E’ scontro sul rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati. Negli ultimi giorni è circolata l’ipotesi di uno stanziamento di 900 milioni di euro complessivi da parte dell’esecutivo per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Ma per i sindacati la cifra non sarebbe adeguata a rinnovare i contratti statali bloccati da sette anni: ammonterebbe invece a 7 miliardi di euro il budget necessario per l’aumento in busta paga secondo le parti sociali. Come riporta Businessonline.it, per i sindacati i 900 milioni ipotizzati sarebbero “una somma simbolica” che non risolverebbe la questione. Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, sottolinea che sul rinnovo dei contratti statali “All’Aran non è stato raggiunto alcun accordo ma solo raccolta la richiesta dei sindacati per un incontro urgente con la ministra della pubblica amministrazione, Marianna Madia”. Quindi se non ci saranno risposte su risorse e su nuove regole “chiederemo a Cgil e Cisl di scioperare”.
Ancora stallo per ora nel rinnovo dei contratti statali: non tanto per motivi di “incapacità”, ma solo per motivi di tempistiche imposte: la legge di Bilancio ormai è fatta e le cifre quasi tutte stabilite, al netto di qualche rimasuglio di polemica ancora con i sindacati. Ma entro pochi giorni dovrà essere presentata in Europa e per questo motivo che ancora non si può parlare di rinnovo effettivo anche perché l’approvazione della Legge di Bilancio dovrebbe avvenire sabato sera nel Consiglio dei Ministri. Fino a quel momento ancora ci sarà tempo per qualche ultima modifica e poi si dovranno vedere i dati ufficiali finali: al momento di parla di due cifre sostanziali. 900 milioni è il costo complessivo messo in campo dal governo, con 600+300 dei fondi rimasti dall’ultima Legge di Bilancio 2016. Ma ogni euro in più verrà poi destinato a sanità ed enti territoriali, come annuncia il collega del Sole24 Ore, Gianni Trovati, dunque la seconda cifra, forse quella reale per comprendere la portata del rinnovo dei contratti statali con annesso aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici è quella di 1,6 miliardi di euro. In questo modo, sempre secondo il quotidiano economico, «fondi dovrebbero servire anche a recuperare in qualche modo l’arretrato, magari sotto forma di erogazione una tantum su cui serve però ovviamente l’accordo con i sindacati». Ma non sono solo i fondi a determinare la vera “partita” del rilancio sui contratti del settore statale: è anche la data da cui far partire i conti che risulta molto importanti, con il triennio scelto dal governo con possibile prolungamento di un altro anno che ha fatto gridare allo “scandalo” i sindacati, definendo l’accordo “ponte” un modo per limitare ancora l’aumento reale nelle tasche del settore pubblico. A questo dovrà pensare il ministro Madia in questi giorni e a questo dovrà pensare anche Renzi e l’intero Cdm prima di approvare la riforma in questa prospettiva…