“L’Ape sociale sarà molto utilizzata dalle persone più bisognose, nonché dalle stesse imprese. Quanti invece vorranno andarsene volontariamente e decideranno di pagare il prestito dovranno fare i loro conti, e magari saranno quelli che hanno pensioni più consistenti”. Lo afferma Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro, ex commissario straordinario dell’Inps e attualmente componente del Cnel. Nella legge di bilancio che sarà presentata sabato saranno contenute alcune misure sulle pensioni tra cui la quattordicesima per le pensioni più basse e l’anticipo pensionistico (Ape). Potrà beneficiare di quest’ultima misura chi compirà 63 anni, e potrà quindi andare in pensione con tre anni e sette mesi di anticipo.
Come valuta le misure in tema di pensioni stabilite grazie all’intesa tra governo e sindacati?
Lo ritengo un risultato positivo. Intanto è positivo che ci sia stata un’intesa anche su temi specifici. Quello sottoscritto dalle due parti non è un testo generico, ma che contiene impegni precisi e che toccano tutti i punti principali. In una materia come le pensioni è importante che si proceda con un accordo.
La quattordicesima per le pensioni più basse è la risposta che si attendeva?
La priorità non era questa bensì il fatto di introdurre forme di flessibilità come è l’anticipo pensionistico nelle tre varianti. L’aumento sotto forma di quattordicesima è una cosa giusta, ma io mi sarei concentrato di più anzitutto sulle minime in assoluto, e poi le altre risorse le avrei destinate a misure più urgenti. Considero più importante che si sia fatto un intervento a favore dei lavoratori precoci, del cumulo gratuito di prestazioni in diversi enti e poi dell’Ape che è uno strumento di flessibilità importante.
L’anticipo pensionistico comporta tagli importanti sull’importo delle pensioni. Secondo lei i pensionati ne usufruiranno?
Intanto tecnicamente non sono tagli, e questo fatto è sempre stato presentato in modo non preciso. La pensione infatti resta quella che è. Questo è un prestito, quindi è chiaro che per gli anni del prestito la pensione che non è tagliata subisce una riduzione. Non si tratta di una distinzione formale.
Perché?
In primo luogo il prestito può anche non essere totale: se si usa la Rita (Rendita integrativa anticipata) uno può per esempio ridurre la quantità del prestito. A quel punto la riduzione dell’ammontare sarà minore. Inoltre dopo 20 anni la pensione torna a essere totale. Una persona che arriva a una veneranda età avrà il suo assegno senza tagli e i superstiti riceveranno una pensione di reversibilità completa.
Per chi percepisce le pensioni più basse sono state pensate forme di agevolazione?
Sì. Per una quota ampia di pensionati ci sono sostegni fiscali che ridurranno il costo del prestito praticamente a zero. Si tratta dei pensionati più bisognosi, i quali faranno ampio ricorso a questo strumento. La cosiddetta Ape sociale sarà molto utilizzata dalle persone più bisognose nonché dalle stesse imprese. Quanti invece vorranno andarsene volontariamente e quindi decideranno di pagare il prestito, dovranno fare i conti e magari saranno quelli che hanno pensioni più consistenti.
Lei ritiene soddisfacenti le misure per lavoratori precoci e lavori usuranti?
I precoci sono una categoria che ha una storia ma che è in via di superamento, perché nessuno oggi va a lavorare a 17 anni. Si tratta di una coorte di persone che hanno incominciato negli anni passati ed è giusto non penalizzarli. C’è questo intervento che può abbuonare loro tra i 12 e i 18 mesi, e che mi sembra assolutamente ragionevole. Per quanto riguarda i lavori usuranti, si tratta di persone che hanno motivi oggettivi per essere aiutate. Si tratta comunque in entrambi i casi di platee abbastanza circoscritte e che meritano un’uscita agevolata.
(Pietro Vernizzi)