Per il rinnovo dei contratti statali il governo Renzi aveva previsto 85 euro medi lordi di aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. L’accordo politico era stato firmato, prima della crisi di governo e delle dimissioni del premier Renzi, dal ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. In seguito però sarebbe dovuta partire la trattativa vera e propria all’Aran. Nel frattempo è stato formato un nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni che ha confermato Marianna Madia alla guida del ministero della Pubblica Amministrazione. Il ministro Madia, prima di Natale, ha confermato l’impegno del governo sul rinnovo dei contratti statali, rassicurando via Twitter che l’Esecutivo sta “lavorando alle modifiche normative previste dall’accordo” firmato lo scorso 30 novembre e che nelle “prossime settimane” ci sarà il “confronto con i sindacati”. I dipendenti pubblici però si chiedono quando saranno previsti gli aumenti degli stipendi annunciati, come si legge in un tweet pubblicato sul social network: “I 20 mld per Mps sono subito spuntati ma 85 €per #Contrattistatali il governo Renziloni mica li trova @CHIPSocial #rivoltastatale”.
C’è attesa per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali per l’avvio della trattativa vera e propria per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Dopo la firma dell’intesa politica tra governo e sindacati lo scorso 30 novembre ora la trattativa deve passare all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Sulla riforma del ministro Marianna Madia è stata effettuata di recente un’indagine Panel PA, condotta su quasi 700 impiegati pubblici. I dati della ricerca “25 anni di riforme della PA: troppe norme, pochi traguardi” sono emersi, come riporta il Forum PA, in occasione della presentazione dell’annuale report di FPA lo scorso 19 dicembre. FPA ha voluto interpellato i dipendenti pubblici per valutare la loro percezione della riforma Madia e del rinnovo dei contratti statali. Inoltre si sottolinea che il bilancio dell’attuazione delle deleghe previste dalla riforma ad un anno e mezzo dalla sua approvazione è: “16 i decreti attuativi approvati in via definitiva, di questi, 2 (dirigenza e servizi pubblici) sono decaduti e altri 3 (partecipate, direttori sanitari e “furbetti del cartellino”) sono in attesa di correttivi, 5 prorogati a febbraio insieme al testo unico del pubblico impiego” (clicca qui per leggere tutto).