Più passa il tempo e il rinnovo dei contratti statali resta fermo e più aumenta l’indennizzo richiesto dal Codacons. L’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici è bloccato da sette anni e si è arrivato lo scorso 30 novembre a un’intesa politica che però deve essere ora ‘messa in pratica’ con la trattativa vera e propria. Intanto l’associazione a difesa dei consumatori, che aveva già avviato un’azione collettiva, ha aumentato a 12.400 euro la richiesta di indennizzo per i lavoratori statali. Secondo il Codacons infatti “ogni dipendente ministeriale ha perso, in termini di mancato aumento salariale, circa 2.700 euro lordi l’anno” per il mancato “adeguamento rispetto all’aumento del costo della vita calcolato in base agli indici Istat” dei contratti statali. Per questo la richiesta è sia di un indennizzo “per danni per effetto mancato rinnovo dal 2010” (“100 euro al mese per il periodo che va dal 2010 al 30 luglio 2015”) sia di un risarcimento “per danni per mancato rinnovo dalla data successiva alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale” (“200 euro al mese per il periodo successivo al 30 luglio 2015”).
In attesa di capire i tempi del rinnovo dei contratti statali, il cui accordo politico è stato firmato con i sindacati dal governo Renzi, ecco qual è la valutazione dell’intesa raggiunta da parte del neo ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli per quanto riguarda il mondo della scuola. Nell’incontro che si è svolto ieri 19 dicembre 2016 al Miur tra il ministro Fedeli e le organizzazioni sindacali della scuola, il ministro, come riferisce la Cisl, “ha dimostrato propensione all’ascolto e ha dichiarato la propria disponibilità alla risoluzione delle problematiche aperte”. E sull’accordo firmato lo scorso 30 novembre per il rinnovo dei contratti statali bloccati da sette anni, con il conseguente aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici stabilito in 85 euro medi lordi, il ministro Fedeli ha sottolineato che si tratta di un “passaggio indispensabile per un rinnovo atteso ormai da anni, essenziale e fondamentale per la qualità del lavoro di tutto il personale scolastico”. La Cisl Scuola ha chiesto quindi di “procedere speditamente nel solco dell’Intesa, sollecitando al più presto l’emanazione dell’Atto di Indirizzo propedeutico all’inizio della vera e propria tornata contrattuale”.
Sul fronte dei contratti statali e sul rinnovo dell’intero settore del pubblico impiego pesa come un macigno una riforma come quella della Pubblica Amministrazione che dopo le difficoltà in Consulta e la caduta del governo post-referendum non gode di ottima stabilità per l’approvazione immediata. Qui sotto ipotizziamo la data di febbraio come possibile adozione al Consiglio dei Ministri per il nuovo governo Gentiloni dei correttivi prodotti dal ministro Madia in seguito alla bocciatura della Corte Costituzionale; implementati sia gli accordi con i sindacati dello scorso 30 novembre e sia le correzioni volute dalla Consulta. Ma ai dipendenti pubblici le novità della riforma Pa convincono? Il rilancio e il rinnovo dei contratti statali avverrà in tempi brevi? Secondo la ricerca importante del Forum Pa (Fpa) “25 anni di riforme Pa: troppe norme, pochi traguardi” quasi 700 intervistati hanno espresso parere non esattamente positivo a riguardo della Riforma Pa. «Per 7 su 10 “NON si tratta di una riforma rivoluzionaria negli effetti”, troppo centrata sulle norme perché “tutto è affidato a leggi e provvedimenti, ma mancano indirizzi programmatici e atti di gestione”. Tra le pecche della riforma rilevate dal panel anche quella di conferire troppo “potere alla politica” (67,3%). L’effetto sui “grandi mali” del paese sarà prevalentemente “nullo”, per alcune questioni addirittura dannoso. Più del 30% risponde che si genererà un effetto “negativo” relativamente al “caos sulle competenze e le responsabilità”, lo “scollamento tra la politica e l’amministrazione”, i “divari territoriali».
Dopo praticamente più di un anno dalla sua formazione la Riforma della Pubblica Amministrazione che proponeva tra gli altri anche il rinnovo e l’aumento dei contratti statali e dell’intero settore del pubblico impiego potrebbe ritornare in Consiglio dei Ministri per la sua ultimazione. In mezzo sono successi molteplici ostacoli e vincoli che hanno rallentato e a tratti distrutto alcuni settori della Riforma Pa, specie dopo la bocciatura della Consulta con la sentenza 251/2016. Punto a capo, il Governo Gentiloni è chiamata al più breve tempo possibile, alcuni dicono già a febbraio in Consiglio dei Ministri, ad adottare tutti i correttivi necessari per risolvere il rebus Pa. Sul rinnovo dei contratti, la giusta direzione è arrivata con l’accordo sindacati-ministro Madia ma non basta per risolvere l’intera questione Pubblica Amministrazione, da troppi anni al palo sia per i contratti e gli stipendi del personale che per usi e costumi poco “simpatici”, come i famosi ormai furbetti del cartellino, e simili. Occorre ripartire, magari con un’accelerata nelle prossime settimane verso il tentativo di smontare i contenuti della riforma Brunetta del 2009 e rafforzare la contrattazione a scapito delle regole unilaterali pubblicistiche. I rischi restano, ma il settore Pa non può aspettare ancora a lungo.