La riforma delle pensioni evidenzia quanto il Governo Renzi sia il Governo delle ipotesi. Lo fa notare Pippo Civati, deputato di Possibile, che in una nota dichiara: “Prima hanno sbandierato un accordo con i sindacati ai quattro venti facendo propaganda per giorni. Poi arriva la smentita con l’ape sociale che sale da 20 a 30 anni di contributi e con i sindacati che denunciano addirittura di non aver potuto visionare i testi per capire come si articolano nella manovra di bilancio le risorse per le pensioni. Il Ministro Poletti dice che sono vicini agli obiettivi che avevano ipotizzato in partenza. Registriamo che siamo di fronte al Governo delle ipotesi che cambiano di settimana in settimana. L’unica certezza riguarda le disparità che aumenteranno sulle spalle dei lavoratori”.
Ome noto, la Legge di stabilità 2017 porterà delle novità anche per quel che riguarda le pensioni. In particolare, l’Ape, che prenderà il via il 1° maggio. L’anticipo pensionistico, che è la misura al centro della riforma delle pensioni voluta dal Governo per introdurre flessibilità nel sistema pensionistico, non piace però a Matteo Salvini, che non usa mezzi termini per farlo sapere. “Per Renzi si scrive Ape, per me si legge truffa. Arrivare a 63, 64 o 65 ani e dover chiedere un prestito a una banca (dopo aver pagato i contributi per 35 anni) per andare in pensione, perdendo il 5% della pensione stessa per ogni anno di “anticipo”, è una rapina! Non vedo l’ora di mandarlo a casa per tornare a fare riforme serie. Anche per questo #iovotono”, scrive infatti sul suo profilo Facebook il leader della Lega Nord.
Susanna Camusso torna a criticare il Governo per l’Ape social contenuta nella riforma delle pensioni. In particolare il Segretario generale della Cgil evidenzia che non sono previsti i normali criteri delle pensioni di vecchiaia, ma due barriere, a 30 e 36 anni di contributi versati, “che riteniamo siano inventate esclusivamente per ridurre la platea, per non permettere l’accesso e in più si scontrano con la ragione delle pensioni di vecchiaia che normalmente è quella del lavoro delle categorie discontinue”. Vedremo se l’esecutivo modificherà questo parametro contributivo.
Giuliano Poletti cerca di spegnere le polemiche sulla riforma delle pensioni relative all’Ape social. I sindacati, infatti, hanno chiesto di modificare gli anni contribuitivi e il tetto massimo di reddito necessari a poterne usufruire. “Sull’Ape social stiamo lavorando al meglio per trovare un punto di equilibrio”, ha detto il ministro del Lavoro, il quale ha ribadito che con le misure in arrivo nella Legge di bilancio “per la prima volta ai pensionati non si chiedono soldi ma se ne danno. Il tema delle pensioniviene affrontato in modo rilevante e con un principio importante: i lavori non sono tutti uguali. Si può andare prima inpensione se il lavoro è pesante o rischioso”.
La mezza marcia indietro da parte del Governo sulla riforma delle pensioni ed in particolare alzando l’asticella per l’accesso all’Ape agevolata (il tetto massimo reddituale mensile è stato sceso a 1350 euro lordi) ha innescato una serie di polemiche e malumori all’interno dei sindacati ma non solo. Sul sito ufficiale della Fai-Cisl (Federazione Agricola Ambientale Industriale Italiana) è stato pubblicato un comunicato in cui viene sottolineato come sia apprezzato il confronto ma allo stesso si chiede di penalizzare quelle classi di lavoratori che hanno già dovuto subire gli effetti negativi della legge Fornero: “Non sia penalizzato chi già subisce le conseguenze della scellerata riforma Fornero cioè i lavoratori agricoli, gli stagionali del settore alimentare e in particolare le donne”. Una presa di posizione chiara e netta che pone il focus verso alcune categorie di lavoratori che hanno subito i maggiori contraccolpi nell’era previdenziale post Fornero.
In queste ore si sta discutendo tantissimo del mezzo passo indietro fatto dal Governo Renzi sulla riforma delle pensioni ed in particolare con l’abbassamento, per quanto concerne l’Ape agevolata, del tetto massimo reddituale del beneficiario a 1350 euro lordi mensili. I sindacati non ci stanno, ed hanno rimarcato come questo possa tagliare fuori un gran numero di lavoratori. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, tuttavia nel commentare le ultime novità ha evidenziato quelle che sono le principali necessità: “Per noi è importante l’Ape sociale rivolta ai lavoratori che hanno perso il lavoro, che non hanno ammortizzatori sociali, hanno problemi di salute e hanno familiari con problemi di salute o fanno lavori particolarmente gravosi”. Vedremo se queste richieste verranno confermato o meno dell’attuale Esecutivo nell’ambito della Legge di Stabilità che è in fase di definizione.
Nell’ultimo incontro tra Governo e sindacati per discutere della riforma delle pensioni c’è stato un passo indietro da parte dell’Esecutivo. Nello specifico il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, hanno presentato una Ape agevolata decisamente meno generosa rispetto a quelle che erano le speranze e le richieste dei sindacati: tetto di 1350 euro lordi al mese anziché 1600 (ad onore di cronaca è bene sottolineare come il Governo aveva prospettato un tetto di 1500 euro nei primi incontri). I vari sindacati hanno sottolineato una certa insoddisfazione il che porterà quasi sicuramente ad una battaglia in Parlamento. Non è da escludere nemmeno l’ipotesi di una clamorosa rottura tra le parti anche perché è stato allargato anche il vincolo temporale de periodo contributivo giunto ad un range tra 30 e 36 anni a seconda della categoria di lavoratori.
I lavoratori precoci non sono molto soddisfatti da quanto emerso dall’ultimo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Tuttavia Moreno Barbuti, uno degli animatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, chiede a tutti gli iscritti al gruppo stesso di avere comunque fiducia nei sindacati. “Siamo a un momento cruciale della nostra battaglia sulle pensioni e riteniamo sia importante avere un supporto anche da parte del sindacato”, scrive Barbuti in un lungo post, aggiungendo di essere consapevole che negli ultimi anni le organizzazioni dei lavoratori non sono state molto attive. Per questo le chiama a partecipare alla manifestazione che i lavoratori precoci hanno indetto per il 18 ottobre in piazza Montecitorio a Roma. Barbuti chiede quindi agli iscritti di contattare i vari sindacati inviando mail o lettere il più possibile. “Speriamo che raccolgano il nostro invito ad essere al nostro fianco il 18 ottobre, dimostrando di voler compiere anche loro un passo che possa siglare il riavvicinamento con chi, per antonomasia, dovrebbero rappresentare”, sono le parole conclusive del post.
Uno dei punti caldi della riforma delle pensioni che il Governo intende varare è quello relativo ai lavoratori precoci. Al termine dell’incontro con l’esecutivo, Domenico Proietti ha dichiarato a questo proposito che i lavoratori precoci che sono disoccupati o che svolgono lavori faticosi (come delineati per l’Ape social) potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. “Credo sia importante aver affermato il principio che con 41 anni di contributi si può andare in pensione” ha dichiarato il Segretario confederale della Uil, aggiungendo che in un secondo momento si potrà pensare di allargare la platea dei beneficiari.
C’è una data su quella che potrebbe essere una finestra pensionistica, che milioni di lavoratori italiani sfrutteranno per andare in pensione: 1° Maggio 2017. Quel giorno chi ha maturato i requisiti, potrà godere dell’anticipo delle pensioni utilizzando la cosiddetta APE, requisiti che sono in via di definizione e saranno decisi dopo il confronto governo-sindacati. L’impressione, come riporta il Tg5, è che l’esecutivo voglia fissare i “paletti temporali”, per quella che sta diventando una vera e propria battaglia politica, con i sindacati che vogliono una diminuzione dei requisiti, e le opposizioni che attaccano Renzi “battezzando” la misura come una misura elettorale. Il governo dal canto suo non sembra risentire delle critiche, e per bocca del suo portavoce fa sapere che la misura sarà iscritta nel bilancio, in vista della manovra economica. Inoltre è di oggi la notizia che i cosiddetti lavori usuranti saranno allargati ad alcune professioni, al momento escluse dai benefici.
In Parlamento è stata approvata una risoluzione della maggioranza riguardo la Nota di aggiornamento del Def che parla delle misure contenute nella riforma delle pensioni cui sta lavorando il Governo. In particolare, si chiede che nella Legge di bilancio via sia l’aumento della no tax area, il cumulo gratuito dei periodi contributivi, la flessibilità pensionistica, l’aumento delle minime e misure in favore dei lavoratori precoci e usuranti. Nella risoluzione si chiede al Governo di tenere conto del verbale siglato a fine settembre con i sindacati.
Per la riforma delle pensioni uno dei nodi più importanti è quello riguardante le risorse. Dopo l’incontro di oggi tra sindacati e Governo, Domenico Proietti ha dichiarato che l’esecutivo ha assicurato che nella Legge di bilancio ci saranno circa 1,5-1,6 miliardi di euro per gli interventi previdenziali. Il Segretario confederale della Uil ha poi spiegato che i sindacati chiederanno di diminuire gli anni (dagli attuali 30) di contributi necessari per accedere all’Ape social e di alzare la soglia di reddito massima posta come requisito (al momento 1.350 euro lordi mensili).
Tra sindacati e Governo l’ultimo confronto sulla riforma delle pensioni non è andato completamente bene. Sull’Ape social, per esempio, l’esecutivo intende porre un tetto a 1.350 euro lordi, garantendo l’accesso ad alcune categorie di lavori gravosi, come operai edili, maestre di scuole d’infanzia, macchinisti e alcune tipologie di infermieri. I sindacati vorrebbero che la soglia di reddito fosse innalzata, per rendere questa opportunità di anticipo pensionistico senza penalizzazioni accessibile a più lavoratori. Ma c’è un altro punto di frizione, in particolare con la Cgil. Occorre infatti aver versato almeno 30 anni di contributi: troppo secondo il sindacato di Susanna Camusso, che ricorda che in un primo momento il Governo aveva parlato di 20 anni.
Alla vigilia dell’incontro tra Governo e sindacati, Tommaso Nannicini ha voluto anticipare al Tg2 quelli che saranno gli interventi di riforma delle pensioni nella Legge di stabilità. Il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio ha in particolare evidenziato la scelta di sostenere i redditi bassi da pensione, mediante l’aumento della quattordicesima che arriverà fino a 500 euro. Riguardo l’Ape, Nannicini ha ribadito che chi è disoccupati, compie lavori gravosi o è disabile o con familiari disabili non avrà penalizzazioni sull’assegno pensionistico, mentre per tutti gli altri cittadini la decurtazione sarà del 4,5-5% per ogni anno di anticipo. Intanto le prime notizie dopo l’incontro di oggi dicono che l’Ape partirà dal 1° maggio 2017.
Annamaria Furlan torna a difendere l’intesa tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cisl ha infatti spiegato che “non era per nulla facile o scontato cambiare alcuni aspetti della Legge Fornero”. La sindacalista evidenzia in particolare che è stata modificata “l’impostazione assolutamente sbagliata che tutti i lavori sono uguali”. “Aver affermato invece che ci vuole un regime flessibile e che si può andare in pensione a 63 anni con l’Ape sociale se un lavoratore si trova sprovvisto di ammortizzatori sociali, è disabile o è occupato in alcune attività particolarmente gravose è un fatto di giustizia sociale e di equità”, aggiunge quindi Furlan.
Il Governo sta per incontrare i rappresentanti dei tre principali sindacati italiani allo scopo di definire i punti programmatici della riforma delle pensioni con il focus soprattutto rivolto all’anticipo pensionistico che dovrebbe permettere ai lavoratori con 63 anni di età ed un minimo di 20 anni contributivi di aver accesso alla pensione con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo. Intanto il Governo ha incominciato a svelare quelli che sono i punti cardine sulle pensioni nella manovra che sarà di 24,5 miliardi di euro e che dovrebbe permettere al Paese di raggiungere un Pil pari all’1%. Per quanto concerne le pensioni, la Manovra dovrebbe consentire di aver accesso all’Ape con un costo massimo del 5% annuo mentre per quanto concerne l’Ape social non è stato ancora evidenziato nei particolari quali saranno i beneficiari. Infine, c’è da valutare la questione delle ricongiunzioni non onerose e la no tax area (si va verso l’equiparazione a 8,125 euro) mentre, salvo sorprese dell’ultima ora, ci dovrebbero essere le risorse necessarie per allargare la quattordicesima ad ulteriori 3,3 milioni di pensionati.
In attesa dell’incontro sulle pensioni tra Governo e sindacati emergono dettagli interessanti sulla riforma delle pensioni che entrerà nella Legge di stabilità. Il Messaggero scrive infatti che dei 3,15 miliardi che saranno stanziati per pensioni, contratti pubblici e detassazione del salario di produttività, circa la metà saranno destinati a interventi previdenziali. Di questi 1,6 miliardi, ben 700 milioni saranno impiegati per l’aumento delle quattordicesime. Per quanto riguarda l’Ape volontaria sembra inoltre che la penalizzazione non sarà superiore al 5% annuo.
In vista del nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, Susanna Camusso si augura che le risorse per le pensioni messe sul piatto, 6 miliardi di euro in tre anni, restino invariate. Il Segretario generale della Cgil ha quindi ribadito quanto sia importante il tema della platea dei beneficiari dell’Ape social, che potranno quindi andare in pensione anticipata senza penalizzazioni. La sindacalista si è mostrata anche prudente nel commentare il fatto che il Governo vuol stanziare 3,15 miliardi di euro nella manovra per pensioni, rinnovo dei contratti pubblici e sostegno alle famiglie. “Vorrei prima vedere la Legge di bilancio”, si è limitata a dire.
Dal nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni Cesare Damiano si aspetta qualche risultato, perché riguardo gli interventi previdenziali “alcune criticità permangono e alcune soluzioni devono ancora essere individuate”. In un post sulla sua pagina Facebook, l’ex ministro spiega di riferirsi in particolare “ai temi relativi alla definizione dei cosiddetti lavori gravosi, della ottava salvaguardia degli esodati (che dovrà essere quella definitiva), dei ‘precoci’ e di Opzione donna”. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera rimarca poi che “dalla conclusione positiva anche di questi temi dipenderà la valutazione complessiva sui punti di correzione del sistema previdenziale”.
Domenico Proietti ritiene che la riforma delle pensioni frutto dell’intesa tra Governo e sindacati sia positiva in particolare per due aspetti: l’estensione della platea dei beneficiari della quattordicesima e l’aumento della no tax area. Il Segretario confederale della Uil, parlando in un incontro presso la sede della Uil Toscana, ha invece criticato l’Ape. “Sull’anticipo pensionistico abbiamo molte riserve perché crediamo che avrà un peso eccessivo, in termini economici, per i lavoratori”. Il sindacalista, augurandosi che il Governo provveda a modificare l’Ape volontaria, si è detto soddisfatto per quella social, “perché non avrà costi per i lavoratori che potranno utilizzarla, come gli operai edili, i disoccupati di lungo corso e tutti gli occupati di lavori riconosciuti come particolarmente gravosi”.
L’Ape social, una delle misure previste dalla riforma delle pensioni allo studio del Governo, non piace a Maurizio Sacconi. L’ex ministro del Lavoro, in un intervento sul blog amicidimarcobiagi.com spiega infatti che “si tratta di una misura divisiva mentre occorrono soluzioni di flessibilità previdenziale rivolte a tutti, inclusi operai qualificati, impiegati, quadri, anche quando non possono disporre di un genitore disabile, che altrimenti si troverebbero senza salario e senza pensione”. Per Sacconi sarebbe quindi “meglio ripensare a percorsi di uscita anticipata, a carico insieme delle imprese e dello Stato, anche nella consapevolezza che il part time incentivato negli ultimi anni di lavoro non interessa né ai lavoratori né agli imprenditori come testimoniano i numeri della bassissima adesione”.
Annamaria Furlan risponde alle critiche arrivate sull’Ape, fulcro della riforma delle pensioni frutto dell’intesa tra Governo e sindacati. Il Segretario generale della Cisl, in un’intervista al Quotidiano Nazionale spiega infatti che l’Ape “consentirà l’uscita anticipata e volontaria dal lavoro, caricandone gli oneri sui diversi soggetti: Stato, imprese e lavoratori, con un ‘peso’ variabile in relazione alla causa che genera il ricorso alla flessibilità. E le agevolazioni fiscali richieste dal sindacato interverranno a sostegno di una serie di categorie di lavoratori in situazioni di particolare bisogno: i disoccupati rimasti sprovvisti di ammortizzatori sociali, i lavoratori disabili o occupati in alcune attività particolarmente gravose e pesanti e i lavoratori che prestano assistenza a familiari di primo grado con disabilità grave”. “Non mi sembra un’impostazione iniqua, anzi”, ha aggiunto la sindacalista.
Tito Boeri preferisce attendere prima di pronunciarsi in maniera definitiva sulla riforma delle pensioni che il Governo intende varare, incentrata soprattutto sull’Ape. Il Presidente dell’Inps, in un’intervista a La Stampa, spiega infatti che è un bene che le persone abbiano la possibilità di scegliere se andare in pensione anticipata senza gravare sui conti pubblici, tuttavia “resta da verificare che i costi non vengano fatti pagare alle giovani generazioni”. Boeri si dice poi molto soddisfatto dell’annunciato intervento in tema di pensioni sulle ricongiunzioni dei contributi, perché “è iniquo penalizzare chi cambia lavoro”. Tornando all’Ape, il professore bocconiano ammette che il piano di uscita anticipata è piuttosto complesso e ci vorrà quindi un’adeguata campagna informativa. Tuttavia ricorda anche che “senza la riorganizzazione dell’Inps sarà difficile l’attuazione del piano di anticipo pensionistico. L’Inps dovrà essere il centro di una rete fra banche, assicurazioni, imprese e lavoratori”.
Il prossimo venerdì 14 ottobre c’è in programma un nuovo ed importantissimo incontro sulle pensioni tra i rappresentanti del Governo, Tommaso Nannicini sottosegretario alla Presidenza e Giuliano Poletti Ministro del Lavoro, e i tre segretari nazionali delle maggiori sigle sindacale. Un incontro nel quale verrà definito nei minimi dettagli il punto focale della riforma delle pensioni ed ossia lo strumento dell’Ape. In attesa di avere notizie ufficiali e definitive, vediamo al momento chi beneficerà dell’Ape agevolata abbattendo i costi necessari per aver accesso anticipato ale pensioni: disoccupati che hanno già utilizzato gli ammortizzatori sociali rimasti senza reddito, persone con disabilità, lavoratori costretti a restare a casa per occuparsi di familiari e lavoratori che portano avanti attività piuttosto gravose da un punto di vista fisico. Vedremo se dalla riunione di venerdì ci saranno conferme in tal senso oppure verranno annunciate delle novità.
Si sa che la riforma delle pensioni che il Governo intende varare nella Legge di bilancio sarà tanto più efficace quante più risorse verranno stanziate per questi capitoli. Dal confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni è emerso che l’esecutivo intende spendere 6 miliardi di euro in tre anni. E dall’audizione di Pier Carlo Padoan davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento del Def è emerso che nella nuova manovra ci saranno 3,15 miliardi destinati a pensioni minime, nuove politiche sociali e contratti pubblici. Tenendo conto che su quest’ultimo capitolo pare che si vogliano stanziare 900 milioni di euro, resta da capire quanti dei rimanenti 2,25 miliardi saranno usati per le pensioni. Sempre che le cifre vengano poi confermate dal documento ufficiale.