Secondo quanto riporta l’Ansa, nell’Ape volontaria, una delle novità principali della riforma delle pensioni, non è prevista l’erogazione della tredicesima. Fonti governative avrebbero confermato all’agenzia di stampa che l’Anticipo pensionistico prevede solo dodici mensilità e che sarà messo un tetto per quanto riguarda la richiesta di Ape del 95% della pensione certificata mensile nel caso di richiesta di anticipo di un anno, del 90% in caso di anticipo di due anni e dell’85% in caso di anticipo di tre anni. Se queste indiscrezioni dovessero essere confermate, di certo aumenteranno le critiche all’Ape e non mancherà chi farà notare che diventerà ancor meno appetibile per i lavoratori che volessero andare in pensione anticipata. Di fatto si tratterebbe di una sorta di “penalizzazione” ulteriore rispetto a quella già previsto per il rimborso del prestito bancario ricevuto.
L’emendamento relativo all’estensione di Opzione donna sta riscuotendo un discreto successo sui social e Cesare Damiano ha quindi ringraziato Francesca Gabutti, animatrice del comitato del nate nell’ultimo trimestre del 1957-58 per il supporto che la sua proposta, formulata con altri colleghi della commissione Lavoro della Camera, sta avendo. In un post su Facebook, la Gabutti ha anche riferito che ancora i dati sul monitoraggio Inps relativi all’utilizzo dei fondi stanziati l’anno scorso per Opzione donna non sono stati “sbloccati” dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Per questo ha invitato le iscritte al comitato a dar vita a una campagna di invio di mail al ministro Padoan e al Premier Renzi per esplicitare il proprio supporto all’emendamento approvato dalla commissione Lavoro della Camera e ricordando altresì a Padoan che occorre procedere alla trasmissione alla Camere dei dati sul “contatore” di Opzione donna.
Ivan Pedretti è stato presente a Savona a un incontro per spiegare le novità della riforma delle pensioni che, dopo l’intesa tra Governo e sindacati, con la sottoscrizione di un apposito verbale, è entrata nella Legge di stabilità. Il Segretario generale dello Spi-Cgil ha quindi ricordato gli interventi varati a favore di chi è già in pensione, senza dimenticare quello per cui dal 2019 tornerà in vigore il meccanismo di rivalutazione degli assegni antecedenti al 2012, sia per chi invece ancora deve andare in quiescenza. A questo proposito restano ci sono dei punti della riforma che la Cgil critica, in particolare l’Ape volontaria, che ha costi ritenuti eccessivi per chi ne vorrà usufruire. Inoltre, secondo il sindacato, le misure per i lavoratori precoci e le platee degli ammessi all’Ape social potrebbero non essere sufficienti se non corrette per tempo.
Sono giorni importanti questi non solo per la riforma delle pensioni, ma anche per la possibilità di estendere l’accesso a Opzione donna. Orietta Armiliato, animatrice del Comitato Opzione donna, ha fatto sapere dalla pagina Facebook del comitato stesso che l’emendamento alla Legge di stabilità che consentirebbe di estendere l’accesso a Opzione donna al 31 luglio 2016 “è stato ammesso, ed assume nel Ddl di Bilancio il numero di articolo 33.01. Le votazioni avranno inizio la prossima settimana, ed è previsto che si concludano entro mercoledì 23 novembre pv”. In queste ore, intanto, diverse appartenenti al Comitato per la proroga di Opzione donna al 2018 hanno deciso di unirsi ai lavoratori precoci che stanno manifestando a Torino, così da poter portare in piazza le proprie istanze.
La riforma delle pensioni messa in campo dal Governo Renzi sembra aver soddisfatto abbastanza le parti sociali. Tuttavia ci sono alcune sigle sindacali come la CGIL che ricordando le scarse risorse stanziate, ribadiscono come il principale obiettivo resti quello di un radicale cambiamento della legge Fornero. A rimarcare questo concetto è stata nella giornata di ieri il segretario generale del sezione Veneto della CGIL, Elena Di Gregorio: “Alcuni risultati li abbiamo ottenuti, ma la questione rimane aperta. Sono state date risposte ai pensionati più deboli e a chi si trova in situazione di difficoltà ma nella legge di bilancio sono stati messi paletti che rendono più selettivo l’accesso alla pensione per questi lavoratori.. dopo anni in cui si è continuato a fare cassa con le pensioni, finalmente si è invertita la tendenza, ma le risorse mese dal Governo sono insufficienti per rispondere a tutti i bisogni e le esigenze dei lavoratori”.
Nelle ultime ore stanno arrivando importanti novità in merito alla riforma delle pensioni ed in particolare per l’uscita anticipata a 64 anni di alcune classe di lavoratori. Nello specifico l’Inps ha provveduto a correggere il tiro sul diritto di uscire in anticipo dal mondo del lavoro anche per i lavoratori nati nel corso dell’anno 1952. Una correzione che è piaciuta tantissimo al Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ed esponente del Partito Democratico, Cesare Damiano il quale ha sottolineato: “La nostra battaglia è servita! Finalmente l’Inps ha pubblicato la circolare che corregge la precedente (n.35 del 2012) che limitava pesantemente l’accesso alla pensione (anticipata a 64 anni) previsto dalla deroga inserita nel comma 15 bis dell’art. 24 della manovra Fornero sulle pensioni. Questo è un primo passo per compensare il danno subito dai nati nel 1952 che lavoravano da dipendenti privati”.
Nonostante in questi giorni l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sia rivolta all’elezioni presidenziali svoltesi negli Stati Uniti d’America ed al prossimo Referendum Costituzionale del 4 dicembre, il tema della riforma delle pensioni continua ad essere piuttosto vivo arricchendosi di interessanti novità soprattutto per quanto concerne l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Infatti, nelle ultime ore c’è stata una clamorosa apertura da parte dell’Inps alla possibilità di poter consentire l’uscita anticipata a 64 anni di età compiuti anche ai disoccupati. Una decisione presa di comune accordo con il Ministero del Lavoro seguendo quanto previsto nell’articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. In pratica si tratta di una disposizione eccezionale che consente di andare in pensione con un sconto di 2 anni rispetto alle tempistiche prestabilite. La novità è che questa possibilità viene data anche ai lavoratori che non prestavano attività lavorativa dipendente alla data del 28 dicembre 2011. L’Inps ha chiarito la situazione pubblicando la Circolare 196/2016.
La riforma delle pensioni targata Fornero non si sta facendo più sentire in Piemonte. È quanto emerge dal Bilancio sociale dell’Inps di quella regione per l’anno 2015. “I flussi di pensionamento tornano a crescere, gli importi medi altrettanto”, si legge nel documento, quindi “il picco di maggior tensione provocato dal cambiamento del regime pensionistico sembra superato”. Secondo quanto riporta l’edizione torinese di Repubblica, l’Inps ha sì riconosciuto la positività della Legge Fornero per quel che riguarda la sostenibilità del sistema, ma anche evidenziato che ci sono due “tipologie sociali”, che hanno sofferto più di altri il passaggio al nuovo regime pensionistico. La prima è costituita da coloro che erano a un passo dalla pensione e si sono visti spostare in avanti i requisiti minimi di accesso. La seconda è quella dei giovani precari, il cui futuro lavorativo non offre certezze, rendendo debole anche il futuro previdenziale.
I lavoratori precoci non vogliono alimentare lo scontro generazionale che è stato prospettato anche per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Moreno Barbuti, uno degli animatori del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, ha scritto una lettera a Giuliano Poletti e ad altre figure istituzionali proprio per spiegare che i precoci non possono essere definiti “privilegiati” solo perché hanno un lavoro da 35/40 anni. “Forse con queste righe risulterò antipatico o scomodo a tanti ‘lavoratori’ che vorrebbero usufruire della pensione allo stesso modo in cui dovremmo usufruirne noi pur avendo loro lavorato molti anni di meno”, scrive Barbuti, ricordando che i lavoratori precoci all’inizio delle loro carriere non hanno avuto vita facile come ora non ce l’hanno i giovani.
Su Opzione donna arriva un importante messaggio della commissione Lavoro della Camera, che Rossella Lo Iacono, amministratrice del gruppo Facebook che riunisce le nate nell’ultimo trimestre del 1957-1958, ha condiviso in un post. Ne riportiamo il contenuto, ricordando che si parla dell’emendamento relativo a Opzione donna da inserire nella Legge di stabilità che contiene la riforma delle pensioni. “Questo emendamento prevede (qualora venga definitivamente approvato, quindi dall’entrata in vigore della legge di bilancio) la possibilità per chi ha maturato i requisiti nel IV trimestre 2015 di poter utilizzare opzione donna, quindi si modifica la data 31.12.15 con la data 31.7.16, tenendo conto di 7 mesi di aspettativa di vita. Non modifica il criterio del contatore, quindi si mantiene il fatto che si proseguirà fino ad esaurimento delle 36000 donne previste come platea nella legge di stabilità del 2016, che riallego per comodità. Abbiamo aggiunto il meccanismo previsto per tutte le salvaguardie: qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento degli oneri previsti, l’Inps non prende in esame ulteriori domande di pensionamento. Aver approvato questo emendamento in commissione non vuol dire che sia scontato che si riesca ad approvarlo definitivamente prima in commissione bilancio e poi in aula, quindi va mantenuta alta l’attenzione e l’impegno di tutti, compresi i comitati di opzione donna”.
Il Comitato Opzione donna proroga al 2018 continua a sperare nell’estensione della facoltà di accesso anticipato alla pensione tramite il regime sperimentale varato nel 2004. Vania Barboni ha pubblicato un post sulla pagina Facebook del comitato stesso, di cui è una della animatrici, per spiegare l’importanza in questo senso dell’emendamento approvato dalla commissione Lavoro della Camera su Opzione donna. Un emendamento che sembrerebbe favorire solamente le italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 o del 1958 e rimaste escluse dalla proroga approvata lo scorso anno. Tuttavia vi è anche una parte per consentire un’ulteriore estensione nel caso vi siano delle risorse avanzate dai 2,5 miliardi stanziati lo scorso anno per Opzione donna. Dunque questo emendamento è davvero importante per chi vuole che si arrivi alla proroga di Opzione donna.
La Uil chiede che la Legge di stabilità, che contiene anche la riforma delle pensioni, venga modificata “affinché si possa realmente porre la parola fine sull’annosa questione degli esodati”. “Bisogna prevedere l’accesso all’ottava salvaguardia a tutti i lavoratori a tempo determinato. L’attuale esclusione dei lavoratori del settore agricolo e degli stagionali genera un’ingiustificata discriminazione. Ugualmente si devono tutelare, con l’ottava salvaguardia, i lavoratori collocati in mobilità a seguito di accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011 e che abbiano smesso di lavorare entro il 31 dicembre 2014, come già avvenuto nella settima salvaguardia”, spiega Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, secondo cui è inoltre “prematuro chiudere il fondo che raccoglie i risparmi derivanti dalle salvaguardie, prima di aver ultimato il processo di monitoraggio”.
I lavoratori precoci propongono sei emendamenti alla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. Moreno Barbuti, uno degli animatori del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, li ha segnalati sulla pagina Facebook del gruppo stesso. Si chiede quindi di rivedere il meccanismo di aspettativa di vita, bloccandola per i lavoratori precoci (che hanno versato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni) e portando il periodo di rilevazione da 2 a 5 anni. Si mira poi ad aumentare le categorie dei lavori gravosi aggiungendo i chimici, gli operatori socio-sanitari e coloro che sono esposti a inquinamento o sostanze pericolose per la salute. Per l’Ape, si propone di inserire una franchigia, pari all’importo dell’assegno sociale, che sia a carico dello Stato. Si chiede infine di introdurre un contributo di solidarietà del 5% per coloro che nel 2015 hanno dichiarato redditi superiori ai 100.000 euro e di vincolare le risorse stanziate per la riforma delle pensioni all’ambito previdenziale.
L’Ape social, una delle misure contenute nella riforma delle pensioni varata dal Governo, finisce ancora una volta nel mirino delle critiche. Stavolta è Aldo Caranta, rappresentante degli autotrasportatori di Confartigianato Piemonte, a far notare che nella categoria dei lavori gravosi, che hanno diritto ad accedere alla pensione anticipata con i costi che la medesima comporta interamente a carico dello Stato, sono compresi i dipendenti delle aziende di autotrasporto, ma non i loro titolari, che pure potrebbero svolgere comunque la stessa mansione dei dipendenti. “Una svista tecnica o una precisa volontà del Governo? Non lo sappiamo. Si ha però la sensazione che questo Paese abbia due pesi e due misure: se il lavoro del conducente di veicoli pesanti è usurante, non è possibile né logico che lo sia solo se sia stato svolto come dipendente”, ha detto Caranta.
Gli esodati non demordono e sono pronti a tornare in piazza, nonostante la commissione Lavoro della Camera abbia approvato degli emendamenti migliorativi dell’ottava salvaguardia, contenuta, insieme alla riforma delle pensioni, nella Legge di stabilità 2017. Francesco Flore, portavoce della Rete dei comitati degli esodati, ha infatti fatto sapere, in un’intervista a BlastingNews, che non esclude che ci saranno nuove manifestazioni, dopo quella di martedì a Roma, magari insieme ai sindacati, in attesa di essere ricevuti dal ministero del Lavoro e da quello dell’Economia per cercare di spiegare perché l’ottava salvaguardia predisposta dal Governo non viene ritenuta soddisfacente.
Cesare Damiano ha voluto presentare alcuni degli emendamenti alla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017 presentati approvati nella commissione Lavoro della Camera da lui presieduta. Tra questi ve n’è uno che chiede di diminuire da 36 a 35 gli anni di contributi minimi necessari per accedere all’Ape social in caso di svolgimento di lavori gravosi. Un altro, invece, chiede di spostare dal 31 dicembre del 2012 al 31 dicembre del 2014 la data relativa all’accesso alla mobilità per poter accedere all’ottava salvaguardia degli esodati. “La nostra battaglia per difendere e migliorare i contenuti del verbale sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con il Governo continuerà nella commissione Bilancio”, ha aggiunto l’ex ministro del Lavoro.
I lavoratori precoci ritrovano unità e compattezza. Antonia Cicio ha infatti fatto sapere con un breve post che non lascerà il gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti. E anche questa mattina sulla pagina Facebook del gruppo stesso si possono leggere messaggi che incitano all’unità, ricordando che ci sono alcune iniziative chiave per poter far sì che Quota 41 possa essere ampliata nella Legge di stabilità 2017. In particolare il 12 novembre ci saranno manifestazioni sia a Torino che a Palermo. Nel capoluogo piemontese ci sarà un presidio davanti alla sede della Regione, mentre in quello siciliano verrà organizzato davanti alla Prefettura. È facile ipotizzare che altre mobilitazioni seguiranno nelle prossime settimane, durante le quali la manovra continuerà il suo iter parlamentare.
Arrivano buone notizie su Opzione donna, dato che in commissione Lavoro della Camera sono stati approvati alcuni emendamenti che riguardano la riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. Nello specifico, viene chiesto di consentire il cumulo gratuito dei contributi anche della gestione separata al fine di raggiungere i requisiti di accesso a Opzione donna. Inoltre, si chiede che la stessa venga prorogata al 31 luglio 2016 (invece che al 31 dicembre 2015), così da consentire anche alle italiane nate nell’ultimo trimestre del 1957 o del 1958 di potervi aderire. Infine, viene chiesta un’ulteriore proroga in funzione dei risparmi ottenuti rispetto ai 2,5 miliardi di euro stanziati lo scorso anno.
Confindustria si è dimostrata in passato favorevole all’Ape, misura cardine della riforma delle pensioni. Tuttavia si dice contraria a un’ottava salvaguardia degli esodati. Marcella Panucci, durante l’audizione alla Camera sulla Legge di bilancio, ha infatti spiegato che si interviene così “in maniera impropria sulla riforma Fornero, causando ingiustificate disparità di trattamento”. Le parole del Direttore generale di Confindustria non passeranno certo inosservate. Insieme a quelle pronunciate relativamente alle misure per il contrasto della povertà, che avrebbero un impatto limitato, andando pure in gran parte non a persone povere. Sull’ottava salvaguardia si attendono in ogni caso gli emendamenti annunciati da Cesare Damiano.
Il comitato direttivo della Cgil ha diffuso un documento di giudizio sulla riforma delle pensioni varata dal Governo. Il sindacato di Susanna Camusso riconosce come positivi l’aumento della quattordicesima e della no tax area, così come “le soluzioni individuate sulle ricongiunzioni contributive, l’eliminazione strutturale delle penalizzazioni sulle pensioni di anzianità, il cambiamento della legge sui lavori usuranti per renderla fruibile, insieme alla cancellazione della finestra mobile e dell’attesa di vita”. Tuttavia su Quota 41 per i lavoratori precoci per la Cgil si è lontani “dall’obiettivo che ci eravamo proposti” e “dalle aspettative suscitate”. Riguardo l’Ape social, una critica viene mossa ai vincoli di 36 anni di contributi versati e di 6 anni di consecutività in lavori gravosi. Motivo per cui verranno chieste delle modifiche durante l’iter parlamentare della Legge di stabilità 2017. Per la Cgil, poi, l’Ape volontaria “continua ad avere le caratteristiche di uno strumento finanziario che scarica sui pensionandi le sbagliate rigidità del sistema”.