Il ministro Madia prova a difendersi ma il piano per i contratti statali, per i decreti contro assenteisti e sul rinnovamento del settore dirigenti, e per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici è davvero sempre più complesso dopo la bocciatura di parte della sua riforma sulla Pubblica Amministrazione. «Tecnicamente penso di non aver fatto errori, e nemmeno politicamente”, afferma il ministro della P.a. “Noi andiamo avanti con tranquillità e determinazione. Per questo sarà importante che passi il referendum, anche per superare le tante resistenze al cambiamento», spiega sul Corriere della Sera questa mattina. Ma il piano contratti statali non è l’unico che rischia di dover essere rivoluzionato, un’altra volta: la sentenza della Corte Costituzionale rischia infatti di avere ripercussioni perfino sul decreto contro gli assenteisti. «Il licenziamento rapido contro i furbetti del cartellino introdotto dalla riforma Madia, infatti, potrebbe essere a rischio. Il dl prevede la sospensione in 48 ore del dipendente pubblico colto in flagrante, il taglio immediato dell’indennità e il licenziamento sprint entro 30 giorni. Ma ora il “furbetto” potrà fare ricorso, vincerlo e tornare al suo posto», riporta TgCom nello scenario possibile per i prossimi mesi sulla grande riforma della Pubblica Amministrazione.



Guai in vista per i contratti statali e per i lavoratori del pubblico impiego che da anni cercano un aumento e un rinnovo dei loro stipendi: con le ultimissime novità sulla riforma Pubblica Amministrazione che vedono bocciate alcune parti sostanziali, ora rischia anche di saltare il banco dei rinnovi sui contratti statali. Il sunto dell’intervista oggi al Corriere della Sera del ministro titolare PA, Marianna Media, è più o meno questo: «sul rinnovo dei contratti pubblici, la situazione si è complicata perché la sentenza arriva nel mezzo di una trattativa con i sindacati». Secondo il ministro deluso dalla bocciatura della Consulta sul ruolo dei dirigenti e alcune altre novità della riforma tanto attesa sulla pubblica amministrazione, la situazione è davvero complessa ora; «è prevista una parte economica, gli aumenti medi di circa 85 euro, e una parte normativa per modificare alcuni istituti, come la valutazione o il salario accessorio” ma ora, dopo la sentenza, bisogna capire come posso impegnarmi sulla parte normativa, se prima non raggiungo l’intesa con tutte le Regioni. E verificare, come dire, se il governatore del Veneto Zaia è d’accordo. Perché se non lo fosse, si bloccherebbe tutto».



C’è attesa per il prossimo incontro per il rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati. Un nuovo tavolo con Cgil, Cisl e Uil è stato convocato dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, come riferito da La Repubblica, mercoledì prossimo 30 novembre. Si tratta di un nuovo incontro che segue a quello dei giorni scorsi durante il quale Madia ha annunciato l’intenzione del governo di “un incremento medio pro capite di 85 euro” per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Per il rinnovo dei contratti statali, che sono bloccati da sette anni, dovrà essere trovata un’intesa politica con i sindacati: le parti sociali però non sembrano condividere le ipotesi di budget finora avanzate dal governo. Nelle scorse settimane lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva confermato lo stanziamento di 1,9 miliardi di euro con la manovra non solo per i contratti statali me per l’intero comparto della Pubblica amministrazione. Quella che inizia domani sarà dunque una settimana decisiva per lo sblocco dei contratti statali?



Nell’ambito delle trattative per il rinnovo dei contratti statali è arrivato anche il via libera dal Consiglio dei ministri a cinque decreti sulla Pubblica amministrazione, tra cui quello della riforma della dirigenza. Lo stesso ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia aveva twittato nei giorni scorsi: “Dirigenza, servizi pubblici locali, autorizzazioni, camere di commercio, ricerca”, sottolineando che “continua l’attuazione” della riforma. Venerdì scorso è però arrivata da parte della Corte Costituzionale una parziale bocciatura della riforma Madia della Pubblica amministrazione. La Consulta infatti, dando ragione alla Regione Veneto, ha dichiarato illegittime le norme contenenti la delega al governo per l’attuazione di alcuni decreti “nella parte in cui, pur incidendo su materie di competenza sia statale sia regionale” le norme prevedono che “i decreti attuativi siano adottati sulla base di una forma di raccordo con le Regioni, che non è l’intesa, ma il semplice parere, non idoneo a realizzare un confronto autentico con le autonomie regionali”.