Per il rinnovo dei contratti statali il governo in questi giorni sta incontrando i sindacati. Ieri è stata la volta, come riporta Agenparl, anche di Federazione Intesa che ha partecipato al confronto “politico” presso il Ministero della Pubblica Amministrazione. A proposito dell’incontro è questa la posizione del Segretario generale della Federazione Intesa, Claudia Ratti: “Non possiamo restare in silenzio di fronte a delle offerte del Governo, estremamente generiche e a delle risorse economiche non certe, che dovrebbero essere stanziate con legge finanziaria relativa all’anno solare 2018. Il rinnovo dei contratti dovrà essere economicamente congruo rispetto alla perdita di potere di acquisto subita dai lavoratori a causa di 7 anni di blocco contrattuale, la somma di cui oggi si parla (85 euro lordi di media) non è in tal senso sufficiente, anche in relazione al fatto che per molti dipendenti essa sarebbe “rimangiata” dalla perdita del bonus fiscale (ovvero gli 80 euro concessi nel 2014) ed anzi vi è il rischio che in alcuni casi con l’aumento contrattuale (che è sempre accordato al lordo delle imposte) alcuni lavoratori vedano di fatto calare la loro retribuzione complessiva”.



Non è ancora chiusa la trattativa per il rinnovo dei contratti statali bloccati da sette anni. Il tavolo politico tra il ministro della Pubblica amministrazione Mariana Madia e i sindacati Cgil, Cisl e Uil è iniziata nei giorni scorsi e il nuovo incontro previsto per domani potrebbe essere decisivo. L’obiettivo è quello di trovare un’intesa sull’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, sciogliendo i nodi che restano in particolare sul budget, sulle categorie coinvolte e sulle modalità. Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ieri al termine dell’Esecutivo nazionale, ha sottolineato che, come si legge sul sito del sindacati, “è necessario firmare, subito, l’accordo quadro per i rinnovi dei contratti pubblici. Con particolare riferimento a quest’ultimo aspetto dobbiamo portare a termine l’enorme lavoro svolto in questi mesi dalla nostra Organizzazione, insieme a Cgil e Cisl. Noi abbiamo chiesto di affrontare e risolvere due ultimi nodi per spianare la strada, in poche ore, alla firma dell’accordo”. Barbagallo ha poi aggiunto: “Constatiamo, però, che ci sono tentativi di ostacolare l’esito positivo di questa annosa vicenda. Se questi ostacoli persistessero la Presidenza del Consiglio dovrebbe assumersi direttamente la responsabilità di risolvere la vertenza, convocando le parti a Palazzo Chigi e chiudendo il confronto, nel corso di questa settimana, con la firma dell’accordo quadro”.



Sarà decisivo domani l’incontro sul rinnovo dei contratti statali tra governo e sindacati? Cgil, Cisl e Uil sono state di nuovo convocate dall’Esecutivo proprio per continuare la trattativa sull’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici bloccati da sette anni. Quello che ci si chiede in queste ore, in vista appunto dell’incontro di mercoledì 30 novembre, è se le parti sociali avanzeranno o meno altre richieste al governo per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali. Nei giorni scorsi c’è stato l’avvio del tavolo ufficiale tra i sindacati e il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia: durante l’incontro il ministro ha annunciato l’intenzione del governo di un “incremento medio pro capite di 85 euro”. Ma, come ricorda Forexinfo, il punto principale sul quale si battono le parti sociali è il riconoscimento di un aumento degli stipendi di 85 euro che sia uguale per tutti i dipendenti pubblici e l’inclusione, nel rinnovo dei contratti statali, anche del personale della scuola.



Giornata importante ieri per il rinnovo dei contratti statali, con l’approvazione alla Camera della Manovra Economica che ha di fatto reso più sicure le coperture sull’aumento e rinnovo del comparto pubblico statale. O quantomeno, questo è quanto ha affermato la coppia Renzi-Padoan ieri in conferenza stampa post-approvazione della Legge di Bilancio. I timori però rimangono, nonostante le promesse del governo che ha escluso come il settore dei contratti possa essere toccato dalla semi-bocciatura della Consulta sull’intera riforma Pa (come invece aveva detto il ministro Madia due giorni fa). Restano dunque le polemiche avanzate ieri dal sindacato Anief, che nelle parole del presidente nazionale e segretario Cisal Marcello Pacifico ha ribadito il grosso limite di questa Manovra (a riguardo del settore Statali): «Concedere agli statali solo 85 euro di aumento-miseria, come proposto dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, peraltro non si comprende con quali finanziamenti, poiché la dotazione di 1,48 miliardi di euro per il 2017 e 1,39 miliardi di euro dal 2018 previsti nella legge di bilancio sono ampiamente insufficienti, rappresenterebbe solo un “contentino” al comparto più corposo della pubblica amministrazione». Secondo l’invettiva di Anief inoltre, a fronte di uno stipendio lordo medio di 1.700 euro, «l’incremento minimo relativo all’indennità di vacanza contrattuale sarebbe infatti di 170 euro a lavoratori e non certo di 85 euro medi come intende la parte pubblica».

Con l’approvazione della Legge di Bilancio da parte dei due rami del Parlamento è stato anche fissato il fondo per il rinnovo dei contratti e delle nuove assunzioni: ammonta a 1,48 miliardi nel 2017 e 1,39 miliardi dal 2018. La bocciatura parziale da parte della Corte Costituzionale della riforma della pubblica amministrazione, dichiarata illegittima in diversi punti, comunque non interferisce sui contratti: lo ha assicurato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui il governo deve “continuare a dimostrare che non si possono fare le cose perché si deve cambiare la Costituzione”. Da Bologna il segretario della Cgil ha confermato poi l’incontro con il ministro Madia previsto per mercoledì: “A me risulta convocato”. Arrivano rassicurazioni dai sindacati dopo che il ministro Madia ha espresso la preoccupazione sul rinnovo dei contratti statali, visto che “la situazione si è complicata perché la sentenza arriva nel mezzo di una trattativa con i sindacati”.

Uno degli effetti dell’approvazione della Manovra Economica sarà il rinnovo autentico dei contratti statali e degli stipendi di tutti i dipendenti pubblici: questo si apprende durante la conferenza stampa di Renzi e Padoan a Palazzo Chigi in seguito all’approvazione della legge di Bilancio alla Camera, con il testo che ora passa al Senato dopo il referendum (dal 6 dicembre prossimo). Una svolta del governo dopo giorni di complicazioni e ritardi, in seguito alla bocciatura parziale della riforma Pa fatta dalla Consulta la scorsa settimana. «Siamo pronti al rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione», afferma il presidente del Consiglio a margine dell’approvazione in Bilancio. Per quanto riguarda invece l’intero complesso della riforma Pa, il premier ha voluto ribadire e fare una promessa a tutti i lavoratori della pubblica amministrazione: «Cercheremo di chiudere mercoledì se ci saranno le condizioni per farlo. E’ chiaro che servirà un compromesso e il ministro Madia opererà in questo senso».

Sia i contratti statali per i dipendenti pubblici, sia il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e sia le fatiche sul mondo scuola con la situazione precari e concorso scuola, il governo é sotto attacco da molte parti, con i sindacati in prima linea, specie dopo i problemi ravvisati dalla Consulta sulla Riforma Madia. «Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici 2016-2019, sottoscritto dai sindacati di settore con Confindustria, rende ancora più modesto l’accordo che si sta producendo sul comparto pubblico ed il personale della scuola», si legge sul comunicato di Anief riportato da Orizzonte Scuola. Ma prosegue la dura critica al Governo proprio sulla situazione dei contratti statalI: «Anief-Cisal ritiene che il modello di rinnovo del contratto, introdotto poche ore fa per il settore metalmeccanico, possa essere adottato anche per i 3 milioni e 300mila dipendenti del pubblico impiego che, a seguito del blocco contrattuale che si trascina dal 2009, si ritrovano oggi uno stipendio arretrato di quasi il 20 per cento rispetto all’inflazione». Secondo Anief infatti concedere agli statali solo 85 euro di aumento come proposto da Madia è davvero «una miseria senza senso e con notevoli rischi e misteri sulle coperture». 

Se da un lato il fronte dei contratti statali troverà una via d’uscita nella Legge di Stabilità in approvazione nella giornata di oggi – prima di passare poi al Senato – dall’altro l’intera riforma della Pubblica Amministrazione rischia e parecchio dopo la bocciatura parziale della Consulta pervenuta venerdì sera. Per questo motivo il ministro Madia si è detto molto deluso dall’opera della Corte Costituzionale in quanto numerosi provvedimenti adottati da quella riforma rischiano di decadere o di essere modificati ancora una volta, come lo stesso Renzi ha ammesso con un certo fastidio nella sua campagna elettorale ieri. Ai tentennamenti della Madia – che potete leggere qui sotto – rispetto all’approvazione ora del rinnovo e aumento del contatto pubblico, hanno immediatamente risposto i sindacati generali Cisl, Cgil e Uil. «Non esistono vincoli di natura giuridici ma è solo un problema di volontà politica. Per la Cisl l’accordo che sblocca i rinnovi dei contratti di lavoro pubblici e che definisce relazioni sindacali moderne ed innovative si può e si deve fare». Lo ha dichiarato a Radio Popolare il Segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava responsabile del Pubblico Impiego replicando alle dichiarazioni di Madia.

Sulla strada dei contratti statali e del rinnovo intero degli stipendi per i dipendenti pubblici ancora una volta interviene la Consulta, dopo i tanti ritardi dei governi politici: la sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima in diversi punti la riforma che porta il nome del ministro Madia. Ora il rischio che il titolare della Pubblica Amministrazione vede nei prossimi mesi è proprio quello che anche altri punti della riforma vengano fatti decadere, come il rinnovo dei contratti statali: «sul rinnovo dei contratti pubblici, la situazione si è complicata perché la sentenza arriva nel mezzo di una trattativa con i sindacati». Secondo il ministro deluso dalla bocciatura della Consulta sul ruolo dei dirigenti e alcune altre novità della riforma tanto attesa sulla pubblica amministrazione, la situazione è davvero complessa ora; «è prevista una parte economica, gli aumenti medi di circa 85 euro, e una parte normativa per modificare alcuni istituti, come la valutazione o il salario accessorio” ma ora, dopo la sentenza, bisogna capire come posso impegnarmi sulla parte normativa, se prima non raggiungo l’intesa con tutte le Regioni. E verificare, come dire, se il governatore del Veneto Zaia è d’accordo. Perché se non lo fosse, si bloccherebbe tutto», è il sunto dell’intervista di ieri al Corriere della Sera del ministro titolare PA, Marianna Media.