Il Jobs Act ha rappresentato, prima di tutto, il tentativo di provare a immaginare una via italiana alla flexicurity nella quale a una maggiore flessibilità sul posto di lavoro si accompagnassero nuove forme di sicurezza rappresentate, principalmente, da più moderne ed efficaci politiche attive del lavoro. Lo stesso godimento delle misure passive di sostegno come la Naspi, la cui durata può oggi arrivare fino a 24 mesi, a tutela della disoccupazione involontaria è condizionato dalla partecipazione a percorsi di riqualificazione pensati per facilitare un veloce reinserimento nel mercato.



Vi è, quindi, l’inserimento, per la prima volta in maniera così chiara, nel nostro ordinamento del principio di condizionalità, ossia il coinvolgimento “obbligatorio” del soggetto beneficiario degli strumenti di tutela nella ricerca attiva di una nuova occupazione e/o in attività a beneficio delle comunità locali. In caso, quindi, di mancata presentazione, in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni ovvero agli appuntamenti, previsti per la conferma dello stato di disoccupazione e per la profilazione e la stipula del patto di servizio personalizzato preso i Centri per l’impiego, nonché per la frequenza ordinaria di contatti con il responsabile delle attività, si andranno incontro a sanzioni “crescenti”.



Alla prima mancata presentazione, ad esempio, il beneficiario della misura vedrà la decurtazione di un quarto di mensilità, corrispondente a 8 giorni di prestazione, che diventa la decurtazione di una mensilità, corrispondente a 30 giorni di prestazione, alla seconda mancata presentazione e che porta, come extrema ratio, alla decadenza dalla prestazione e dallo stato di disoccupazione, in caso di un’ulteriore (la terza) mancata presentazione.

In questo quadro l’Inps, con una circolare della settimana scorsa, ha fornito le prime indicazioni operative in merito alle modalità applicative delle misure sanzionatorie adottate dai Centri per l’impiego a seguito delle violazioni degli obblighi di partecipazione alle misure di politica attiva da parte dei percettori di prestazioni Naspi, ma anche Aspi mini-Aspi, Dis-Coll, Mobilità e Asdi, alla luce delle recenti novità contenute nel decreto correttivo al Jobs Act approvato nei mesi scorsi.



Tutto ciò presuppone, tuttavia, un grande cambiamento culturale che passa da una maggiore proattività e responsabilizzazione della persona in cerca di lavoro che rischia, per la prima volta, di perdere benefici economici in caso di inattività. Il cittadino non potrà, in ogni caso, essere lasciato solo in questo suo percorso. Sarà così necessario (inevitabilmente) una rinnovata collaborazione di tutti i soggetti, non solo pubblici come i Centri per l’impiego e la neo costituita Anpal, che operano nel mercato del lavoro, a partire dalle agenzie private e dal terzo settore. Le buone pratiche a cui ispirarsi certamente non mancano.

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