Sono stati difficili anche per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali gli ultimi giorni: con la crisi di governo dopo le dimissioni del premier Renzi, in seguito alla bocciatura del referendum costituzionale, c’era il rischio che potesse saltare l’accordo politico raggiunto prima del voto sull’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. L’intesa era stata raggiunta dal ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia lo scorso 30 novembre, prima appunto del voto per il referendum costituzionale che si è svolto il 4 dicembre, e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Si trattava di un accorso quadro sul rinnovo dei contratti statali, al quale sarebbe dovuto seguire l’avvio della trattativa vera e propria all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Dopo le dimissioni di Renzi si era creata però un’incertezza politica sul futuro di questo accordo. Ora con il giuramento ieri del nuovo governo Gentiloni che si presenterà oggi alle Camere per la fiducia, e soprattutto con la riconferma di vari ministri tra cui anche Madia, il rischio che l’intesa politica sui contratti statali salti è forse meno forte. Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi nelle prossime ore.



Sono molti i dossier economici rimasti apersi con la crisi di governo: ci sono riforme da completare, come quella sui contratti statali, e accordi da far arrivare in porto. Il nuovo esecutivo, dunque, non potrà focalizzarsi solo sulla legge elettorale, ma concentrarsi anche sull’economia. Rischia di arenarsi l’attuazione del recente accordo per il rinnovo del contratto degli statali: va, infatti, formalizzato con un atto di indirizzo del ministero. Il rinnovo dei contratti degli statali rischia, dunque, di finire al palo, così come rischia di fermarsi la partita dei “furbetti del cartellino” su cui il governo voleva intervenire dopo l’intervento della Corte Costituzionale sui tre decreti delegati della riforma Madia per la mancata concertazione con le Regioni. La trattativa per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici si era sbloccata con l’intesa sottoscritta dal ministro Marianna Madia con i leader dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil, cioè Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.



Sul fronte dei contratti statali e del rinnovo di tutto il settore pubblico, ovviamente pesa come un macigno l’incognita sul nuovo governo che andrà a formarsi: ci sarà o non ci sarà nella nuova squadra di Gentiloni il ministro Madia, responsabile anche dei decreti attuativi della riforma PA? Bisognerà ricominciare tutto da capo? E l’accordo con i sindacati rimarrà siglato? A tutte queste domande, pesa anche un altro fronte, forse meno indagato dall’opinione pubblica attenta alle vicende e alle sorti dei contratti statali per i dipendenti pubblici. Con il nuovo governo ancora in formazione, e soprattutto con il No alla riforma costituzionale rischia di rimanere incompiuta un’altra misura assolutamente determinante dell’ormai ex governo Renzi: le politiche attive per l’occupazione nel Jobs Act rischiano di rimanere al palo dato che rimangono materie concorrenti tra Stato e Regioni. Non solo, sull’intero mondo del lavoro pesa anche un altro dilemma, ovvero l’incognita dei tre quesiti referendum proposti dalla Cgil sull’Articolo 18, sullo stop ai voucher e sugli appalti. Il rischio di rimanere impantanati nel settore lavoro è molto alto e di riflesso il settore dei contratti statali potrebbe seguire a ruota nel caos.



La vittoria del no al referendum costituzionale, le dimissioni di Matteo Renzi e la crisi di governo gettano nuove ombre sul rinnovo dei contratti statali che stava per vedere la luce? Cresce la preoccupazione, in particolare per il personale della scuola, ma rassicurazioni sono arrivate recentemente dal segretario generale della Uil Scuola, secondo cui l’accordo siglato è una risposta alla sentenza della Corte Costituzionale e resta attuale. “Non c’è alcuna motivazione che possa spingere un altro Governo a rifiutare o a non tener in considerazione l’accordo siglato”, ha dichiarato Pino Turi in un’intervista rilasciata a Italia Oggi. Il segretario della Uil ha poi precisato che il contratto avrà durata triennale (2016-2018) e che gli arretrati saranno calcolati a partire dal 1° gennaio di quest’anno. Dovrebbe fare fede l’accordo già sottoscritto anche per gli altri aspetti sui quali è stato raggiunto l’accordo. Ci si aspetta, però, nei prossimi giorni un’uscita allo scoperto sul tema da parte del nuovo governo.