Matteo Renzi ieri ha diffuso la sua periodica E-news, nella quale ha anche affrontato la Legge di stabilità e la riforma delle pensioni in essa contenuta. Già con l’infografica, il Premier ha messo in rilievo i 7 miliardi stanziati (in 3 anni) per le misure previdenziali, come la quattordicesima per le pensioni basse e l’Ape. Tra i punti che Renzi ha voluto evidenziare c’è “l’aumento delle pensioni per chi prende meno di mille euro: avranno una quattordicesima. E la possibilità di andare in pensione con qualche anno di anticipo con la formula ‘Ape’”. Queste parole non sono però piaciute a chi da tempo chiede misure per gli esodati, i lavoratori precoci e la proroga di Opzione donna, visto che il Premier non ne ha fatto assolutamente cenno in una E-news in cui sostiene che i principali punti della Legge di bilancio “non sono stati illustrati a dovere”.



Una delegazione di lavoratori precoci questa mattina ha incontrato Luigi Di Maio e altri membri del Movimento 5 Stelle, tra cui Davide Tripiedi. E il vicepresidente della Camera, in un post sulla sua pagina Facebook, annuncia che “in vista della prossima legge di Bilancio il M5S si intesterà la battaglia dei cosiddetti ‘quarantunisti’, coloro che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi e hanno maturato presto i 41 anni di contributi”. Di Maio, nello specifico, spiega che “punteremo a ottenere per tutti loro la possibilità di accedere alle pensione senza paletti e penalizzazioni”. “Nel 2017 queste persone, lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare a 15 o 16 anni, saranno circa 157.000”, aggiunge l’esponente pentastellato. Ora non resta che aspettare di vedere se altre forze parlamentari sposeranno la causa dei lavoratori precoci.



La riforma delle pensioni varata dal Governo con la Legge di stabilità 2017 consentirà ad almeno 75.000 persone di accedere alla pensione anticipata il prossimo anno. Lo scrive Il Sole 24 Ore, spiegando in particolare che l’Ape social dovrebbe coinvolgere 35.000 persone, mentre la possibilità di cumulare gratuitamente i contributi previdenziali versati in diverse casse dovrebbe consentire a 7-8.000 persone di accedere alle pensione. Le misure per i lavoratori precoci dovrebbero consentire a circa 25.000 di loro di poter andare in quiescenza, mentre tra le 3.000 e le 5.000 persone potranno lasciare i lavori usuranti che svolgono. Nei calcoli del quotidiano di Confindustria non sono compresi gli italiani che potrebbero accedere alla pensione anticipata mediante l’Ape volontaria.



Nonostante siano trascorsi più di 10 giorni ormai dall’approvazione della Legge di stabilità 2017 e della relativa riforma delle pensioni, ancora non c’è un testo su cui poter verificare in quali casi si ha diritto alla pensione anticipata. Per questo Roberto Occhiodoro, uno dei responsabili del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha voluto scrivere un post per fare chiarezza e ricordare quando è possibile andare in pensione con 41 anni di contributi (di cui almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni di età). È possibile usufruire di Quota 41 se si è disoccupati, disabili o si hanno parenti di primo grado disabili, se si appartiene a una delle categorie di lavori gravosi (edili, infermieri, camionisti, maestre d’infanzia, addetti alle pulizie). Tuttavia, ricorda Occhiodoro, non essendoci il testo della manovra non è possibile entrare nello specifico delle professioni cui spetta il diritto all’accesso pensionistico anticipato. Che, secondo i precoci, dovrebbe essere più ampio di quello previsto dal Governo.

Sulle ultime dichiarazioni di Tito Boeri sulla riforma delle pensioni arrivano le critiche anche di Ivan Pedretti. Il Segretario generale dello Spi-Cgil ha infatti scritto sulla sua pagina Facebook che è falso sostenere, come fa il Presidente dell’Inps, che con la Legge di bilancio si spende troppo per i pensionati e i lavoratori che vorrebbero andare in pensione. “Semmai è vero il contrario, visto che le risorse che abbiamo strappato con le unghie e con i denti purtroppo non bastano per rispondere a tutti quelli che ne avevano bisogno”, scrive Pedretti, che aggiunge anche: “A me questo Presidente che dice cose inesatte con così tanta frequenza e che spinge ogni giorno per destabilizzare la previdenza pubblica preoccupa e non poco”.

La riforma delle pensioni varata dal Governo non prevede nulla di specifico per i pensionati che si sono trasferiti all’estero. Tuttavia nella Legge di stabilità 2017 c’è qualcosa che potrebbe riguardarli. Lo segnala Il Giornale, ricordando che il fisco acquisirà i dati dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero con l’obiettivo di avviare dei controlli per capire su eventuali evasioni fiscali. Dunque nel mirino potrebbero finire anche coloro che, una volta usciti dal mondo del lavoro, hanno deciso di trasferirsi all’estero, attirati magari dall’idea di avere un potere di acquisto più alto a fronte di un assegno pensionistico non proprio elevato, grazie anche ad agevolazioni fiscali garantite da alcuni paesi. Il quotidiano milanese segnala che il fisco potrebbe eventualmente contestare un’elusione fiscale se “solo la residenza è all’estero mentre la dimora dovesse risultare ancora in Italia”. Inoltre, “si potrà creare una banca dati che il fisco potrà utilizzare in caso di una stretta sui pensionati emigrati”. Un’idea che Tito Boeri aveva fatto balenare non molto tempo fa, chiedendo di ricalcolare la pensione degli emigrati con il metodo contributivo pieno.

Il dibattito sulla riforma delle pensioni è tornato a essere vivace negli ultimi giorni. Ma gli italiani, al di là delle polemiche e degli interventi normativi, sembrano aver capito che un volta lasciato il lavoro non avranno entrate molto alte. O almeno questo è quello che si può ricavare dai dati di Facile.it, secondo cui nel mese di settembre sono triplicate le richieste di informazioni legati ai piani pensionistici individuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’analisi del famoso sito comparatore italiano ci fa anche scoprire che oltre alla ricerca di informazioni, gli italiani hanno aumentato sia le adesioni ai Piani individuali pensionistici (Pip), sia le risorse a essi destinati (+7,6% nel primo trimestre dell’anno). Interessante notare che sono in crescita le richieste relative a lavoratori tra i 25 e i 34 anni, spesso aiutati a costruire il proprio Pip dai genitori. Un segnale, quindi, che cresce la consapevolezza che la normale pensione sarà piuttosto bassa in futuro.

I lavoratori precoci, dopo il varo della riforma delle pensioni con la Legge di stabilità, non intendono certo mollare la loro battaglia per Quota 41 e avranno un inizio di settimana molto intenso. Dopo aver manifestato a Roma e a Bologna negli scorsi giorni, questa sera Quinta Colonna, la trasmissione di Paolo Del Debbio in onda su Rete 4, mostrerà un servizio con le immagini registrate in piazza Montecitorio e si collegherà in diretta con il comitato dei lavoratori precoci del Veneto. Domani, inoltre, una delegazione di precoci incontrerà il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: il Movimento 5 Stelle, infatti, ha promesso di stare al loro fianco garantendogli il proprio sostegno.

Cesare Damiano torna a rivolgersi a Tito Boeri riguardo la riforma delle pensioni. L’ex ministro, infatti, ricorda al Presidente dell’Inps che l’Ufficio parlamentare di bilancio ha esaminato “le proposte di riforma delle pensioni (la 857 del 2013 firmata Damiano-Gnecchi e quella quasi fotocopia del Presidente dell’Inps dell’anno scorso) giudicandole entrambe troppo onerose per il Bilancio dello Stato”. “Questa volta l’Inps deve prendere atto dei conti fatti da altri, come noi siamo spesso costretti a subire i conti fatti dall’Inps e dalla Ragioneria, anche quando riteniamo che siano sbagliati. Varrebbe la pena di aprire un serio confronto su un tema che sta diventando molto delicato e che ha a vedere con l’equità sociale”, aggiunge Damiano.

Piercamillo Davigo ha incontrato oggi Matteo Renzi e Andrea Orlando, con i quali ha parlato anche della riforma delle pensioni nella parte che riguarda la proroga della deroga che consente alle cariche apicali della magistratura di restare al lavoro oltre i 70 anni. Una norma che non piace all’Associazione nazionale magistrati. Davigo ha fatto sapere che il Premier ha mostrato un’apertura all’estensione della proroga a tutti magistrati, stante la situazione degli organici che nella giustizia appaiono piuttosto carenti. Anche perché non avrebbe costi particolari, dato che i magistrati prenderebbero lo stipendi al posto della pensione. L’Anm ha anche deciso di appoggiare i ricorsi dei magistrati che vorranno di impugnare la norma anche davanti alla Corte di giustizia Ue.

La riforma delle pensioni del Governo Renzi segue la logica dell’elemosina. Lo dice Paolo Ferrero in un’intervista BlastingNews. Il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista ritiene infatti che dopo gli 8 miliardi all’anno tolti ai pensionati con la Legge Fornero, venuta dopo a quanto fatto da Berlusconi che già aveva tolto 2 miliardi a chi aveva lasciato il lavoro, “adesso Renzi mette lì 2 miliardi per fare elemosina e dividendo la gente, perché qualcuno avrà più soldi ma altri niente. il punto è che mancano 8 miliardi”. “Noi invece siamo per avere diritti certi e uguali per tutti, che non siano legati al dover chiedere favori al governante di turno”, aggiunge Ferrero.

Anche Cesare Damiano si dissocia dal parere di Tito Boeri, che aveva parlato di una riforma delle pensioni approvata dal Governo che non tiene conto dei giovani. “Non sono d’accordo con Boeri: la legge di Bilancio non tiene conto soltanto di chi è in pensione o sta per andarci e non dei giovani: se ci soffermiamo soltanto al capitolo previdenza, l’anticipo pensionistico ha anche l’obiettivo di facilitare il turnover e quindi l’assunzione dei giovani”, scrive l’ex ministro in un posto su Facebook, aggiungendo che “far tornare gratuito il cumulo dei contributi, reso oneroso dal Governo Berlusconi, favorisce coloro che hanno le carriere intermittenti e una maggiore mobilità da lavoro a lavoro: vale a dire, anche in questo caso, i lavoratori più giovani”. Damiano, infine, ricorda che l’esecutivo prevede di aprire un confronto per introdurre una “pensione contributiva di garanzia” che sarà utile ai giovani lavoratori con basso reddito.

Come noto, la riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità non prevede la proroga di Opzione donna. Essa dipenderà infatti dagli eventuali risparmi che ci saranno rispetto ai fondi stanziati lo scorso anno per rendere accessibile questo canale di pensionamento anticipato durante il 2016. Tuttavia, c’è una “forte incertezza per la proroga”, come titola l’Inca, il Patronato della Cgil, una delle sue note. Il testo si conclude con queste parole: «Il sottosegretario all’economia, Tommaso Nannicini, in una recente dichiarazione, ha chiarito la posizione e i vincoli del Governo sull’opzione donna precisando che l’esecutivo prevede di fare ricorso alle risorse già stanziate per “favorire l’ingresso di un contingente di lavoratrici”, ma senza estendere la platea oltre l’esaurimento dei fondi già destinati, a causa dei “rilevanti costi di ingresso per l’accesso”, anche perché pur considerando i possibili risparmi che si otterrebbero in futuro, gli organismi di controllo europei non avvallerebbero una simile eventualità; pertanto seppur virtuosa la misura non risulterebbe replicabile in futuro». Se proroga sarà, dunque, lo sarà per un numero limitato di persone.

Invitato a parlare di riforma pensioni e delle novità riguardo agli ultimi dati allarmanti sul piano previdenziale italiano, Filippo De Jorio ha scatenato polemiche diventate anche virali nel giro di poco tempo, per via di insulti gratuiti rivoli al giornalista Mario Giordano e anche contro la conduttrice di Domenica Live dove era ospite. De Jorio, presidente dell’Associazione Pensionati uniti oltre che consigliere regionale del Lazio, ha litigato fin da subito sul vitalizi dei ricchi e le pensioni minime per 2 milioni di italiani, ridotte a poco più di 500 euro. Prima di andarsene irato contro le parole ricevute dallo studio da Colaninno e soprattutto Giordano, De Jorio aveva condotto il suo intervento sul problema affrontato nel suo libro, “Tutta la verità sulle pensioni”: «Le pensioni italiane sono le peggiori in Europa. La situazione è ancora peggiorata con il passaggio all’euro. Come ha detto la Corte costituzionale, i vitalizi sono una rendita della contribuzione. Se noi abolissimo tutti i vitalizi, questo non porterebbe nulla al sistema Italia», scatenando le polemiche ovviamente dei politici presenti, da De Girolamo a Colonnino. Nel pieno dello scontro De Jorio si è alzato e se n’è andato da Domenica Live, dimostrando di nuovo come il problema delle pensioni sia un nodo assai scoperto nel panorama non solo politico ma anche e soprattutto sociale.

Tra i punti sotto discussione della riforma pensioni sono i benefici per i lavoratori ad essere il punto a favore degli sforzi del governo che provano ad insistere sugli elementi favorevoli alla larga categoria dei dipendenti. Tra i tanti, la “no tax area” è certamente il punto di maggior interesse per l’immediata operatività della norma: in sostanza, da 7800 euro annui verrà estesa a 8115 euro, allineandosi a quella prevista per i lavoratori dipendenti. Come ricorda Il Sole 24ore, la manovra economica del Governo ha incluso 100mila pensionati in più che potranno godere di questa esclusione fiscale: «gli effetti potrebbero distribuirsi su una platea più ampia poiché, secondo quanto risulta, verrà ritoccata l’intera curva delle detrazioni fiscali che si chiude a 55mila euro». La decisione dovrà essere presa e confermata da Renzi e Poletti nei prossimi giorni di messa a punto della riforma pensioni, con la platea dei pensionati e pensionandi che ovviamente patiscono l’attesa.

Sul piano delle pensioni con la riforma in dirittura d’arrivo nei prossimi giorni, il governo ha voluto lanciare una misura specifica destinata ai giovani lavoratori che vivono con ansia il futuro previdenziale assai fosco. Nella lunga intervista lasciata a Qn oggi dal ministro Giuliano Poletti la misura viene spiegata nel dettaglio: «sottolineo che nella manovra c’è il cosiddetto cumulo gratuito, la possibilità di sommare senza oneri contributi versati in più gestioni. Questa novità riguarda coloro che sono vicini alla pensione oggi ma anche i giovani che così possono stare tranquilli perché non avranno penalizzazioni pensionistiche nel passare da un lavoro all’altro». È proprio il problema dell’adeguatezza delle pensioni future a preoccupare sindacati, associazioni di categoria e semplici lavoratori che entrano ora nel complesso mondo del lavoro. «Due sono le linee di azione. Una è quella della previdenza integrativa e dunque degli strumenti per rafforzare l’adesione. Un’altra è la previsione di un intervento che permetta, nei casi di maggiore fragilità contributiva, di poter contare su uno zoccolo duro, una base di appoggio stabile, una sorta di trattamento di garanzia minimo che consenta una vita decorosa».

Nella riforma pensioni 2016 il team delle minime resta sul banco “degli imputati” da parte di opposizioni e sindacati visto che ancora una volta non sembra essere arrivata una soluzione consistente per contrastare l’estrema povertà di circa 2 milioni di pensionati italiani. Su questo tema si è svolta la prima parte del programma di Canale 5, Domenica Live” dove ospite di Barbara D’Urso era presente Nunzia De Girolamo, esponente di Forza Italia, che ha provato a rilanciare il team delle minime ricordando quanto fatto dal governo Berlusconi. «Il nostro governo all’epoca aveva davvero alzati le pensioni per molti italiani, ma ora perché non si può arrivare finalmente ad avere un minimo di tetto alle pensioni di 1000 euro che possa valere per tutti indistintamente?». Veemente il richiamo della De Girolamo contro l’esponente del Pd, Matteo Colaninno che ha provato a difende l’operato del governo che sta varando la riforma pensioni 2016, appena arriverà il via libera alla manovra economica del 2017.

Non è tardata ad arrivare la replica di Giuliano Poletti a Tito Boeri, che aveva evidenziato come la riforma delle pensioni messa a punto dal Governo non sia rivolta ai giovani. “Boeri sbaglia. La manovra guarda al futuro. E nessuno ha notato che vogliamo aumentare del 100% quei giovani che frequentano gli istituti tecnici perché credo fermamente che la manifattura sia la spina dorsale del sistema italiano, un pezzo di mondo che dia senso e peso alla nostra capacità di fare”, ha detto il ministro del Lavoro nel corso del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria. Poletti ha anche difeso la scelta di aumentare la quattordicesima ai pensionati, criticata dal Presidente dell’Inps: “Non voglio far polemica ma penso che accanto agli investimenti per la crescita servano provvedimenti con cui rendere accogliente la società per avere un occhio sul futuro più positivo”.

Un criterio assunto dal governo per la Riforma Pensioni 2016 e tutte le ultime novità sulla manovra economica presentata pochi giorni fa, è certamente quello che prende decisioni a partire da una ineluttabile verità social: «È un dato di fatto che l’aspettativa di vita non è identica per tutte le professioni», ha voluto calcare oggi nell’intervista a Qn, il ministro Giuliano Poletti. Secondo il responsabile del Ministero del Lavoro, l’la differenziazione nell’aspettativa di vita è un punto centrale della riforma pensioni: «Già oggi abbiamo usato un criterio di questo tipo per l’individuazione di platee di lavoratori che svolgono attività gravose e che, come tali, hanno accesso agevolato all’Ape sociale e al canale dei precoci. Lungo questa pista bisognerà fare ulteriori riflessioni…», con Poletti che si concentra anche sui fattori di rischio e di gravosità dei lavori che determinano un’aspettativa di vita differenziata, «e che dunque dovrebbero poter avere età pensionabili ugualmente differenziate».

Il giorno dopo le esternazioni del presidente Inps sulla riforma pensioni messo a punto dal Governo Renzi e quasi ultimata prima della fine dell’anno, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una lunga e importante intervista a La Repubblica questa mattina risponde a tono alle parole di Tito Boeri. «Vorrei ricordare al presidente dell’Inps che alcune delle proposte di riforma della previdenza che proprio lui ha presentato nei mesi scorsi avrebbero creato dei problemi importanti di appesantimento della spesa e messo a rischio i conti pubblici», replica il responsabile dell’economia italiana. Mentre raccoglie la soddisfazione da più parti sociali per una manovra che in Italia convince e in Europa no, il punto di Padoan anche sull’operato dell’Inps è chiaro e non lesina critiche sempre a Boeri. «Su questo non commento. L’Inps è vigilato dal ministero del Lavoro. Piuttosto ricordo che di flessibilità pensionistica si parlava già un anno fa, noi ci siamo impegnati a introdurla per il 2017 e abbiamo mantenuto l’impegno».

La riforma pensioni in cantiere del governo promuove alcune novità interessanti e altre molto più confuse come ill dibattito e le discussioni negli ultimi mesi hanno dimostrato: questa mattina sul Quotidiano Nazionale ha parlato in una intervista esclusiva il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ha provato a respingere le varie critiche che ancora piovono sulla riforma pensioni 2016, partendo dalla grande novità dell’Anticipo Pensionistico. «Centomila uscite anticipate, attraverso l’Ape agevolata e volontaria, e il canale più favorevole per i precoci possono aprire la strada a un rilevante turnover per i giovani? Penso proprio di sì. Ecco, dunque, una misura che lega le generazioni», replica il ministro del governo Renzi alla querelle classica “padri contro figli”. La cifra delle centomila persone che dovranno usufruire dell’Ape è calcolata in due tranche dallo stesso Poletti: «60mila con l’Ape agevolata e con il canale dei lavoratori precoci», afferma il ministro, a cui si aggiungeranno poi anche quelli che decideranno di andare via con l’Ape volontaria. «In totale possiamo parlare di centomila persone. Il che non significa centomila nuovi posti di lavoro, ma una certa quota sì».

Non sono affatto tranquilli gli esodati, nonostante alcuni rappresentanti del Governo abbiano detto che, oltre alla riforma delle pensioni, nella Legge di stabilità 2017 ci sarà anche l’ottava salvaguardia. La Rete dei comitati ha infatti diffuso un comunicato, segnalando come nelle dichiarazioni di Giuliano Poletti e Tommaso Nannicini ci siano elementi preoccupanti. “Infatti, si intende estendere incomprensibilmente, per le tre platee individuate, il periodo di salvaguardia  per 36 mesi solo per alcune categorie, limitando a 24 mesi per altre e a soli 12 mesi, paradossalmente,  per le categorie più deboli degli esodati: quelle di coloro che non hanno potuto versare i contributi volontari all’Inps, o di quei pochi che son stati licenziati  e che svolgevano un lavoro con un contratto a tempo determinato”, si legge nel comunicato. La Rete chiede quindi a Governo e Parlamento di varare un’ottava salvaguardia che tuteli tutti i 34.000 esodati esclusi dalle precedenti tutele e, conseguentemente, la modifica del provvedimento, prevedendo “la maturazione del ‘requisito previdenziale’ con le regole previgenti entro i 36 mesi dall’entrata in vigore della norma  (ovvero a tutto il 31.12.2019) escludendo l’applicazione dell’aspettativa di vita ai requisiti anagrafici e contributivi, e portando per tutti a 15 mesi la finestra di attesa per la decorrenza pensionistica”.