Cesare Damiano tira un sospiro di sollievo pensando al fatto che la Legge di stabilità, con la riforma delle pensioni al suo interno, è stata approvata velocemente dal Senato. L’ex ministro, infatti, ricorda che “la caduta del Governo ha lasciato molti provvedimenti a mezz’aria. Alcuni dovevano essere completati dal Senato nella legge di Bilancio, ma non è stato possibile dato il precipitare della situazione. Per fortuna e giustamente la legge di Bilancio approvata dalla Camera è stata messa comunque al riparo con i voti di fiducia: in caso contrario, con l’esercizio provvisorio, sarebbero sparite le risorse per il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione, per le pensioni, la povertà e il lavoro”. Certo restano anche dei provvedimenti da completare o da avviare alla discussione parlamentare, e dunque, il nuovo esecutivo avrà di che lavorare. Per Damiano resta comunque poco praticabile l’ipotesi di affidare un reincarico a Renzi.
Oltre alla riforma delle pensioni, nel 2017 ci sarà un’importante novità riguardante i pensionati. L’Inps, infatti, effettuerà i pagamenti il secondo giorno bancabile di ogni mese. Questo vuol dire che la pensione di gennaio 2017 andrà in pagamento il giorno 3. Qualche problema in più si potrebbe avere a giugno, in virtù del fatto che il primo giorno del mese cade di giovedì e che il 2 è festa. Questo vuol dire che il giorno di pagamento delle pensioni slitterà a lunedì 5. Come ovvio non tutti i mesi ci sarà un disagio particolare per i pensionati, ma già l’anno scorso con il pagamento di gennaio piuttosto avanzato c’erano state non poche polemiche. Rispetto al passato c’è da dire che per qualche pensionato l’assegno arriva in anticipo, dato che il pagamento era a metà mese, prima che si decidesse di uniformare i versamenti al primo giorno del mese. Il Governo Renzi ha concluso l’iter previsto per la Legge Bilancio con l’approvazione in via definitiva al Senato per cui nelle prossime settimane con relativo decreto attuativo, tutti i dispositivi e le novità introdotte nel pacchetto della riforma delle pensioni saranno a disposizione dei cittadini interessati. Naturalmente la misura maggiormente attesa è quell’anticipo pensionistico (ape) con cui sarà permesso ai lavoratori con almeno 63 anni di età, di andare in pensione con un anticipo massimo rispetto ai tempi previsti di 3 anni e 7 mesi. Nello specifico i cittadini potranno fruire di tre possibili strade per l’ingresso anticipato al sistema previdenziale ed in particolare con l’Ape social, l’Ape volontaria oppure con la rendita integrativa anticipata. Naturalmente la scelta è consequenziale a quella che è la situazione del beneficiario per cui anche i costi che dovranno essere sostenuti saranno proporzionali.
La legge di Bilancio 2017 con annesso pacchetto relativo alla riforma delle pensioni è stato l’ultimo atto del Governo Renzi. Infatti, c’è stata l’approvazione in tempi rapidissimi al Senato con la conferma delle misure presentate alla Camera. Una accelerazione che ha trovato il parere positivo da parte dei sindacati ed in particolare della Uil per che per bocca di Domenico Proietti ha espresso soddisfazione. Proietti ha sottolineato: “La Uil è soddisfatta che nella Legge di Bilancio approvata siano contenute le misure concordate nel pacchetto previdenziale previsto dall’intesa siglata tra sindacati e Governo. Dopo anni di tagli al sistema previdenziale è importante che siano state postate risorse pari a 7 miliardi di euro nel prossimo triennio. Di rilievo sono l’estensione della quattordicesima, che riguarderà 1,2 milioni di pensionati, l’elevazione della No Tax Area, che è un primo taglio delle tasse, e l’impegno a far ripartire nel 2019 la piena perequazione delle pensioni”.
La riforma delle pensioni appena varata con la Legge di stabilità, oltre all’Ape social, ha introdotto un’altra modalità di accesso alla pensione anticipata senza penalizzazioni, o con costi ridotti rispetto all’Ape, per i lavoratori: l’Ape aziendale. Come ricorda Il Sole 24 Ore, i dipendenti che abbiano i requisiti per accedere al normale Anticipo pensionistico (ovvero 20 anni di contributi e 63 di età) possono mettersi d’accordo con il proprio datore di lavoro per aumentare a spese di quest’ultimo il montante contributivo del primo. In questo modo l’impresa può risparmiare rispetto ai costi che comporterebbe la gestione di un esubero, mentre il lavoratore avrebbe una pensione più alta che poi, decurtata della quota di rimborso del prestito ricevuto con l’Ape, finirebbe per garantirgli un assegno del tutto simile a quello che avrebbe incassato se fosse andato normalmente in pensione.
La Corte dei Conti della Regione Abruzzo ha accolto il ricorso di un gruppo di pensionati pubblici relativo al cosiddetto bonus Poletti, varato dal Governo Renzi per far fronte alla sentenza con cui la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni stabilito dalla riforma delle pensioni targata Monti-Fornero. In particolare l’esecutivo uscente aveva deciso di non concedere alcun “rimborso” per la mancata rivalutazione alle pensioni di importo più elevato e la Corte dei Conti abruzzese ha ritenuto “non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” di questa decisione. E ha sollevato la questione alla Consulta. Che quindi si dovrà pronunciare su quanto il Governo ha fatto per cercare di rispettare una sua sentenza. Va detto che anche la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna ha preso una decisione analoga, come pure i Tribunali di Palermo, Brescia, Milano, Napoli e Genova.
Dalle Marche arriva una notizia non certo confortante per i pensionati. Picusonline, testata online di Ascoli Piceno, riporta infatti il testo della lettera che la locale Uil pensionati ha inviato al Direttore delle Poste Italiane della città marchigiana per segnalare un problema che sembra essere piuttosto frequente. “Come noto, da molti anni gli uffici postali operano in tutto e per tutto come un vero e proprio intermediario finanziario, raccogliendo risparmio presso il pubblico ed offrendo servizi di investimento, il tutto garantito da Cassa Depositi e Prestiti (cioè dallo Stato): ebbene, anche e soprattutto per questi motivi sembra paradossale una situazione che tende a ripetersi spesso, quella nella quale l’ufficio postale, di fronte alla richiesta di liquidità da parte di un cliente per cifre appena superiori all’ordinaria amministrazione, (ritiro della pensione ovvero di 800/1000/1500 euro) non ha a disposizione la cifra o richiede una prenotazione in anticipo”, scrive il sindacato, che chiede di prendere gli opportuni provvedimenti.
Dal blog di Beppe Grillo, dopo l’approvazione della Legge di stabilità, con al suo interno la riforma delle pensioni, che ha preceduto le dimissioni di Renzi, un post ribadisce la necessità di andare alle urne al più presto. Anche se questo vuol dire che un bel po’ di parlamentare non avranno maturato i requisiti necessari al vitalizio. Ma si paventa anche l’arrivo di un Governo tecnico pronto a tagliare le pensioni. Si legge infatti: “Se Renzi avesse speso il deficit aggiuntivo in investimenti produttivi, abbassamento strutturale delle tasse sulle imprese e sostegno al reddito delle famiglie disagiate saremmo in tutt’altra situazione, ma oggi l’economia cresce la metà che nel resto d’Europa e i conti pubblici ne pagano le conseguenze. La ricetta dell’Unione Europea è sempre la stessa: tagliare, tagliare, tagliare. Il prossimo Governo tecnico dovrà quindi riportare l’Italia nel recinto del Fiscal Compact distruggendo i bonus improduttivi di Renzi e tagliando sanità, scuola, enti locali, sussidi di disoccupazione, pensioni”.
La Legge di Stabilità approvata mercoledì dal Senato prevede diverse novità sul fronte previdenziale e quindi delle pensioni: introduce l’Ape e Rita, estende la “no tax area” e allarga la platea della quattordicesima. A gennaio scatterà l’aumento della detrazione d’imposta riconosciuta ai pensionati che percepiscono fino a 55mila euro all’anno. Si apre, invece, un doppio fronte per la quattordicesima: aumenterà del 30% la platea dei pensionati, che saliranno a 2,1 milioni, ma l’estensione di questo beneficio non sarà uguale per tutti, bensì in base agli anni di contribuzione e al reddito. Previsto anche un aumento della quattordicesima: per redditi fino a 1,5 volte il minimo con 15 anni da lavoro dipendente o 18 da autonomo si sale da 336 euro a 437 euro; se i contributi vanno dai 15 ai 25 anni per lavoro dipendente o da 18 a 28 per gli autonomi, si passa da 420 a 546 euro, mentre se la contribuzione supera i 25 anni da lavoro dipendente o i 28 da autonomo la quattordicesima salirà da 504 a 655 euro. Nessuna novità, invece, per l’altro “scaglione” che riguarda i redditi tra 1,5 volte e 2 volte il minimo.