I dipendenti pubblici che aspettano il rinnovo dei contratti statali si chiedono in questi ultimi giorni dell’anno quando ci sarà il confronto con i sindacati per l’avvio della trattativa vera e propria per l’aumento degli stipendi bloccati da sette anni. Il confronto con i sindacati è stato annunciato dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia prima di Natale in un tweet pubblicato sul proprio account sul social network, in risposta a chi le chiedeva conto del rinnovo dei contratti statali. Il ministro Madia ha firmato lo scorso 30 novembre con Cgil, Cisl e Uil l’accordo quadro per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici di 85 euro medi lordi: si tratta di un’intesa politica alla quale deve seguire la trattativa all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Marianna Madia ha assicurato che il confronto con i sindacati ci sarà “nelle prossime settimane” e che il nuovo governo è al lavoro sulle “modifiche normative previste dall’accordo” firmato. Resta da capire quando i sindacati saranno sentiti dal governo così come annunciato dal ministro Madia.
Il Parlamento è chiuso ma le polemiche sui contratti statali e sul rinnovo degli stipendi dei dipendenti pubblici non vanno certo nel dimenticatoio: con la Crisi di Governo che ha portato al ruolo di premier Paolo Gentiloni l’accordo dell’esecutivo Renzi con i sindacati per il rinnovo del settore pubblico è rimasto in stand-by. La polemica però non si sgonfia e Gentiloni con il ministro Madia dovrà mettere mano al più presto alla riforma Pa per sistemare il rinnovo di un settore per troppo tempo vituperato e non considerato: risuona ancora il veemente richiamo del sindacato Anief che da mesi soffia sul vento della polemica contro il governo per via dei rinnovi dei contratti statali. «A rendere ancora più intollerabile la situazione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è il fatto che negli 83 mesi di vacanza contrattuale non sia stata corrisposta ai lavoratori statali nemmeno quell’indennità prevista per legge, al fine di non far scendere sotto l’inflazione le buste paga dei lavoratori: dall’inizio del 2009 doveva, infatti, essere pagata almeno al 50 per cento rispetto al costo della vita. Così non è andata e oggi ci ritroviamo con gli stipendi pubblici sovrastati anche dall’inflazione di quasi il 20 per cento. Con l’intesa politica per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, sottoscritta a fine novembre, che se verrà tradotta nel contratto, non solo porterà cifre ridicole nelle tasche dei dipendenti pubblici, ma nemmeno sanerà la mancata assegnazione dell’indennità prevista in mancanza di contratto».
Non solo a livello statale, il problema dei contratti statali e degli stipendi dei dipendenti pubblici spunta anche nella regione Friuli Venezia Giulia: con le parole dirette del Governatore Debora Serracchiani, viene rivendicata l’azione della Regione sul fronte statali, rispondendo alle molte critiche mosse dalle opposizioni e dai sindacati in questi ultimi mesi. «abbiamo portato in Friuli Venezia Giulia nel triennio 2013-2016 oltre 2 miliardi di euro di fondi statali e oltre 650 milioni di finanziamenti comunitari». Secondo la Serracchiani, anche membro della Segreteria del Pd, «credo che a molte polemiche, accese fin dal nostro primo insediamento, si risponda solo con i fatti e con i numeri: a chi dice che questa Giunta, e io in particolare, siamo sempre a Roma, rispondiamo segnalando ai cittadini del Friuli Venezia Giulia quanti fondi abbiamo portato in dote dal 2013 al 2016. Di questi, 625 milioni riguardano il cosiddetto Patto Serracchiani-Padoan, la cui rinegoziazione è un altro degli obiettivi importanti del prossimo anno», si legge nella note della Regione. Il prossimo triennio decisivo per capire se i nuovi fondi sui dipendenti pubblici troveranno finalmente il respiro dovuto all’intero settore regionale.