Giuliano Poletti ha appena riavuto il suo posto da ministro del Lavoro, incarico che ricoprirà quindi anche nel Governo di Paolo Gentiloni. L’ex Presidente di Legacoop spera comunque che anche Tommaso Nannicini possa essere confermato. Il Professore della Bocconi è stato in prima linea nel progettare la riforma delle pensioni e in molti dicono ci siano molte delle sue idee nel Jobs Act. Poletti ha detto che “Tommaso Nannicini ha collaborato con noi ottimamente su tutte le materie e su tutti i temi, quindi esprimo un grande apprezzamento e l’auspicio di poterlo avere come collaboratore futuro nelle forme e nelle modalità che il presidente del Consiglio valuterà. Se Nannicini avrà di nuovo il suo incarico, sicuramente verrebbe garantita una perfetta continuità rispetto ad alcune vicende aperte, come quella sulla riforma delle pensioni e i passaggi da completare per l’avvio dell’Ape e della cosiddetta “fase due”.
Tito Boeri torna a intervenire sulla riforma delle pensioni. Il Presidente dell’Inps ha infatti detto che le categorie di lavori gravosi che avranno accesso all’Ape social andranno individuate “sulla base di criteri obiettivi”. Per questo tale tema non può essere lasciato alla politica. Per Boeri bisognerebbe realizzare uno studio sulle aspettative di vita relative alle diverse categorie lavorative. Questo perché se ci sono professioni che presentano un maggior rischio di mortalità è giusto che chi le svolge possa andare in pensione prima. Molto probabilmente le parole di Boeri non passeranno inosservate e al di là della considerazioni sulla loro opportunità che verranno fatte, c’è da dire che lo studio che auspica Boeri probabilmente richiede del tempo che ora non sembra esserci, dato che l’Ape social dovrà essere pronta a partire a maggio. A meno che nella banca dati dell’Inps non ci siano già dei numeri che possano fungere da buona base di partenza.
La riforma delle pensioni potrà far poco per risolvere alcune situazioni piuttosto bizzarre che però creano non pochi disagi ai pensionati. Forse nemmeno un cambiamento nei meccanismi dell’Inps potrebbe aiutare. Probabilmente qualche sistema comunicativo potrebbe essere quanto meno di aiuto. Il Gazzettino riporta infatti la notizia di un pensionato di Mestre che si è accorto di essere finito in rosso con il suo conto corrente: ha scoperto così che l’Inps aveva chiesto alla sua banca la restituzione della pensione percepita nei mesi di settembre, ottobre e novembre. Perché? L’Istituto nazionale di previdenza sociale riteneva che l’uomo fosse deceduto il 30 agosto scorso e dunque la sua pensione andava restituita. Tuttavia ora per riavere indietro quel che gli spetta dovrà attendere febbraio. Nel frattempo la sua banca gli ha concesso un fido. Dietro a tutto questo pare ci sia un errore del Comune.
Tra i tanti danneggiati dalla riforma delle pensioni targata Fornero, dopo il referendum che ha sancito la fine del Governo Renzi, cresce la voglia di poter cancellare con un altro referendum la legge che porta il nome dell’ex ministro dell’esecutivo tecnico. C’è chi si chiede come mai nessuno abbia ancora proposto una raccolta firme per questo obiettivo, considerando anche che negli ultimi mesi un sindacato come la Cgil si è mosso contro il Jobs Act. C’è però chi ricorda che la Lega Nord lo aveva fatto, riuscendo anche a raccogliere il numero di firme necessarie a presentare il quesito. Il quale era stato però dichiarato inammissibile, non portando quindi ad alcuna votazione. Non servirebbe quindi muoversi nella stessa direzione. L’unico modo per cancellare la Legge Fornero è con una nuova riforma delle pensioni.
Marialuisa Gnecchi ha deciso di lasciare la politica al termine del suo mandato parlamentare. Molti ricorderanno il suo nome associato a quello di Cesare Damiano, per via delle proposte di riforma delle pensioni che i due hanno presentato insieme, lavorando fianco a fianco nella commissione Lavoro della Camera. La deputata del Partito democratico, in un’intervista a Il Corriere dell’Alto Adige, ha detto comunque di voler “finire il lavoro iniziato” prima di lasciare la politica. “Nella legge di stabilità abbiamo inserito la possibilità per chi ha svolto lavori gravosi di andare in pensione 3 anni e 7 mesi prima del termine. Ma affinché questo succeda non basta una legge, servono i decreti attuativi. E quindi serve un presidente del consiglio che li firmi”, ha spiegato. Gnecchi non intende nemmeno restare “in seconda fila” nel Pd, ma le interessa “solo portare a termine quello che abbiamo iniziato in materia di lavoro e pensioni. Io sono coerente, mi sono sempre occupata di questi temi da quando sono a Roma”.
Come noto, il cumulo contributivo gratuito, introdotto con la riforma delle pensioni, non può essere utilizzato per accedere a Opzione donna. A questo proposito, Anna Giacobbe ha spiegato che una correzione alla norma sarebbe più che giusta. “Avevamo presentato un emendamento per risolvere questo problema; non era passato alla Camera, ma contavamo di recuperare la cosa al Senato: poi è arrivata la crisi di governo”, ha detto la deputata del Partito democratico in un’intervista a BlastingNews. Che ha aggiunto che si troverà il modo di tornare sul punto. La parlamentare ha poi aggiunto: “Mi permetto di dire che varrebbe la pena anche di aprire un contenzioso con l’Inps per vedere riconosciuto questo diritto; ma saranno le donne interessate e i loro patronati a valutare questa possibilità”.
L’incarico di formare un nuovo Governo affidato da Sergio Mattarella a Paolo Gentiloni sta in queste ore avviando le previsioni relative ai nomi del nuovi ministri. Tra le varie ipotesi, sembra accreditata quella di affidare il ministero del Lavoro a Tommaso Nannicini. Ciò potrebbe voler dire non accantonare del tutto la fase due della riforma delle pensioni siglata con i sindacati, dato che proprio il sottosegretario alla Presidenza del consiglio uscente è stato impegnato in prima persona in questa trattativa. Inoltre, essendo uno dei fautori dell’Ape, Nannicini potrebbe agevolmente proseguire il lavoro iniziato con la Legge di stabilità mediante l’emanazione dei decreti attuativi necessari all’avvio dell’Anticipo pensionistico, che altrimenti rischierebbe di non partire nei tempi previsti. Non resta quindi che vedere se il Professore della Bocconi diventerà o meno ministro.
L’incarico dato a Paolo Gentiloni di formare un Governo non piace al Movimento 5 Stelle. Per Alessandro Di Battista, Renzi avrebbe chiesto a Mattarella di nominare il suo “avatar”, individuato nell’ormai ex ministro degli Esteri, “l’ennesimo politicante di professione interessato a far perdere ai cittadini la loro sovranità”. Per Luigi Di Maio, la scelta di non andare al voto è anche collegato alle volontà di alcuni politici di mantenere i propri stipendi e le proprie pensioni. “I cittadini non vedono l’ora di cambiare l’Italia con il proprio voto. I partiti in queste ore stanno fabbricando l’ennesimo governo in provetta per continuare a mantenersi i loro mega stipendi, le loro pensioni e i benefit. Noi stiamo con il popolo italiano. Non con questa banda di voltagabbana”, ha scritto su Facebook il vicepresidente della Camera. Orietta Armilliato, che ha dato vita al Comitato Opzione donna social, ha fornito sulla pagina Facebook del comitato stesso alcune risposte a domande frequenti ricevute dopo l’approvazione della riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. Ha quindi chiarito che l’intervento di estensione e aumento della quattordicesima non riguarderà chi ha scelto di andare in pensione con Opzione donna. Quanto al regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione, ha spiegato che non c’è una scadenza entro cui presentare domanda: l’importante è aver maturato i requisiti necessari entro i termini prescritti. Importante il chiarimento sul fatto che la Legge di stabilità non ha previsto una proroga di Opzione donna, ma “c’è stata un’estensione della stessa per consentire la corretta applicazione dei termini dettati dalla Legge originale”. Tuttavia resta in vigore il “contatore”, finché non saranno esaurite le risorse stanziate lo scorso anno. La Armilliato ricorda poi che per avere un’esatta quantificazione della pensione cui si avrebbe diritto con Opzione donna occorre rivolgersi a Inps, patronati o consulenti del lavoro.
Il lavoro sulla riforma delle pensioni non è finito con l’approvazione della Legge di stabilità. Lo ricorda Il Corriere della Sera. “La manovra richiede una sessantina di decreti attuativi. L’Ape volontaria, l’anticipo di pensione per chi lascia il lavoro a 63 anni (con almeno 20 di contributi) ne richiede uno di Palazzo Chigi, di concerto con i ministri di Economia e Lavoro. Da emanare entro 60 giorni, conterrà anche il modello per la domanda”, si legge in un articolo di Enrico Marro. Anche per l’Ape social ci vorrà un decreto, che dovrà regolare le procedure di accertamento delle condizioni di accesso per “disoccupati, invalidi, con disabili a carico, usuranti”. Categorie per le quali è previsto non vi siano “penalizzazioni” per restituire il prestito necessario all’accesso alla pensione. Alle agevolazioni in arrivo dal prossimo anno con la manovra approvata dal Senato accedono anche i lavoratori con una invalidità civile riconosciuta uguale o superiore al 74%. Il testo della legge di bilancio conferma due benefici per questi soggetti: potranno godere dell’APE agevolato se in possesso di 63 anni di età e 30 anni di contributi e dell’uscita a 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, se hanno lavorato almeno 12 mesi entro il diciannovesimo anno di età (la cosiddetta quota 41). Come riportato da PensioniOggi, nessuna agevolazione sarà invece riconosciuta agli invalidi con percentuale inferiore al 74% o per chi ha meno di 30 anni di contributi. Potranno, però, optare per l’APE volontaria a partire dal 63esimo anno di età e con 20 anni di contributi, a patto che la pensione non risulti inferiore a circa 700 euro al mese. Così dovranno pagarsi di tasca propria l’anticipo pensionistico attraverso una decurtazione ventennale della pensione finale. Questa operazione, dunque, va valutata con attenzione: è importante aver compreso prima l’entità della decurtazione della pensione finale.
La riforma pensioni assiste come tanti altri provvedimenti del Governo Renzi alla crisi dell’esecutivo dopo la sconfitta per il referendum e al conseguente nuovo governo Gentiloni che dovrebbe insediarsi domani. I costi, le coperture e i decreti attuativi delle riforme lanciate dal precedente Governo sono ora al centro delle discussioni per la formazione dei nuovi ministri, con il titolare del Lavoro Giuliano Poletti che rischia la mancata riconferma. Intanto però sul fronte della riforma dell’intero sistema pensionistico, un altro appuntamento molto atteso è quello del prossimo 31 dicembre, quando cioè «scadrà infatti il termine per chiedere il rimborso completo di quanto spetta a titolo di rivalutazione monetaria del trattamento pensionistico percepito, almeno per tutti coloro che sono andati in pensione prima del 31 dicembre 2011, secondo quanto riconosciuto dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 70 del 30 aprile 2015 che, come noto, ha bocciato la Legge Fornero». La nota del Codacons invita i pensionati a «far valere i propri diritti e attivarsi subito»: secondo l’associazione dei consumatori presieduta da Carlo Rienzi, «in attesa che il TAR si pronunci sul ricorso collettivo già avviato circa un anno fa (il prossimo 13 dicembre), Codacons mette a disposizione di tutti gli interessati il testo della diffida e del ricorso al Giudice del Lavoro (per gli ex dipendenti del privato) e alla Corte dei Conti (per gli ex dipendenti del pubblico) per chiedere ed ottenere il rimborso delle differenze sul trattamento pensionistico tuttora spettanti, in quanto negate dal Governo Renzi».
Sulle principali novità della riforma pensioni inserita nella Legge di Bilancio 2017 si ha una importante decisione presa dal governo dimissionario sulla situazione delle vittime del dovere: in sostanza si avrà esenzione completa dell’Irpef per tutte le pensioni dirette, indirette e di reversibilità erogate nei confronti delle vittime del dovere. La Manovra ha così stabilito, dopo l’approvazione rapidissima al Senato, con il nuovo articolo 211 della Legge di Stabilità: «a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge, ai trattamenti pensionistici spettanti alle vittime del dovere e ai loro familiari superstiti, di cui alla legge 13 agosto 1980, n. 466, alla legge 20 ottobre 1990, n. 302, e all’articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, si applicano i benefìci fiscali di cui all’articolo 2, commi 5 e 6, della legge 23 novembre 1998, n. 407, e dell’articolo 3, comma 2, della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di esenzione dall’imposta sui redditi». Positivo il giudizio dell’associazione Vittime del Dovere, anche se la richiesta dei benefici prosegue: «esprimiamo rammarico per il mancato esame del testo da parte del Senato, con conseguente impossibilità di inserimento degli ulteriori emendamenti tesi ad equiparare i benefici delle Vittime del Dovere a quelli attualmente previsti per le Vittime del Terrorismo, una delle principali rivendicazioni dell’Associazione».