Arrivano cattive notizie da Roma. Tuttavia questa volta non si parla né di mafia capitale, né di Olimpiadi, né dello stato di salute della giunta di Virginia Raggi. Una recente indagine, curata dalle articolazioni capitoline di Acli e Cisl, sulla percezione del lavoro nei giovani di Roma e provincia ci fornisce, infatti, un quadro poco incoraggiante sulle aspirazioni degli intervistati: il 65% di loro ha un livello alto o medio-alto di “remissività lavorativa”; ovvero, è pronto a rinunciare a contratti regolari e diritti dei lavoratori pur di avere un’occupazione quale che sia.
Sebbene il sentimento prevalente degli intervistati riguardo al proprio futuro lavorativo sia la speranza (61,5%), emergono, infatti, in maniera significativa anche sentimenti negativi come confusione (36%), precarietà (26,7%) e angoscia (26,2%). Inquieta il fatto che molti giovani sarebbero disposti a rinunciare anche a diritti fondamentali pur di avere o mantenere un lavoro: il 28,2% direbbe, senza problemi, addio ai giorni di malattia, il 26,6% alle ferie, l’11,1% alla maternità.
Il rapporto indaga, quindi, sulle ragioni per cui i ragazzi escono sempre più tardi di casa: avere un reddito sufficiente è la motivazione per il 69,2% degli intervistati, mentre la stabilità del lavoro è indicata dal 63,5%. Emerge, inoltre, la sfiducia nei confronti della scuola: solo un intervistato su quattro (il 23,3%) è molto, o abbastanza, d’accordo con l’idea che la scuola fornisca, al netto della retorica, strumenti adeguati per inserirsi nel mondo del lavoro e ben il 47,1% ritiene che quanto appreso sui banchi di scuola non lo faciliterebbe se dovesse iniziare a lavorare, e/o cercare di farlo, domani.
Il rapporto evidenzia anche una generica e limitata informazione rispetto alle misure di supporto per l’inserimento lavorativo dei giovani. Solo il 34,2% degli intervistati conosce, infatti, il funzionamento e le opportunità di Garanzia Giovani, una percentuale che sale al 45,7% riguardo la conoscenza del Jobs Act, sebbene i due provvedimenti siano stati, più o meno esplicitamente, citati dalle risposte.
I dati, nel suo complesso, offrono, quindi, molti spunti di riflessione per chi è chiamato, a vario titolo, a fare scelte “politiche” per il futuro dei nostri giovani oltre alla retorica, pro e contro, la #buonascuola, la #garanziagiovani e il #jobsact.
La soluzione si trova, tuttavia, e prima di tutto, nella capacità di elaborazione culturale e politica, nel senso più alto del termine, e non nei decreti e nel bicameralismo, più o meno perfetto, e con la capacità di costruire nuovi, ed efficaci, luoghi di partecipazione e condivisione con i nostri giovani.