Matteo Salvini mostra totale vicinanza ai lavoratori precoci, che si sentono in qualche modo traditi dal Governo e dai sindacati dato che la riforma delle pensioni poco o nulla fa per loro. “Mi piacerebbe vedere il cazzaro Renzi farsi un giro tra questi lavoratori fregati e umiliati dall’infame legge Fornero… Altro che Ape, o la proposta del Pd di ipotecari la casa per tirare avanti… Vergognatevi! Anche per questo il 4 dicembre #iovotono”, scrive il Segretario della Lega Nord, in un post sulla sua pagina Facebook che accompagna il video del servizio di Quinta colonna dedicato all’ultima manifestazione dei lavoratori precoci a Roma. I lavoratori precoci sembrano quindi avere una sponda parlamentare importante, oltre a quella del Movimento 5 Stelle. Bisogna vedere se basterà, dato che in teoria anche diversi esponenti del Pd si erano spesi per Quota 41 in passato, ma i risultati non sono stati finora molto incoraggianti.
Nella guida allegata a Il Sole 24 Ore di oggi si trovano indicazioni utili non solo sui contenuti della riforma delle pensioni, ma anche informazioni sulla ricongiunzione dei contributi, la quale consente di trasferire i contributi da una cassa previdenziale a un’altra. Si tratta di un’operazione che ha un costo, che dipende anche dall’anzianità contributiva e che sovente viene “rateizzato”. In alternativa è possibile optare per il cumulo dei contributi, che diventa gratuito, consentendo di valorizzare i periodi accreditati nelle diverse gestioni previdenziali. Al momento, però, segnala la guida, non è possibile accumulare le contribuzioni accreditate presso le casse dei liberi professionisti. Alla fine si avrà comunque un’unica pensione
Il Sole 24 Ore di oggi offre in allegato una guida pratica che ricorda, per esempio, quale sono le quattro vie per anticipare l’addio all’attività lavorativa dopo la riforma delle pensioni approvata dal Governo Renzi. La prima è quella che prevede il ricorso all’Anticipo pensionistico (Ape), possibile anche ricorrendo alla Rita (rendita integrativa temporanea anticipata). Anche chi svolge lavori usuranti o rientra nella categoria dei lavoratori precoci come definiti dalla nuova legge potrà avere delle agevolazione rispetto alla legge Fornero. Infine, attraverso il cumulo dei contributi versati in diverse casse previdenziali è possibile vedere avvicinarsi i requisiti necessari al pensionamento. Ovviamente questi interventi non soddisfano le attese di tutti, ma per ora il Governo ha deciso di intervenire con questi strumenti.
Le italiane che si battono perché Opzione donna possa essere utilizzata anche nel 2017 dalle nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 non si arrendono. E in particolare il Comitato Opzione donna ha dato vita a una nuova campagna social per sensibilizzare i parlamentari a non dimenticare questa istanza quando ci sarà da esaminare la Legge di stabilità 2017 che contiene anche la riforma delle pensioni. Patrizia Maestri, deputata del Pd in commissione Lavoro, ha voluto con un suo messaggio su Facebook assicurare il suo supporto alla causa: “Carissime, vi confermo che se non avremo dal governo le risposte che ci aspettiamo per opzione donna ultimo trimestre inizieremo a intervenire in aula come già abbiamo fatto l’anno scorso. Non vi abbandoniamo”.
Gli italiani sembrano non essere molto interessati alla riforma delle pensioni preparata dal Governo Renzi. Secondo i dati dell’Osservatorio mensile di Findomestic, infatti, la maggioranza degli intervistati ha sì sentito parlare degli interventi come l’Ape, ma non li considera prioritari in questo momento. Solo per il 30% degli intervistati l’intervento più importante riguarda le pensioni, mentre il 61% ritiene prioritario creare lavoro o abbassare le tasse (59%). Solamente tra gli intervistati tra i 55 e i 64 anni la riforma delle pensioni viene considerata più urgente (44%). In generale, dai dati emerge che il sistema pensionistico italiano non è ritenuto idoneo a garantire uno stile di vita adeguato a chi termina la propria carriera lavorativa. Un intervento importante per gli intervistati sembra essere quello sulle pensioni d’oro.
Arriva una notizia confortante per le tante italiane in attesa di sapere se ci sarà una proroga di Opzione donna nella Legge di stabilità insieme alla riforma delle pensioni. Erica D’Adda, senatrice del Partito democratico, ha infatti avuto modo di parlare con Giuliano Poletti, il quale gli ha confermato che i fondi che avanzeranno rispetto a quelli già stanziati per Opzione donna lo scorso non verranno destinati ad altri interventi. Resta il fatto che non si sa ancora a quanto ammontino questi risparmi e quindi a quante persone sarà possibile garantire ancora l’accesso a Opzione donna, considerando che la precedenza andrebbe data alle donne nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958, che l’anno scorso, che quest’anno non hanno avuto modo di accedere al regime sperimentale.
Le dichiarazioni di Alessia Morani (Pd) di settimana scorsa sul prestito vitalizio ipotecario continuano a far discutere. Alessandro Di Battista, infatti, le mette in collegamento con altri provvedimenti del Governo, come la riforma delle pensioni con l’Ape, il decreto salva-banche e quello sulla Banca d’Italia. In tutti questi casi, secondo l’esponente del Movimento 5 Stelle si mostra “un amore infinito tra il Partito democratico e le banche”. In effetti, nei provvedimenti citati che hanno a che fare con le pensioni, in un caso occorre ricevere un prestito bancario per andare in quiescenza, mentre nell’altro ipotecare (presso una banca) la propria abitazione per avere una somma utile ad arrivare a fine mese se la propria pensione non basta. Per il deputato pentastellato, però, “i cittadini non hanno bisogno di essere presi in giro con queste soluzioni che danno una certa liquidità sul momento, ma spostano nel tempo il problema affidandolo agli eredi”. Dopo quello di Beppe Grillo, quindi, un nuovo attacco del Movimento 5 Stelle alle dichiarazioni della deputata Pd e alle politiche del Governo Renzi.
Maurizio Landini torna all’attacco del Governo sulla riforma delle pensioni. Durante una manifestazione per il No al referendum del 4 dicembre, il Segretario generale della Fiom ha infatti detto che il Premier “si è inventato l’Ape. Pensate che genialata: io lavoro per 40, 41, 42 anni e verso i contributi e poi se debbo andare in pensione devo chiedere un prestito a una banca? A me l’istinto che mi viene è di corrergli addietro (riferito a Renzi, ndr) finché non l’ho preso. Poi cosa posso fare non lo so. Ma vi rendete conto a che livello siamo?”. Landini non è certo nuovo a prese di posizione contro l’Anticipo pensionistico, soprattutto perché comporta il fatto di dover chiedere un prestito per una prestazione cui si avrebbe diritto in forza dei contributi versati durante la propria vita lavorativa. Oltre al fatto che il sindacalista lo considera un intervento che aiuta banche e assicurazioni.
Cesare Damiano promette di intervenire per modificare l’ottava salvaguardia che, insieme alla riforma delle pensioni, arriverà all’esame del Parlamento nella Legge di stabilità 2016. Per l’ex ministro del Lavoro, infatti, c’è qualcuno “che si diverte, in modo arbitrario, a mettere in discussione la legislazione esistente, forse pensando di non dare troppo nell’occhio. Ci riferiamo alla manomissione dei contenuti della settima salvaguardia degli esodati, mentre viene addirittura inserita, come da noi insistentemente richiesto, l’ottava salvaguardia nella legge di Bilancio”. “Con un duro confronto avevamo ottenuto, per i lavoratori in mobilità, di fissare nella settima salvaguardia la data entro la quale poter accedere all’istituto della mobilità, cioè il 31 dicembre del 2014. Inspiegabilmente e senza alcun confronto, la data è stata anticipata al 31 dicembre del 2012. In questo modo si tagliano fuori, tanto per cominciare, i lavoratori dell’Alitalia e della ex Eutelia, oltre a molte altre aziende”, aggiunge Damiano, spiegando che “faremo un emendamento per rimettere le cose al loro posto per fare in modo che l’ottava salvaguardia sia l’ultima, ma non a parole”.
Le ultime scosse di terremoto nel Centro Italia hanno determinato dei problemi anche per gli uffici postali. Per le popolazioni colpite rischia quindi di crearsi un disagio, specie tra gli anziani, dato che si avvicina il momento di ritirare la pensione di novembre. L’Inps, con la collaborazione di Poste Italiane, ha quindi deciso di attivare il “pagamento in circolarità” per le pensioni riscosse in contanti agli sportelli. Questo vuol dire che i pensionati che ritiravano l’importo dell’assegno presso gli uffici postali delle province interessate dal terremoto potranno farlo presso un qualsiasi ufficio postale sul territorio nazionale presentando un documento di identità valido o un documento sostitutivo rilasciato dagli uffici anagrafici attivati nei comuni colpiti senza obbligo di presentare il certificato di pensione o la lettera di avviso.
Giuliano Poletti difende l’operato dell’esecutivo in tema di riforma delle pensioni. “Ritengo che non si possa dubitare circa l’impegno positivo del Governo che ha inteso affrontare, nel segno dell’equità e del sostegno alle fasce più deboli, temi che erano aperti da tempo e che investono direttamente la vita di tante persone”, ha scritto in una nota il ministro del Lavoro, ricordando anche che le salvaguardie per gli esodati sono state un strumento con cui “Parlamento e Governo hanno voluto porre rimedio a una grave ingiustizia prodotta dalla legge Fornero”. Poletti ha quindi indirettamente risposto a Tito Boeri, spiegando anche di aver presto atto “con soddisfazione della precisazione del presidente dell’Inps riguardo alcune sue affermazioni che erano state riportate dalle agenzie”.
Le parole di Tito Boeri sui costi della riforma delle pensioni non sono passate inosservate e Maurizio Sacconi chiede quindi al Governo dei chiarimenti. “Il Governo ha il dovere di una risposta documentata rispetto agli oneri di finanza pubblica calcolati dall’Inps in relazione agli interventi sul sistema previdenziale. Secondo il Presidente Boeri il debito pensionistico crescerebbe di 20 miliardi cui se ne potrebbero aggiungere altri 24”, scrive l’ex ministro del Lavoro sul blog dell’Associazione amici di Marco Biagi. Sacconi evidenzia che la Commissione europea, che già monitora l’Italia per il suo alto debito pubblico, potrebbe esprimere preoccupazioni dato che a fare i conti è stato l’Inps, che è una fonte istituzionale. “Di qui l’esigenza di calcoli altrettanto istituzionali e più convincenti”, conclude il Senatore di Area popolare.
I Vigili del fuoco riceveranno dal Presidente della Repubblica Mattarella la medaglia d’oro il prossimo primo dicembre. Ma c’è chi tra loro non è molto soddisfatto, perché preferirebbe essere trattato alla pari degli altri Corpi dello Stato. Il sindacato autonomo Conapo dei vigili del fuoco sottolinea in particolare che nella Legge di stabilità 2017, che pure contiene la riforma delle pensioni, nulla si fa per cambiare una situazione di disparità di trattamento. “Nella legge di bilancio Renzi, nonostante i suoi abbracci pubblici ai vigili del fuoco, non ha stanziato un solo centesimo vincolato a diminuire la differenza con gli altri corpi, e questo è gravissimo, lo consideriamo un affronto a tutti gli appartenenti al Corpo nazionale vigili del fuoco”, scrive in una nota Antonio Brizzi, Segretario generale di Conapo. Il quale aggiunge: “Non chiediamo privilegi, solamente avere la stessa dignità istituzionale, retributiva e pensionistica che hanno gli altri corpi e siamo certi che tutti i cittadini ne sarebbero felici”.
Una delle novità della riforma delle pensioni riguarda la possibilità di cumulare gratuitamente i contributi versati in diverse gestioni previdenziali. Questo per cercare di far fronte all’onerosità delle ricongiunzioni contributive introdotta nel 2010. Enzo De Fusco, in un video pubblicato su Repubblica.tv, spiega tuttavia che nel diritto previdenziale il cumulo gratuito è cosa diversa dal ricongiungimento dei contributi. Quest’ultimo, infatti, determina il trasferimento integrale dei contributi da una gestione all’altra, mentre il cumulo non dà luogo a nessun trasferimento, “bensì lascia i montanti nelle rispettive gestioni e poi le gestioni previdenziali calcoleranno due trattamenti pensionistici distinti”, dice il direttore scientifico della Fondazione Studi Consulenti del lavoro. Oltre a ricordare che il cumulo contributivo è già stato introdotto nel nostro ordinamento nel 2012, seppur con alcune limitazioni non indifferenti, De Fusco evidenzia che “il cumulo gratuito darà luogo a un trattamento pensionistico significativamente più basso della ricongiunzione”. Per fare un esempio pratico, su una pensione di 1.800 euro, il pensionato potrebbe rimettercene almeno 250.
Tra le pensioni e la riforma che da gennaio dovrebbe partire in maniera ancora non definitiva, una notizia darà certamente da pensare al Ministero del Lavoro come all’Inps, ma ovviamente prima ancora ai lavoratori con pensioni esigue: secondo quanto riportato dal Mattino di Napoli, ci sono anche alcune decine di migliaia di pensioni sopra i 7 mila euro lordi al mese (4.300 netti circa) tra quelle che dal prossimo gennaio incasseranno di fatto un aumento. In sostanza, le pensioni cosiddette d’oro vedono in realtà non tanto un aumento ma un mancato prelievo, visto che il contributo di solidarietà introdotto per un solo trienni tra il 2014 e il 2017. A gennaio dunque le pensioni elevate vedranno stopparsi i prelievi con conseguente aumento del netto percepito nell’assegno già piuttosto elevato. Il provvedimento aveva un senso perché gli introiti di questo contributo non affluivano direttamente alle casse dello Stato ma restavano all’interno del capitolo previdenza, una sorta di forma di solidarietà intergenerazionale. Ora però il blocco e il Governo dovrà prendere decisioni a riguardo per evitare ulteriori scontri con sindacati e gli stessi pensioni che hanno maturato giustamente quegli assegni dopo anni di duro lavoro.
È ancora l’osservatorio Inps che parla e rispetto alla riforma pensioni e a tutte le novità del 2016 alcuni importanti situazioni riguardano le ingenti presenze di lavoratori in pensioni ben prima del 1980. In Italia infatti ci sono circa 540.000 pensioni liquidate prima del 1980, quindi in vigore da oltre 36 anni, e lo si scopre dalle tabelle dell’Istituto di Previdenza Nazionale sulle decorrenze delle pensioni di vecchiaia tra privato e pubblico. In questo numero è escluso dunque l’assegno di invalidità previdenziale, ma anche assegni sociali. Secondo l’Inps, «Le pensioni di vecchiaia e superstiti del settore privato che hanno oltre 36 anni sono 475.000 mentre quelle del pubblico sono 65.463. Per le pensioni pubbliche anticipate la media di uscita era di 47,4 anni». Novità continue che possono aiutare anche a capire come le misure della riforma pensioni siano particolarmente urgenti e che ancora non sono neanche approvate in seduta ufficiale.
Il presidente della Commissione del Lavoro della Camera ha replicato a Tito Boeri dopo la polemica sui costi della riforma delle pensioni: “Forse va fatto un po’ d’ordine, anche perché molti dati ufficialmente forniti dall’INPS sulle platee pensionistiche si sono rivelati, purtroppo, infondati e a discapito dell’azione del legislatore”, ha dichiarato Cesare Damiano, secondo cui servono 2,5 miliardi di euro per coprire 36.000 presunte richieste per Opzione Donna. Il presidente della Commissione del Lavoro della Camera ha poi espresso un giudizio positivo sul pacchetto previdenza giunto in Parlamento attraverso la legge di Stabilità. L’orientamento a fissare l’età di accesso alla pensione di vecchiaia a 63 anni, rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi, “potrebbe essere un buon compromesso se consentirà di andare in pensione subito, senza penalizzazioni, a partire dallo categorie più disagiate”. Inoltre, è stato previsto il blocco dell’aspettativa di vita per coloro che svolgono lavori usuranti, oltre che la cancellazione della penalizzazione per chi andrà in pensione prima dei 62 anni.
Le novità della riforma pensioni 2016 scoprono anche importanti e drammatiche situazioni sullo stato di emergenza di molti pensionati italiani: stando ai dati diffusi dagli studi di Inps, il 39,6% dei pensionati nel nostro Paese, ovvero 6,4 milioni di persone, ha un reddito di pensione inferiore a 1000 euro al mese. Lo scrive l’Osservatorio Inps sul casellario dei pensionati riferito al 2015 secondo il quale questa fascia di reddito può contare sul 16,1% della spesa complessiva: «La percentuale di coloro che ha meno di 1.000 euro al mese è in calo rispetto al 40,3% del 2014. La percentuale è molto più alta tra le femmine (48,3% delle pensionate donne) rispetto ai maschi (29,8%)». I dati sono preoccupanti e per questo motivo la manovra e riforma pensionistica era da mesi che richiedeva un intervento rapido ed emergenziale che iniziasse a ristabilire nel giro di qualche anno un equilibrio che al momento non esiste. «e prestazioni pensionistiche vigenti alla fine del 2015 erano 23,1 milioni per una spesa complessiva annua di 280,2 miliardi, in aumento dell’1,2% sul 2014. Il numero delle prestazioni è diminuito rispetto all’anno scorso di oltre 100.000 unità (-0,45%)».
Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, interviene ancora sulla riforma pensioni pretendendo correttivi nella formula dell’ottava salvaguardia: su Pensioni oggi ecco l’avvertimento lanciato da Damiano, «Sta circolando il testo della legge di Bilancio ‘bollinato’ dalla Ragioneria dello Stato, che è stato inviato al Quirinale. Ci risulta che, nella parte dedicata alla ottava salvaguardia degli esodati, ci sia quello che noi riteniamo un grave errore: un cambio di data che riguarda il termine per l’ingresso nella mobilità. Nella settima salvaguardia avevamo conquistato il 31 dicembre del 2014 che, inspiegabilmente, è stato retrocesso al 31 dicembre del 2012». Secondo il Presidente della Commissione Lavoro, l’anticipo di due anni vanifica in toto il miglioramento normativo per l’ottava salvaguardia «introdotto nella egge di Bilancio e che sposta avanti di 36 mesi il termine per l’inclusione nella mobilità: con una mano si dà e con l’altra si prende. È semplicemente assurdo perché vengono escluse, tra le altre, aziende come Alitalia ed ex Eutelia. Su questo punto presenteremo un emendamento».
Le ultime novità che riguardano la riforma pensioni, al netto delle polemiche che il presidente Inps Tito Boeri ha mosso contro il governo: nei tanti punti che sono in discussione uno dei tempi più delicati è quello dei lavoratori precoci ed usuranti che chiedono da tempo modifiche sulla loro età di pensione per evitare di dover arrivare ad un livello sempre più in là di giorno ultimo di lavoro. Stando alle ultime modifiche fatte e presentate nella Manovra Economica 2017, i precoci che potranno uscire con 41 anni di contributi e comunque prima di avere compiuto 63 anni, sono quelli hanno almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni, se disoccupati, disabili o assistenti disabili oppure rientrano nelle categoria di lavori pesanti dell’Ape Social (maestre d’asilo e edili, infermieri e ostetriche potranno richiederlo anche conciatori, conduttori di gru, ferrovieri, camionisti, addetti all’assistenza dei non autosufficienti, alle pulizie, operatori ecologici e facchini). Come riportano le slide del Governo, saranno eliminate anche le penalizzazioni sull’assegno per chi esce prima dei 62 anni che sarebbero dovute tornare in vigore nel 2019.
Tito Boeri ha corretto il tiro delle sue dichiarazioni sulla riforma delle pensioni del Governo, ma le sue parole non sono andate giù alla Rete dei comitati degli esodati che ha diffuso una nota per segnalare come il Presidente dell’Inps continui a rilasciare dichiarazioni “fuorvianti” sugli esodati, quasi che soffra “di una nuova malattia: l’esodadite”. La Rete ricorda in particolare a Boeri che l’Inps non è esente da colpe sulla vicenda degli esodati. “Alcuni esempi: nel maggio del 2012 l’Inps certificava che gli Esodati erano poco meno di 400.000; oggi siamo a 172.000! Nel secondo provvedimento sulle pensioni è chiaramente scritto che l’Inps, per la seconda salvaguardia, aveva stimato in 55.000 i potenziali Esodati beneficiari risultati poi, a consuntivo, meno di 20.000! E così si è continuato per tutti i sette provvedimenti approvati, gli ultimi tre dei quali finanziati con i risparmi del Fondo Esodati”, si legge nella nota. La Rete invita quindi Boeri a “impegnarsi affinché l’Istituto che presiede assicuri a Governo e Parlamento le corrette informazioni economico-statistiche che consenta alle due Istituzioni di legiferare correttamente, come vorrebbero fare, sui temi previdenziali ad iniziare da questo Ottavo provvedimento di salvaguardia degli Esodati che auspichiamo venga corretto da Governo e Parlamento nelle prossime settimane”.