Argomento scottante, quello dei contratti statali in attesa del rinnovo dopo sette anni di totale congelamento. A rappresentare il punto di blocco dell’intera questione sono due aspetti: importi da stanziare e tempi di erogazione. Come riporta il sito Pianetanotizie.it, il governo avrebbe ipotizzato lo stanziamento di 900 milioni di euro in quattro annualità. Ciò significa che i dipendenti pubblici dovranno attendere il 2019 prima di poter vedere il graduale aumento – di circa 40/50 euro netti in busta paga – del proprio stipendio. Nei recenti confronti si è a lungo discusso anche sull’allineamento degli stipendi pubblici a quelli privati, secondo la Cisl non fattibile. Per giungere ad una equa copertura, dunque, occorrerebbero circa 180 euro al mese tra perdita di potere di acquisto e mancati aumenti legati agli scatti. Dopo i lunghi incontri informali che hanno cercato di far luce su tutti i dubbi della manovra, con ipotesi e possibili soluzioni, l’attesa da parte dei dipendenti pubblici è tutta incentrata sull’avvio ufficiale delle trattative.



Il tema del contratti statali e del loro rinnovo continua ad interessare le forze sociali che ad oggi hanno manifestato grande insoddisfazione. Il budget stanziato dalla magistratura per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici viene ritenuto inadeguato anche alla luce degli stipendi pubblici congelati ormai da sette anni. Come riporta businessonline.it, nel corso della passata settimana non sono mancati i confronti nei gruppi competenti dove sono stati evidenti i malcontenti scaturiti soprattutto dalle differenze con i privati. In merito è stata chiesta almeno una parificazione della retribuzione. Su questo aspetto però, sarà difficile riuscire ad ottenere risultati concreti anche perché, come più volte ribadito, il Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione non ha in serbo aumenti per tutti ma solo sulla base di tre parametri salienti rappresentati da produttività, reddito e merito. La discussione, dunque, andrà avanti anche con l’inizio della nuova settimana e non è detto che verranno meno le polemiche sul punto legato al rinnovo dei contratti statali.



Il fronte dei dipendenti pubblici è ancora in subbuglio per le novità non così clamorose come si aspettavano sui contratti statali e il generale rinnovo del settore pubblico, con relativo aumento degli stipendi boccati da circa 8 anni: la riforma del governo è stata implementata nella Legge di Bilancio – che ancora non è stata approvata in Parlamento – ma non convince affatto sindacati e associazioni di categoria. Come ribadisce oggi il collega Gianni Trovati su Il Sole 24ore, «si ferma poco sotto i 700 milioni la dote effettiva indirizzata alle buste paga dei dipendenti statali per il rinnovo dei contratti che dovrebbe ripartire anche alla luce delle risorse aggiuntive previste dalla manovra». Una cifra considerata davvero troppo bassa per tutti, con il governo che in realtà rilancia sui numeri da 1,92miliardi (quella delle slide di Renzi, per intenderci) ma che però deve ammettere come la cifra “reale” è molto più bassa. Intanto vanno tolti i 300milioni già sul piatto dall’ultima legge di stabilità 2016, e poi vanno tolti anche i 140 milioni milioni, riservati alle assunzioni nella scuola, per cui la dote prevista dalla legge di bilancio per il cuore degli interventi sul pubblico impiego è di 1,48 miliardi. Come continua l’analisi del Sole 24ore, altri 510 milioni di euro appartengono alla conferma del bonus da 80 euro e infine 300 vanno detratti per le assunzioni nel mondo della Pa. Risultato finale? 700 milioni di euro, cifra considerata troppo bassa per poter rinnovare in maniera consistente l’intero parco dei contratti statali italiani.