migliaia di anziani milanesi con pensioni minime che non riescono a pagare l’affitto e ai tanti disoccupati o genitori separati che finiscono a dormire in macchina e sono costretti a rivolgersi alla Caritas o alle mense per i poveri», hanno detto i due. In un’intervista a Il Giornale, Grimoldi ha anche ricordato che proprio in questo periodo i pensionati hanno ricevuto in ritardo il loro assegno di gennaio, con non pochi disagi.

I lavoratori precoci non mollano. Il 2 gennaio a Torino è nato il comitato territoriale del nord-ovest e nel frattempo su internet continua la loro mobilitazione, che comprende anche dei messaggi indirizzati al Premier Renzi. Per esempio, uno dei lavoratori precoci gli ha scritto suggerendogli di mantenere la promessa sulla riforma delle pensioni nel 2016, facendo in modo che sia operativa già quest’anno e non il prossimo. In particolare, per i lavoratori precoci basterebbe varare la Quota 41 chiesta da Cesare Damiano: accesso alla pensione con 41 anni di contributi, senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica. Lo scrivente evidenzia anche che nella sua azienda sono arrivati diversi curriculum di giovani, che non possono essere però assunti dato che in azienda non ci sono posti.

Tuttavia, come lui ci sono altre tre persone che hanno 40 anni di contributi e che sarebbero disposti ad andare in pensione, dando così l’opportunità a dei ragazzi di poter costruire la loro vita professionale. “I nostri figli dovrebbero avere l’opportunità che abbiamo avuto no:; trovare subito lavoro, anche se modesto e mal pagato. Ma se rimaniamo noi a lavorare, i nostri figli hanno ben poca prospettiva di trovare lavoro”, è uno dei passaggi del messaggio, che si conclude con queste parole: “Quindi caro Presidente ti stiamo aspettando al varco e, per una volta nella vita onora la tua parola, perché non ti molliamo, ti teniamo d’occhio!”.