Nel tour elettorale referendario di Renzi in Sicilia, ecco il coup de theatre: la promessa di sgravi totali contributivi per le assunzioni di giovani meridionali tra i 15 e i 24 anni o fino a 35 se hanno perso il lavoro da almeno sei mesi. Alla promessa di un improbabile Ponte sullo stretto, si aggiunge un più probabile sgravio contributivo per le aziende che assumono giovani. Si sa, il Mezzogiorno è molto trascurato dalle politiche governative, complici gran parte degli stessi governi regionali, che va ricordato sono ben lontani dall’utilizzo minimo delle risorse europee per le varie politiche di sviluppo. Però il Sud vota, e i sondaggi referendari parlano di una valanga di no. Ciò che non ha fatto il buon senso con indicatori occupazionali disastrosi lo ha fatto la paura di perdere il referendum.



Ricordo a tutti i lettori che nel 2015, per tutta l’Italia, furono messi a disposizione risorse per premiare con contributi zero le imprese che sarebbero state interessate a trasformare i rapporti di lavoro con il contratto a tutele crescenti. Dopo si annunciò che la misura dell’aiuto si sarebbe attestato al 50%, ma un paio di mesi fa l’esecutivo ha fatto trapelare che per ragioni di finanza pubblica le provvidenze sarebbero finite del tutto. Su queste pagine ho già avuto modo di spiegare che un comportamento siffatto non sarebbe stato compreso soprattutto al Sud, dato che il provvedimento del 2015 aveva dato un aiuto a rapporti di lavoro più trasparenti in un area del Paese dove il lavoro nero impera. Scrissi che valeva la pena continuare con questi incentivi al Sud e poi darsi da fare per l’alternanza scuola-lavoro, dato che tra i paesi Ocse siamo gli unici che nella sostanza non ce ne occupiamo. 



Infatti, da tempo l’argomento è affrontato in luoghi specialistici e non; ma purtroppo ciascuno ne parla nel chiuso del suo recinto. Gli imprenditori organizzano tante conferenze, anche la scuola, così i sindacati e i Governi nazionale e locali, ma sono assai rare le esperienze positive. Non si considera a dovere che il rapporto tra azienda e scuola si realizza con incentivi e, soprattutto se non si vogliono buttare i soldi dalla finestra, con l’ausilio di specialisti che sanno davvero raccordare gli stakeholders, in grado di farlo perché nel territorio conoscono bene la realtà di impresa e le esigenze dei soggetti. 



Il Governo dunque fa bene a dare gambe alle soluzioni annunciate, ma si spera che non si diano con gli stessi criteri sciatti dei tanti bonus dati qui e là ai cittadini sempre più confusi sulle politiche economiche, senza dimenticare che le Autorità europee ormai hanno ben capito che Renzi bussa sempre più cassa proprio per aumentare la sua popolarità in questo momento sensibilmente discendente. 

Allora bene il provvedimento rassegnato all’opinione pubblica, ma Renzi dovrà pure un giorno di questi garantire continuità nel tempo alle soluzioni che si annunciano. Le aziende non possono essere coinvolte a singhiozzo, pena l’inefficacia e la non credibilità degli aiuti se non si permette loro una buona programmazione delle proprie politiche del personale.