Si sa che uno dei temi importanti per la riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità riguarda la definizione dei lavori gravosi che avranno accesso ad agevolazioni per il pensionamento anticipato. Per questo Tito Boeri offre la disponibilità “a fare un lavoro di approfondimento per guardare alle differenze nella longevità in base al tipo di lavori svolti”. Il Presidente dell’Inps, in un’intervista a Il Corriere della Sera, spiega infatti che le “nostre analisi possono aiutare il governo nel prendere decisioni sulle pensioni su come adeguare i coefficienti di trasformazione per queste categorie. Così facendo ci sarebbe un criterio obiettivo per dare a questi lavoratori un trattamento diverso da quello che viene riservato ad altri lavoratori”. Da Tito Boeri arrivano parole difficilmente equivocabili sulla riforma delle pensioni varata dall’esecutivo. “Mi sembra che gli impegni del governo sulle pensioni non siano tanto credibili. Speriamo che nella seconda fase del confronto con i sindacati, il prossimo anno, si possa mettere in campo una strategia coerente. Bisogna vedere se il governo avrà la forza per farlo”, ha detto, secondo quanto riporta il sito di Repubblica, il Presidente dell’Inps partecipando a un workshop sul welfare organizzato a Torino. Boeri ha voluto anche fare un esempio rispetto a quello che aveva appena detto citando il caso dell’annunciato intervento di salvaguardia per gli esodati: “Ci avevano detto che il settimo sarebbe stato l’ultimo, invece c’è stato l’ottavo e ho già il tam tam del nono”.



Per gli esodati la riforma delle pensioni non ha portato buone notizie e anche la Legge di stabilità 2017 potrebbe essere “amara”. Giuliano Poletti ha infatti detto che l’ottava salvaguardia dovrebbe tutelare circa 20.000 persone. Ma l’impostazione che il ministro del Lavoro vuole dare alla misura non piace a Francesco Flore, portavoce della Rete dei Comitati degli esodati, che a BlastingNews ha detto: “Mi pare che il buon Poletti per questa Ottava Salvaguardia abbia adottato i tre gironi infernali di dantesca memoria! In paradiso quelli ai quali riconosce l’allungamento dei termini della maturazione del diritto per 36 mesi, in purgatorio quelli ai quali è concesso fino ai 24 mesi ed all’inferno (tra l’altro le categorie di esodati più deboli!) gli altri, ai quali si concedono i soli 12 mesi! Penso sia inaccettabile un provvedimento con tali gravi discriminazioni”.



Tito Boeri torna a parlare della riforma delle pensioni messa a punto dal Governo, spiegando di essere preoccupato che il debito pensionistico possa salire eccessivamente. In un’intervista a Il Corriere della Sera, il Presidente dell’Inps ha spiegato, infatti, che ci sarà un aumento da qui al 2018 di 20 miliardi e ha poi ricordato che la sua proposta di riforma delle pensioni avrebbe portato a una riduzione del debito stesso, “per due motivi. Primo, applicavano i coefficienti di trasformazione, che danno sostenibilità al nostro sistema, e ogni flessibilità che veniva concessa era pienamente all’interno di quei parametri. In più la proposta Inps prevedeva un’operazione di riduzione parziale delle pensioni in essere. Facendo queste operazioni il debito pensionistico scendeva di circa 4 punti di Pil, una riduzione importante”.



Mentre la riforma delle pensioni sta per cominciare l’iter parlamentare, l’Inps ha comunicato i dati sulle pensioni erogate nel 2015, da cui emerge che il numero di beneficiari di prestazioni pensionistiche è stato pari a 16,2 milioni (in calo dello 0,5% rispetto al 2014) e che ognuno di loro ha percepito mediamente 1,4 pensioni. Complessivamente, le prestazioni erogate sono state 23,1 milioni, con un ammontare complessivo superiore ai 280 miliardi di euro, in crescita dell’1,2% in un anno, e con un importo medio di poco più di 12.100 euro annui rispetto al 2014. Emerge poi un altro dato, destinato certamente a far discutere, visto che il 39,6% dei pensionati, pari a circa 6,4 milioni di persone, risultava avere un reddito da pensione inferiore a a 1.000 euro mensili. L’Inps ha sottolineato, però, che tale percentuale nel 2014 era del 40,3%.

La riforma delle pensioni prende sempre più corpo ora che anche il testo della Legge di stabilità 2017 comincia a circolare. Si scopre così, per esempio, che l’Ape volontaria consentirà sì di accedere anticipatamente alla pensione (se si sono versati almeno 20 anni di contributi) fino a 3 anni e 7 mesi rispetto ai canonici 66 anni e 7 mesi di età. Ma non si potrà chiedere se si è a meno di sei mesi da tale soglia. Resta tuttavia ancora da chiarire a quanto ammonti la decurtazione ventennale che si subirà una volta maturati i requisiti necessari all’effettiva entrata in pensione. Del resto dato che all’Ape si potrà accedere solo dal 1° maggio 2017 è probabile che i dettagli tecnici verranno resi noti più avanti.

Annamaria Furlan torna sulla riforma delle pensioni del Governo, spiegando che se la Legge di stabilità non dovesse rispettare quanto sottoscritto tra esecutivo e sindacati, “sono sicura che il Parlamento li modificherà”. Il Segretario generale della Cisl, in un’intervista a L’Unità, ha anche detto che “l’accordo mette in campo misure per tutte le fasce che tuteliamo come sindacati: giovani, lavoratori e pensionati. A favore dei giovani va sicuramente la norma sulla gratuità del cumulo gratuito dei contributi versati in gestioni diverse. In più abbiamo reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro favorendo le assunzioni. In ultimo ricordo che la flessibilità in uscita sulla Fornero creerà posti di lavoro per i giovani. Infine partirà a breve la seconda fase col governo per affrontare il tema dei coefficienti per le pensioni col contributivo per un sistema più equo per i giovani e la possibilità di una pensione di garanzia per i redditi bassi”.

La Legge di stabilità interverrà anche per risolvere il problema degli esodati sorto dopo la riforma delle pensioni targata Fornero, attraverso un’ottava salvaguardia. Per questo Cesare Damiano e Marialuisa Gnecchi esprimono soddisfazione per la scelta del Governo, anche se segnalano il rischio che l’obiettivo “sia contraddetto dalle normative che vengono individuate”. Nello specifico, i due deputati del Partito democratico segnalano un problema per i lavoratori in mobilità. “La legge esistente prevedeva l’ingresso nella mobilità entro il 31 dicembre 2014 (normativa conquistata nella settima salvaguardia): tale possibilità è stata retrocessa al 31 dicembre 2012. In questo modo si vanifica l’accesso alla salvaguardia ai lavoratori collocati in mobilità dopo il 2012 e comunque entro il 31 dicembre 2014”, spiega Damiano e Gnecchi, evidenziando come resterebbero esclusi ex dipendenti di aziende “come Alitalia ed ex Eutelia e molte altre imprese che hanno stipulato accordi entro il 31 dicembre 2011”. In definitiva, si tratta di “un passo indietro inaccettabile che rende inesigibile l’obiettivo del pensionamento previsto a parole dall’ottava salvaguardia (27.700 lavoratori salvaguardati)”. Quindi, “la norma va corretta”.

Dettagli più precisi sull’Ape stanno emergendo nelle ultime ore, dato che alcuni organi di stampa stanno diffondendo notizie sui contenuti della Legge di stabilità, comprensiva della riforma delle pensioni. Per accedere all’Anticipo pensionistico, per esempio, bisognerà aver diritto a più di 700 euro lordi mensili di pensione, o per essere più precisi a una prestazione pari ad almeno 1,4 volte il trattamento minimo. Il Corriere della Sera scrive anche che i lavoratori pubblici che sceglieranno di accedere all’Ape, una volta lasciato il posto di lavoro dovranno comunque attendere l’effettiva maturazione dei requisiti pensionistici per poter avere il proprio Tfr.

Elsa Fornero è tornata a parlare della riforma delle pensioni varata dal Governo Renzi. Ospite della trasmissione diMartedì, l’ex ministro del Lavoro ha detto che l’aumento della quattordicesima ai pensionati è una misura buona, di carattere assistenziale, per coloro che vivono sostanzialmente della loro pensione e non hanno altri redditi. Tuttavia, come ha evidenziato anche Tito Boeri, la misura varata dal Governo garantirà più soldi anche chi ha altri redditi o ricchezze e quindi non è in stato di bisogno. Per la Fornero, poi, l’Ape volontaria, vista l’incertezza sulla penalizzazione che comporterà, rischia di essere una misura come l’anticipo del Tfr in busta paga: gli italiani non la useranno. La professoressa piemontese ha poi criticato l’impianto generale della riforma, che dà risorse agli anziani caricando il fardello del debito pubblico sulle spalle dei giovani.

Come noto, la riforma delle pensioni non contiene una proroga di Opzione donna, in attesa degli ultimi dati del “contatore” che dovrebbe comunicare quante risorse sono disponibili rispetto a quelle già stanziate lo scorso anno. Risorse che dovrebbe servire prioritariamente a garantire che anche le donne nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 possano accedere al regime sperimentale di pensionamento anticipato approvato nel 2004. Per questo il Gruppo Opzione ultimo trimestre 1957-1958 ha deciso di scrivere ai membri delle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera chiedendo che durante l’iter parlamentare della Legge di stabilità venga tutelato il loro diritto di usufruire di Opzione donna, dato che è quasi certo che il contatore segnalerà che le risorse per farlo ci sono.

La riforma delle pensioni interverrà anche sugli assegni più bassi. Ma se qualche pensionato si troverà in difficoltà, secondo Alessia Morani potrà anche valutare di far ricorso al prestito vitalizio ipotecario. La deputata del Partito democratico ha ricordato durante l’ultima puntata di Quinta colonna che i pensionati anziani di casa possono accedere a questo strumento introdotto da non molto nel nostro ordinamento. Le sue parole non sono però state gradite da Fiorella Mannoia. “Io non ho più parole. La proposta ai pensionati che non arrivano a fine mese è quella di ipotecarsi la casa che hanno comprato con una vita di lavoro magari con il progetto di lasciarla ai figli, così il giorno che non ci saranno più sarà proprietà della banca. Ma vi rendete conto di che cosa dite o no? Poi dicono che dobbiamo essere ottimisti, io ci provo ma ti cascano le braccia”, ha scritto la cantante sulla sua pagina Facebook.

Nelle ultime ore stanno circolando bozze della Legge di stabilità che contengono maggiori indicazioni sulle novità della riforma delle pensioni. Per esempio, sui requisiti richieste alle categorie che avranno accesso all’Ape social. In primis i disoccupati, che dovranno essere rimasti senza sussidi da almeno tre mesi. Poi, gli invalidi, che dovranno esserlo almeno al 74%. Coloro che invece hanno parenti di primo grado invalidi, devono occuparsi della loro assistenza da almeno sei mesi. Infine, per quel che riguarda i lavori gravosi, i richiedenti dovranno aver svolto tale attività in maniera continuativa da almeno sei anni.

Tommaso Nannicini torna a difendere la riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017. In un’intervista a Repubblica, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha spiegato che dopo che sono stati, secondo quanto certificato dalla Corte dei Conti, varati negli ultimi dieci anni interventi sulla previdenza che hanno portato a risparmi pari a 32 miliardi l’anno, “spenderne due per dare risposta a chi ha subito i costi più duri di quell’aggiustamento non vuol dire tornare indietro, ma coniugare sostenibilità finanziaria con equità sociale”. “C’è un tema di equità fra generazioni che non si risolve tagliando le pensioni, ma capendo come si trovano le risorse per garantire l’adeguatezza delle pensioni future”, ha aggiunto il Professore della Bocconi, che ha risposto così a chi sostiene che la riforma delle pensioni serva a convincere gli anziani a votare Sì al referendum del 4 dicembre: “Accusare un politico di cercare voti è come accusare l’Avis di raccogliere sangue. Ma, al di là di questo, io non sono d’accordo: seguendo le logiche di un intervento elettoralistico, non dovevamo mettere due miliardi e mezzo l’anno sui pensionati, ma 20”.

Cesare Damiano ha difeso la riforma delle pensioni del Governo Renzi, ma non riesce a farlo altrettanto riguardo la scelta dell’esecutivo di togliere risorse al fondo esodati. “La scelta del Governo sulle pensioni, contenuta nel Decreto fiscale, di stornare dal Fondo esodati risorse pari a circa 592 milioni di euro per destinarle al Fondo sociale per l’occupazione, è una mossa azzardata e sbagliata”, dice l’ex ministro del Lavoro. In particolare, per Damiano sarebbe negativo se il Governo togliesse risorse agli esodati prima ancora di aver varato l’ottava salvaguardia. Il Presidente della commissione Lavoro vorrebbe poi che arrivassero notizie su Opzione donna, in quanto teme che anche i fondi appositamente stanziati possano fare la stessa fine di quelli degli esodati.

Per gli esodati non ci sono buone notizie. L’ottava salvaguardia che sarà inserita nella Legge di stabilità 2017, insieme alla riforma delle pensioni, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera garantirà la tutela ameno di 19.500 persone. La Rete dei comitati degli esodati nei mesi scorsi aveva parlato di circa 34.000 italiani ancora in attesa di salvaguardia. Dunque il Governo sembra pronto ad arrivare a poco più della metà. Inoltre, l’esecutivo ha varato anche un decreto fiscale con cui sposta alcune risorse dal fondo esodati per destinarle ad altri usi. Dunque non si potrebbe nemmeno dire che non ci sono le risorse per dare la salvaguardia a più di 19.500 persone, dato che il fondo creato appositamente per gli esodati viene usato per altri fini.

Ha parlato questa mattina sulla riforma pensioni 2016 a breve ultimata il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervenendo alla trasmissione di Rai 3, Agorà: Ape, lavoratori precoci e mondo dei giovani, i temi sono stati ampi e dibattuti, ma è soprattutto sul rapporto pensioni-giovani che il ministro ha voluto in qualche modo rassicurare i timori di molti lavoratori. «Se produrremo le condizioni perché vadano in pensione in anticipo più o meno 100mila italiani è ragionevole immaginare che un certo numero di giovani li sostituisca». È una deduzione ovviamente, visto che la riforma pensioni potrà liberare più posti di ingresso per i giovani, anche se da qui a vedere un ponte diretto ovviamente bisognerà attendere l’effettivo ingresso a regime della norma pensioni. «Io non sostengo la tesi che se uno va in pensione un altro va a lavorare. Ma faccio fatica ad accettare la tesi opposta», afferma ancora Poletti per cui resta impossibile che non si determini in qualche modo in ricambio generazionale.

Non tutti sono contenti della riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità 2017. Per esempio, i lavoratori precoci, dato che non è ancora chiaro chi potrà accedere alla pensione con Quota 41. Di certo però non tutti coloro che hanno versato 41 anni di contributi. Cesare Damiano, pur riconoscendo che qualcuno può certamente essere rimasto deluso, invita a guardare “il bicchiere mezzo pieno” della Legge di stabilità, ricordando che per la prima volta da un bel po’ di anni si torna a dare soldi alle pensioni e che si è cominciato ad affermare un diritto, seppur limitato, all’accesso alla pensione dopo 41 anni di lavoro. Che magari potrà essere ampliato in futuro. Non tutti i lavoratori precoci hanno però apprezzato le parole dell’ex ministro.

La riforma delle pensioni non ha previsto un’ottava salvaguardia degli esodati, che potrebbe però rientrare nella Legge di stabilità. Anche se non tutti i 34.000 che sono in attesa di una salvaguardia, secondo la Rete dei comitati degli esodati, potrebbero riceverla. A questo riguarda Raffaele Bonanni, in un’intervista a IntelligoNews, ha evidenziato che “finché esiste un solo esodato, è una spina dolorisissima. Perché costoro sono stati colpiti senza alcuna considerazione e il fatto stesso che dopo oltre tre anni se ne continui a parlare dimostra e sottolinea una situazione di grande anomalia”. L’ex Segretario generale della Cisl ha anche sottolineato che “dopo un accordo sulle pensioni così celebrato, tenere ancora in vita questo problema non credo che sia un fatto positivo. Né per il Governo, né per le parti sociali”.

La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017 nulla dice riguardo Opzione donna, ma sul tema sembra essersi accesa un piccola polemica via social. Il Comitato Opzione donna, infatti, viene “attaccato” per non sostenere una proroga di questa possibilità di accesso anticipato alla pensione fino al 2018. Orietta Armiliato e Daniella Maroni, amministratrici del Comitato, hanno quindi deciso di fare chiarezza, ricordando che l’originale legge del 2004 prevedeva l’accesso a Opzione donna per chi avesse maturato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2015. Al momento, dunque, bisognerebbe garantire l’accesso al regime sperimentale a tutte quelle donne nate nell’ultimo trimestre del 1957 o del 1958 che si ritrovano escluse sono per la “colpa” di essere nate negli ultimi tre mesi dell’anno.

La riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità 2017 non è del tutto completa. Infatti, per accedere all’Ape social o alle agevolazioni per i lavoratori precoci bisogna, in taluni casi, svolgere “lavori gravosi”. Come ricorda Giuliano Cazzola, in un intervento su Formiche, ci vorrà ora un Decreto del presidente del consiglio dei ministri per individuare nello specifico cosa bisogna intendere con questo termine, anche se sembra già chiaro che le categorie di lavoratori interessate saranno gli edili, i marittimi, alcune tipologie di infermieri, gli scavatori, i facchini, i macchinisti, gli autisti di mezzi pesanti, i maestri delle scuole dell’infanzia. “Basta poco per capire quanto sia insidioso il terreno in cui si sta incamminando il sistema previdenziale. Ce ne accorgeremo ben presto quando il disegno di legge affronterà il Parlamento, dove tutti i gruppi, per ora, cercheranno di inserire degli altri settori e condizioni professionali”, scrive l’ex deputato che poi aggiunge: “Il Governo terrà il più possibile duro, ma ormai il dato è tratto. Ce lo insegnano i salvaguardati. Sul loro esempio si costituiranno comitati di ‘esclusi’, che, in ogni occasione, chiederanno l’estensione di quelle normative”.